Capitolo 3

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MAYA


la porta si apre di scatto, scaraventandomi a terra.

Mi sveglio di colpo e cerco di alzarmi lentamente. La porta è completamente aperta e mia zia è a pochi passi da me.

"Dio scusami Maya, non ti ho proprio visto! Ma cosa ci facevi qui per terra?" sussurra piano, cercando di non svegliare mia cugina.

Mi passo una mano fra i capelli. La coda è quasi sciolta del tutto e sono sicura di non aver per niente una bella cera.

Mi tiro su piano e mi siedo.

"Volevamo dormire insieme, alla fine Hope si è presa tutto il letto e così mi sono addormentata qui." mento.

Zia sorride e si alza.

"Tipico suo. Quando dorme non la sveglia neppure una bomba. Perché non ti stendi nel suo letto?" la vedo sorridere.

La luce, proveniente dal corridoio, mette in risalto le enormi occhiaie che ha sotto gli occhi. Ha il viso stanco, sfinito.

Mi alzo e con lei esco dalla stanza.

Mentre camminiamo per il corridoio continuiamo a parlare.

"Sai, per un momento ho pensato fosse scappata. Sono entrata e ho visto la finestra completamente spalancata. Mi si è fermato il cuore. Hope ha sofferto molto e questo è uno dei motivi per cui ho insistito che tu venissi ad abitare qui. Se ci sei tu Hope è diversa. Hai il dono di regalare un sorriso a chi lo ha perduto, davvero."

mi fermo davanti alla porta della camera di mia cugina.

"Ha sofferto molto per la morte del padre?" chiudo stupidamente.

"Si, più di quanto voglia far trapelare. I primi mesi sono stati un inferno. Non andava mai a scuola, scappava sempre di casa e stava fuori per notti intere. Ho avuto anche la sensazione che fumasse, o peggio, bevesse. Sono stata malissimo, perché vedevo mia figlia stare malissimo e non sapevo cosa fare. In quel momento mi sono accorta di quanto la conoscessi poco, di quanto in realtà lei avesse ragione dicendomi che come mamma facevo schifo. Mi sono chiesta perché non sono morta io al posto di Oscar. Almeno lui avrebbe saputo come comportarsi, avrebbe saputo amarla molto di più."

scoppia a piangere in silenzio. si porta una mano davanti al viso e singhiozza sottovoce. non l'avevo mai vista così, così debole, così fragile, così umana. avevo sempre pensato che fosse una donna di ferro, una donna forte, e per un certo verso lo è, ma per altri no. 

l'abbraccio e lei mi stringe forte a sé. 

"Zia, tu sei una mamma e una donna fantastica. Lei ha bisogno di te, oggi, domani e sempre."

"Ma non si fida.."sussurra. "So perfettamente che vivrebbe anche senza di me, sono di troppo il novantanove percento delle volte." 

"Ed è per questo che bevi?" la domanda mi esce quasi involontariamente. 

Zia si stacca e si asciuga le lacrime con la manica della camicia da notte.

"No, scusa zia, non volevo.."provo a giustificarmi indietreggiando di qualche passo e scrollando le mani davanti alla faccia. non so come mi sia venuta in mente una domanda del genere.

zia sospira. inizia a mangiarsi le unghie ed è visibilmente agitata.

stupida Maya! stupida, stupida, stupida Maya!

"Maya. Quando si diventa grandi si commettono molti errori." la sua voce è come un sussurro sottile. mi entra in testa e quasi automaticamente alzo il capo e incrocio il suo sguardo vuoto "Uno di quelli è stato cadere nell'alcool. Quando è morto mio marito mi sentivo sola, tremendamente sola. Vedevo mia figlia, ma sapevo che c'era un muro a dividerci. Così ho chiesto aiuto a qualche amica. Ogni sera uscivo, andavo in un bar e bevevo. Bevevo fino a perdere la testa, fino a scordarmi di tutti i brutti pensieri che avevo nella testa. all'inizio ti senti bene. Prendi il primo bicchiere e non ti fa effetto. Così passi al secondo. E poi al terzo, al quarto e così via, fino a quando perdi il conto e l'unica cosa che provi è l'estraneità. Ti senti come un ospite nel tuo corpo. Ti vedi, vedi cosa fai, come ti comporti ma non riesci a reagire. Ho cercato di uscire da questo mondo, ho cercato di reagire per mia figlia, ma non ce l'ho fatta. Sono passate settimane intere prima che mi accorgessi di quello che stavo facendo. Quando mi sono accorta ho smesso, o meglio ci ho provato. Pensavo di aver reagito, di essere finalmente riuscita a farmi forza. Dopo mesi dalla morte di Oscar finalmente parlavo con mia figlia. Ma poi, due mesi fa, è successo quello che è successo. E così sono ricaduta dentro questo pozzo senza fine. Ho perso mio fratello. Ho perso mio marito. Ho rischiato di perdere mia figlia. Ma non volevo perdere anche mia nipote e, soprattutto, non volevo che lei soffrisse come io e Hope abbiamo fatto. Così ho litigato con tutta la famiglia per portarti qui. Ho litigato con i nonni, con gli altri zii, ma alla fine ho vinto io. Sapevo che qui avresti potuto ricominciare da capo, e farci ricominciare. Sei una ragazza fortissima Maya, di carattere e di testa. Ho bisogno di te. Avevo bisogno di te. Hope ha bisogno di te."

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