CAPITOLO 4

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NOAH

Raccolgo velocemente i miei bagagli e mi affretto a trovare l'uscita dell' aeroporto.

Odio viaggiare in aereo, ma odio di più vivere con mio padre.

Avevo bisogno di cambiare, e questo voleva dire venire qui, in Australia a casa di mia madre e del suo nuovo compagno.

Non ho niente contro mio padre, solo la compagna. Ha circa ventiquattro anni ed è una bambina a tutti gli effetti.

Non la sopportavo più.

In casa era diventato tutto complicato. Non riuscivo più a trovare i miei spazi e mio padre, come sempre, era inutile.

Non ha un briciolo di palle quell'uomo, sa solo usare i soldi per comprarsi tutto.

Avevo bisogno di cambiare tutta la mia vita, di fuggire da New York e di iniziare tutto da capo. Quando ho parlato con mamma e le ho raccontato di come mi sentivo non ci ha pensato due volte a parlare con mio padre e a comprarmi un biglietto aereo per l'Australia.

È sempre stata una donna precipitosa, non aspettava mai più di un secondo e agiva sempre di pancia.

Anche per il matrimonio con mio padre, non ci hanno pensato molto, solo quattro mesi e poi hanno fatto una fuga d'amore in America.

Appena esco fuori dall'aereoporto cerco ovunque mia madre, o la sua auto, o quella del suo compagno.

Ma non la vedo. Appoggio a terra le valige e sfilo il telefono fuori dalla tasca del giubbotto.

Sono le undici e ventidue.

Le avevo detto che sarei atterrato per le undici, ma come sempre è in ritardo.

Molti taxi si fermano davanti a me, ma faccio segno agli autisti di andare avanti.

Non me la ricordavo così l'Australia. Ovviamente ricordavo che faceva caldo, molto caldo, quasi da sciogliersi, ma il panorama è meraviglioso.

Non ci sono più grattacieli immensi o negozi ogni mentre.

Il tutto è più arido, più sciupato, tenuto allo stato naturale e devo ammettere che così è meraviglioso.

Scatto una foto velocemente al panorama che c'è dietro al aeroporto e la invio a mio padre con un semplice commento sotto

"Sano e salvo."

invio il messaggio e continuo a guardarmi attorno.

Dopo quasi dieci minuti di attesa una macchina si ferma sul marciapiede davanti a me e un finestrino si abbassa.

Scoppio a ridere immediatamente, mentre anche la portiera si apre e un ragazzo scende.

"Noah!" esclama correndo verso di me e abbracciandomi.

È alto e muscoloso, dai capelli biondi e gli occhi azzurri.

Il classico ragazzo che tutte sognano.

"Jason! Che ci fai tu qui?" domando staccandomi e continuando a fissarlo.

"Sorpresa fratellino, sono venuto a prenderti."

indossa un paio di jeans neri strappati e una maglia bianca a righe azzurre.

In testa ha una fascia rosa e sorride di continuo.

"Non sembri felice di vedermi" aggiunge toccandomi una guancia.

Scrollo la testa e raccolgo le mie valige.

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