Disegno di Kyle Butler.
Kurt Cobain è stato un ragazzo brufoloso e triste come tutti noi. Buttava nei testi le prime cose che gli venivano in mente, delirando nell'angoscia di uteri, madri, rapporti sessuali e fogli di giornale sul pavimento. Controverso e folle, si metteva a piangere quando pensava di essere brutto, o almeno così ci dice Krist.
Penso che la sua forza sia stata l'umanità dei suoi gesti, i suoi difetti. Il come gridando e basta potesse essere molto più vero che con parole sensate una dietro l'altra. Avrebbe potuto parlare di falsità, e queste poi avrebbero sgocciolato dal suo lamento per lasciare la purezza di una voce viva, stanca alla fine delle canzoni, umiliata anche dal bisogno degli altri di definirlo in qualche modo.
Drogato, triste o esaltato che fosse, trasportava orde di ragazzini emarginati, di quelli che la loro sensibilità la scaricano nella musica. Se poi c'era da urlare "i'm not the only one" fino a sentirsi bruciare la gola, forse sarebbe sembrato tutto un po' meglio.
Sentite come riprende fiato dal minuto due in poi, solo questo, e ditemi se non è ancora vivo.
Quando il suo tono si fa basso, pare di averlo da sempre conosciuto, come se la sconfitta del suo suicidio potesse tenerlo ancora in vita. Ci s'immagina figli del suo grunge, un po' sconquassati e brutali, a volte senza fiato ed esausti. Ci sono giorni, però, in cui si riesce a ridere anche con i crampi allo stomaco.
Lui non ce l'ha fatta fino in fondo, ma almeno con l'arte cercava di non soffocare troppo. Quello che ha lasciato dietro di lui, se ancora oggi qualcuno lo sente parte di sé, deve per forza valere qualcosa.
Come sempre, sparpagliate qui pezzi di voi.
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Sala del tè
RandomNella Sala da tè troviamo riparo dai temporali. Trascorriamo sul divano i nostri sonnolenti pomeriggi di pioggia, a vederci cadere la vita addosso. Tra i biscotti al limone, sfogliamo pagine ingiallite, catturiamo rossicce foglie d'autunno, per stri...