William Kurelek, The Maze, 1953
Gouache on board, 91 x 121 cm
Bethlem Museum of the Mind,
Beckenham, U.K.William Kurelek - artista, scrittore, pittore e illustratore canadese del 20° secolo - marginale autodidatta, fin quando gli venne diagnosticata la schizofrenia, portandolo a vivere per anni all'interno di un ospedale psichiatrico, costantemente monitorato a causa dei deliri di persecuzione e depressione. Qui realizzò Il labirinto, una delle sue opere di maggiore successo e rappresentative dell'Outsider Art. Quest'ultima corrente artistica, identificata come l'arte dei folli, dei reclusi e degli internati, è l'arte grezza che designa quei lavori creati dalla solitudine e da impulsi creativi puri ed autentici. L'opera ebbe origine nella solitudine, nel disagio e nella sofferenza, caratterizzandosi per l'impegno totalizzante e per l'inventiva ribelle con le quali William s'era dedicato alla sua realizzazione.
Il dipinto, alquanto macabro e articolato, raffigura l'artista stesso steso su un arido campo di grano, il cranio visto dall'alto e diviso verticalmente a metà, mostra l'interno diviso in diciassette compartimenti cranici. Ognuno di essi raffigura un episodio della sua giovinezza, susseguendosi in allegorie sul suo stato mentale perennemente tormentato a metafore di vizze prospettive sulla scienza, la sessualità e la politica. Il ratto bianco, che si contorce nel vano centrale del dipinto, rappresenta lo spirito di Kurelek. William, immedesimandosi nel topo, si è visto come un'anima in pena, rattrappita su se stessa nella frustrazione di aver tentato così a lungo di sfuggire invano dal proprio labirinto di pensieri infelici da rimanerne brutalmente stordito. Al contempo, quella di William, sembra un'anima desiderosa della liberazione dalla propria tortura mentale, quando al mondo esterno appare invece - come si nota da uno dei compartimenti - come un mero esemplare sacrificale per la sperimentazione psichiatrica. Le tematiche principali - insite nelle cornici allegoriche - attorno alle quali ruota l'opera, riguardano l'abbandono, le difficoltà relazionali col mondo esterno, il disprezzo da parte di familiari e amici nei confronti di William, che da alienato mentale viene confinato ad una alienazione sociale per mezzo della sua patologia.
Esternamente al cranio, in secondo piano, lo sfondo è composto da una terra arida e desolata, scorci di un mondo popolato da sterco e insetti. Il terreno spinoso e pietroso rimanda molto al panorama che T.S Eliot descrive in Wasteland, ove si distingue sia una sterilità spirituale che culturale, come nell'opera. Il dipinto mi appare quasi come un'armonica disarmonia, una vivida sinergia di toni scuri e tinte cupe nel riflesso dei trascorsi bui di Kurelek.
I traumi e le sofferenze che l'hanno perseguitato durante il corso della sua vita lo hanno portato ad uno stato di tale malessere esistenziale e d'una imperiosa necessità interiore dalla quale è scaturita la creatività che l'ha portato a produrre quest'opera. Ciò che ha realizzato Kurelek dimostra universalmente come l'Outsider Art amplia la comprensione di quanto il gesto creativo attinga a una necessità psichica che è propria della vita mentale umana. Come ne è prova Il Labirinto, la capacità espressiva è potenzialmente presente in tutti indipendente dalla cultura, stato sociale o salute mentale.
Kurelek esprimeva se stesso nello struggersi per liberarsi dalla sofferenza inflitta dalla propria patologia, emarginato dall'incapacità del mondo esterno a lui di comprenderlo. Con il suo dipinto non pensava forse di riflettere, in parte esigua, anche il disagio e il malessere esistenziale che attanaglia non solo i malati psichici ma una realtà ben più vasta.
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Articolo di: indlefreak che ringraziamo tanto, sia per le magnifiche parole che per il sostegno, essendo stata una delle nostre prime collaboratrici quando il progetto non era ancora pubblico.
Chiara, potremmo star a leggere le tue parole, sia sull'arte che su tutto il resto, ininterrottamente.
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Sala del tè
RandomNella Sala da tè troviamo riparo dai temporali. Trascorriamo sul divano i nostri sonnolenti pomeriggi di pioggia, a vederci cadere la vita addosso. Tra i biscotti al limone, sfogliamo pagine ingiallite, catturiamo rossicce foglie d'autunno, per stri...