Libro||La schiuma dei giorni

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La schiuma dei giorni di Boris Vian

Trattandosi di un romanzo di formazione strano e triste, non abbiamo potuto fare a meno di inserirlo

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Trattandosi di un romanzo di formazione strano e triste, non abbiamo potuto fare a meno di inserirlo.

Colin è un giovane parigino ricco e annoiato. Passa il tempo dedicandosi a ricette inverosimili, strimpellando bizzarri strumenti di sua invenzione, bighellonando con Chick - il suo migliore amico - un ingegnere spiantato e sperperone che ha uno strano pallino: collezionare le opere di Jean-Sol Partre. Poi, nella vita del signorino entra, in modo esplosivo, l'amore. L'incontro con la bella Chloé è un colpo di fulmine: decidono di sposarsi nel giro di pochi giorni. Al ritorno dal viaggio di nozze, Chloè si ammala. Nei suoi polmoni si annida un male terribile, fatica a respirare. Mentre il tempo va sempre più veloce, e l'appartamento dove vivono si fa sempre più stretto...

"Solo due cose contano, nella vita: l'amore in tutte le sue forme con ragazze carine, e la musica di New Orleans e di Duke Ellington. Il resto è brutto, e la dimostrazione in questo romanzo deriva la sua forza da un unico fattore: questa storia è totalmente vera, perché io me la sono inventata da capo a piedi."

Colin decide di innamorarsi perché tutto attorno a sé lo annoia.

Comincio così a parlare di questo libro, in modo confuso, insicuro, appassionato. In prima persona perché farlo in modo distaccato sarebbe troppo difficile. Anche La Stramba l'ha letto su mio consiglio, e si direbbe che, tra le pagine, qualcosa della sua follia l'abbia trovato... stranezza, jazz, gesti delicati, ninfee nei polmoni e amore.

Più che altro qui ci si consuma di un dolce strazio intenso, fatto di piccole cose. Le pareti delle stanze che si fanno buie e strette quando la vita fa male, fucili da cui sbocciano fiori per l'immensità di un'emozione così semplice come l'affetto. Il topo del cuoco diventa parte di una famiglia fatta di spontaneità e difetti. Addirittura la morte si fa da parte per lasciare spazio all'assurdità del mondo.

Se fuori dal finestrino la cenere sul viso e il dolore fanno paura, ci si stringe più forte, però di fronte alla malattia non ci si può far niente. La si guarda negli occhi, le si bacia la fronte cercando di non farle male.

C'è una continua ricerca di bellezza, di qualcosa con cui sopravvivere, resistere, salvare le speranza, non far appassire i fiori. Eppure intorno è tutto incompleto e superfluo. Il lavoro stancante e brutto, la società cinica e distaccata, violenta e volgare. Si ride e ci si ubriaca ai funerali. Finisce ogni altra passione, con Gesù in croce che s'annoia e non sa che dire. Resta solo l'amore ingenuo, i ricordi di quei pomeriggi sul ghiaccio quando non si ha più mobili da vendere. Dare tutto, non avere niente, restare con se stessi, poi basta. Chloé di Ellington, la famigliarità di un cuoco, un amico, l'innocenza di sentimenti veri e dedizione ai propri ideali più insignificanti. Qualcuno addirittura si brucia, a forza d'inseguirli.

Questa storia stritola il cuore e lascia spiazzati. Potrebbe non piacere, fare schifo, restare incompresa nel suo surrealismo iperattivo e strano. Eppure, sia nel bene, sia nel male, lascia dentro parti di lei.

Quello che so è che Vian ha amato la vita facendo di ogni forma d'arte i suoi passi contro il tempo. Suonava di notte fino a sfiancarsi i polmoni, amava la buona musica e non aveva paura della malattia che poi se l'è mangiato giovane. In vita non ha mai avuto un pubblico a causa del suo scrivere e scrivere bizzarramente per se stesso. In ogni caso, nessuno l'avrebbe potuto capire, nemmeno adesso si può, eppure ora come ora pensare a lui mi fa girare la testa. Avrei voluto vederlo di sfuggita tra la gente, non sapere di lui, e avere voglia di vivere ancora una sera per ascoltare il suo Jazz.

Nel video trovate Chloé.

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