1. La gomma

983 76 33
                                    

Si svegliò di soprassalto, erano le quattro del mattino.
Ti manca poco, solo un anno. Non ce la farai mai.
L'oblio. Ogni notte gli ricordava il tempo che mancava all'oscurità, al suo destino. La sua minaccia più grande, sin da quando era bambino. Una sorta di maleficio, ma non ricordava da parte di chi, i ricordi erano sfocati.
Cercò di riaddormentarsi, ma nulla.
Si sentiva sconfitto, nessuno poteva aiutarlo. I suoi genitori? Non gliene aveva parlato, non voleva legargli quel peso. Sarebbero stati male più di lui sentendosi inutili.
L'anima gemella.
L'unica cosa che avrebbe potuto salvarlo.
Ma lui non ne sapeva nulla di amore.
Cos'era? Una sorta di magia? Un gioco?
Era davvero inesperto nel campo dell'amore di cui tutti parlavano.
Non era mai stato innamorato, nessuna ragazza gli aveva mai fatto provare quel sentimento sconosciuto.
Doveva rassegnarsi.
Ma come? Insomma, rassegnarsi al proprio lugubre destino? No. Non poteva. Lui era Adrien Agreste, l'oblio avrebbe perso.
Decise di alzarsi e andare alla scrivania, accendendo il computer. Aprì Google, e digitò la parola amore, aspettando che si caricasse la pagina:
AMORE:
Dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale: a. casto, platonico, sensuale; un a. appassionato, travolgente; desiderio, tormento d'a.
Era questo l'amore?
Sbuffò, controllando l'orario sul monitor: 6.15.
Aveva passato due ore a pensare cosa fosse l'amore e al suo destino?
Decise di scacciare quel pensiero, aggirandosi per la stanza alla ricerca di qualche nuovo quaderno e dei libri da infilare nello zaino: primo giorno di scuola.
Recuperò dei jeans, una maglietta e una felpa dall'imponente armadio color crema.
Chissà, magari nel suo primo giorno al liceo avrebbe fatto conoscenza.
Si vestì e andò a fare colazione, dando il buongiorno ai genitori che, appena svegli, avevano fatto il loro ingresso in cucina.
«Buongiorno.» li salutò.
«Buongiorno, figliolo.» disse suo padre superandolo e scompigliandogli i capelli biondi.
Tornò in camera e recuperò il suo zaino, uscì di casa e prese il telefono dal  taschino dello zaino.
«Scuola d'arte Français-Dupoin.» sussurrò a sé stesso dirigendosi verso l'edificio.
Svoltò l'angolo, trovandosi di fronte l'imponente scuola: gli studenti trafficavano verso l'entrata. Alcuni erano accompagnati dai propri genitori, altri erano con i loro amici.
Il suo migliore amico delle scuole medie era Nino, e a quanto pareva avrebbero frequentato anche lo stesso liceo. Si guardò attorno, non trovandolo nei paraggi. Magari era già entrato. Ah, aveva anche un'altra amica: Chloé. Non sapeva rinunciare a lei nonostante il suo carattere, poiché era stata la sua prima amica.

Erano le 7.30 quando la sveglia suonò. Marinette si alzò dal letto con svogliatezza, sotto ordine del richiamo della madre. Aprì la botola che portava al terrazzino, lasciando entrare un po' d'aria fresca di prima mattina nella stanza. Scese le scale del soppalco dove si trovava il letto, accendendo il display del cellulare che aveva appena vibrato, annunciando l'arrivo di un messaggio: Alya l'avvisava che entro cinque minuti sarebbe arrivata sotto casa.
Bene, aveva solo cinque minuti per...
Per fare tutto.
Scese in cucina, diede il buongiorno alla madre con un abbraccio e recuperò il latte e i cereali dalla credenza.
Fece colazione e corse a vestirsi, uscì di casa e si trovò di fronte Alya.
«Hei, Alya! È tanto che aspetti?» le chiese.
«Non tanto, sono appena arrivata.» spiegò Alya alzando le spalle.
«Ah, menomale.»
Si diressero verso la scuola, dove c'erano più studenti all'interno che all'esterno.
L'estate calda e rilassante era decisamente finita. Ah, quanto disiderava almeno un altro mese di placido riposo, distesa sulla chaise-longue a disegnare abiti.
Entrò nell'edificio, facendosi spazio tra la massa di gente che occupava l'androne. Alcuni genitori facevano le raccomandazioni ai loro figli, dicendogli di stare attenti ed essere educati.
Salì le scale dirigendosi verso quella che sarebbe stata la sua classe, Aula 1B.
Entrò in classe, e vide una ragazza che sperasse non fosse colei che credeva fosse: Chloé Bourgeois. La stessa che la tormentava dall'asilo. Sempre in classe insieme, sempre. E ora avrebbe dovuto trascorrerci insieme anche il liceo. Fantastico.
Fece spaziare lo sguardo sugli unici posti liberi rimasti. Ma... un capo biondo era chino sulla panca, intento a fare qualcosa.

Stava cercando di togliere la gomma da masticare che Chloé aveva attaccato alla panca.
Gli aveva detto che la ragazza che si sarebbe seduta lì era antipatica.
Beh, così antipatica da dover subire uno dei suoi stupidi giochetti?
No, poteva essere antipatica, ma un giochetto non era la cosa giusta.
Quella roba era davvero appiccicosa.
«Hei!» una voce arrabbiata arrivò alle sue spalle.
Adrien si girò, trovando davanti agli occhi una ragazza dai capelli scuri e gli occhi color cielo. Una bella ragazza.
Sì, decisamente una bella ragazza.

---

Ci troviamo al termine del primo capitolo di questa "New Story" nella quale vi ho introdotto!
Spero vi piaccia! E nulla, se amate il vostro gatto leggete!! E, se non avete un gatto, il vostro cane! Beh, se non avete neanche quello, Adrien! (le miraculers capiranno!)

Amê SoeurDove le storie prendono vita. Scoprilo ora