5. L'uscita

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Entrò in camera e si stravaccò sul divano in pelle bianca.
Era così soffice, avrebbe tanto voluto recuperare un po' di sonno, dato che negli ultimi giorni l'oblio aveva deciso di fargli fare le ore piccole.
Si ricordò improvvisamente che quella sera stessa sarebbe dovuto uscire con la sua compagna di classe, Marinette.
Ah, Marinette.
L'unica cosa che non gli piaceva di lei, o meglio che lo metteva a disagio, era la sua determinazione.
Se si metteva in testa qualcosa, era difficile togliergliela.
Ed ora lei era determinata a scoprire cosa lo turbava.
Poteva mentirle, dirle che era semplicemente una cosa di famiglia.
Ma poteva mai una lite in famiglia ridurlo a saltare un giorno di scuola?
Nei casi estremi sì, ma suo padre e sua madre era due brave persone. E, inoltre, erano famose: "Zoe e Gabriel Agreste, marchio più famoso a Parigi".
E se un giorno Marinette li avesse conosciuti?
Avrebbe capito che le aveva mentito.
Mise da parte questi pensieri, decise di improvvisare al momento quando ne avrebbero parlato, oppure di liquidare la conversazione con qualche altro argomento.
L'ansia, se così possiamo chiamarla, lo fece sobbalzare, ma direi più che fosse panico: doveva prepararsi.
Cosa doveva indossare?
Si avviò all'imponente armadio che si trovava alla destra della stanza, e recupero qualche capo d'abbigliamento.
Camicia bianca a pois blu.
Pantalone dello stesso colore dei pois, più scuro.
Giacca dello stesso e identico colore dei pois.
Bel completo del marchio Agreste.
Ma era troppo elegante.
Decisamente.
Bravo, Adrien, e ora cosa indossi? pensò fra sé e sé guardandosi allo specchio.
Sembrava una perfetta ragazzina che stava per incontrare la sua cotta.
E questo poteva dedurlo dal fatto che si stava preparando due ore prima dell'uscita.
Andò in bagno e cominciò ad acconciarsi i capelli, specchiandosi poi per cinque minuti buoni.
E pensare che precisamente due giorni prima Marinette lo odiava.
Ora invece stavano per uscire insieme.
Che dolce ironia.
Erano amici, e questo gli bastava, anche se lui avrebbe desiderato qualcosa in più sin dal primo momento in cui l'aveva vista in classe.
Ma un passo alla volta.
Non poteva pretendere la favola ancor prima di averla scritta.

Si era addormentata sulla chaise-longue con il blocchetto da disegno in mano.
I compiti per il giorno seguente erano veramente pochi, dato che la scuola era appena cominciata.
Infatti, ci aveva messo più o meno venti minuti a fare il tutto, potendosi dedicare alla sua amata moda.
«Maaarineeeette!» urlò Sabine dal piano inferiore.
La voce di sua madre la fece sobbalzare, accese il display del telefono controllando l'ora: 20.05.
Cavolo.
L'uscita con Adrien.
«Cosa c'è, mamma?» urlò a sua madre in modo da farsi sentire.
«C'è un ragazzo per te.»
«Ehm... dieci minuti e scendo!»
«Può salire? Abbiamo ospiti in negozio e devo scendere a dare una mano a tuo padre.»
Perfetto.
Avrebbe dovuto ospitare Adrien in camera sua.
Ed era tutta disordinata.
«Si, fallo salire!»
Infilò le ciabatte ed andò ad aprire la botola d'accesso alla camera in modo da farsi vedere dal giovane.
Il ragazzo salì svelto le scale, entrando nel mondo del disordine di Marinette.
«Io vado a cambiarmi, fa come se fossi in camera tua.» disse in un mezzo sorriso.
«Tranquilla, fa con calma.» rispose lui.
Si avviò all'armadio e cominciò a rovistare tra i vari capi d'abbigliamento sotto lo sguardo curioso del biondo.
«Scusa se... beh, ti sto facendo aspettare così tanto. Avevo preso sonno e mi ero dimenticata di mettere un sveglia.» lo informò dispiaciuta.
«Tranquilla, mora.» fece lui sedendosi sulla chaise-longue e guardandosi attorno.
Marinette scelse i vestiti e si girò, trovando il biondo di spalle.
Era bello.
Molto, molto bello.
Ah, era inutile farsi false idee.
O meglio, illusioni.
Sapeva che lui non la amava.
Anche se sembrava molto interessato a lei.
Forse un po' quel biondino le piaceva.
Era bello, simpatico, e chissà, dolce.
Sin dal primo momento aveva provato un piccolo senso di attrazione verso di lui, la non l'aveva mai dato a vedere e l'aveva sempre negato a sé stessa.
Doveva conoscerlo prima che le piacesse sul serio.
«Un po disordinata la signorinella!» ridacchiò Adrien.
Il ragazzo adocchiò poi l'album da disegno che era stato abbandonato nell'angolo del piccolo divanetto; lo prese tra le mani e cominciò ad osservare i capi disegnati con meraviglia.
«Uao, mora. Sei un talento! Per caso sei una stilista?» chiese lui ammirando ancora i disegni.
«Vorrei diventarlo.»
«Beh, non sarà difficile!»
Si andò a sedere accanto al ragazzo, ormai pronta per la serata.
Lui distolse lo sguardo dal blocchetto per guardare lei.
«Sei...» cominciò Adrien.
«Incredibilmente bella?» si adulò Marinette ridacchiando.
«Di più di questo!» esclamò lui vedendola arrossire vistosamente.
Dai, in fondo era anche dolce.
E se si stesse innamorando?
Stavano per uscire insieme, ma due amici escono mai per una cena insieme da soli?
Solo in certi casi, e sperava che il suo non fosse tra quelli.

Lungo la Senna.
Era lì che voleva passeggiare la ragazza la sul fianco.
Quant'era bella, con il vento tra i capelli.
Doveva dichiararsi.
Sì, quella sera stessa.
Gli mancava un anno di tempo ancora, ed era meglio affrettarsi.
Solo... aveva paura di non essere ricambiato.
Se lo avesse respinto avrebbe rovinato anche un'amicizia, poiché non l'avrebbe più guardato con gli stessi occhi.
Pero lui l'amava.
E alla follia.

Marinette continuava a guardare avanti, scortando di tanto in tanto il biondo.
Dio, era così bello al chiaro di luna,
Bello da far paura.
Dopo la passeggiata lungo la Senna, Adrien volle accompagnarla a casa.
Una volta sotto la panetteria, lui stava per salutarla, ma lei non voleva che il biondo andasse via.
«Perché non sali? Facciamo due chiacchiere.»
«Ehm, vabene. Ma non è che i tuoi si arrabbiano?»
«E di che? Di due... amici che parlano? E comunque penso che dormano, è mezzanotte passata.»
«Okay, allora salgo.»
Salirono senza fare il minimo rumore, e una volta arrivati si sedettero sulla chaise-longue.
«Allora... di cosa ti va di parlare?» chiese Adrien rompendo il silenzio.
«Cosa ti angosciava l'altro giorno?» chiese decisa.
Adrien sospirò «Non mollerai, vero?»
«Vero.»
«Non posso Marinette.»
«Non ti ho chiesto se puoi. Devi!» ridacchiò la mora.
«Dico sul serio. È complicato e surreale.»
«Farò uno sforzo.»

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Come sempre, eccoci a fine capitolo!
Visto che gli altri erano un po' più corti, da oggi in poi cercherò di mettere almeno 1100 parole, come in questo capitolo! Amatemi!
Vi avviso anche che la trama è un po' cambiata nel finale, quindi vi consiglio di leggerla!
Inoltre, se vi è piaciuto, lasciate una stellina☆!
Ci vediamo martedì per il prossimo aggiornamento!♡

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