Urlò per lo spavento, aprendo poi gli occhi e ricordandosi che tutto era solo un sogno.
Quella notte aveva sognato il modo in cui veniva imprigionato dall'oblio: crudo, senza pietà.
Vedi? Questa è la fine che farai. Gli aveva dichiarato sulla scena del l'incubo.
Erano le sei meno un quarto del mattino, non sarebbe servito riaddormentarsi per solo mezz'ora di sonno.
Si mise a sedere, passandosi le mani tra i capelli scombinati, recuperando poi dei vestiti lasciati sul divano.
Preparò con cura la cartella ripassando qualche materia.
Ma a cosa gli serviva studiare se gli restava un anno e poi...
E poi il buio.
Il buio infinito.
L'oblio.□
Quella mattina, Marinette si era svegliata di buon ora.
Aveva voglia di andare a scuola.
Ma dai, a chi vogliamo darla a bere?
Aveva voglia di scusarsi con il biondo.
Lui voleva solo essere suo amico.
E lei si era comportata da perfetta stupida.
Fuori scuola non c'era traccia del ragazzo, non era neanche con Chloé.
Entro nell'edificio e si avviò in classe.
Si scorse oltre la porta, notando che dove sedeva il biondo il posto era vuoto.
Passò la prima ora di lezione, nessuna traccia di lui.
Passò la seconda, e non si fece vivo.
E lo stesso per la terza, la quarta e la quinta.
Dopo scuola, si avviò al parco, con Alya.
«Spiegami perché oggi hai voglia di andare al parco.» ridacchiò la rossa.
«Così.» liquidò la mora «Non posso fare due passi con la mia migliore amica?»
«Certo che puoi.»
Dopo qualche minuto, lo vide.
Seduto nei pressi della fontana centrale del parco, il biondo era pensieroso.
Possibile che lo avesse trattato così male da ridurlo così?
Era colpa sua se era così pensieroso?
«Alya?»
«Mh?»
«Ti dispiacerebbe lasciarmi sola con lui? Devo parlargli.» implorò Marinette.
«Certo, fa pure.» rispose Alya allontanandosi.
Bene, biondo. A noi due.
Si avvicinò e si parò di fronte a lui, che alzò lo sguardo e cominciò a fissarla sorpreso.
«C-ciao.» la salutò lui in un mezzo balbettio.
«Ciao. Posso sedermi?» chiese imbarazzata.
«Certo.»
«Ecco, io... volevo scusarmi.» mormorò abbassando lo sguardo.
«Per cosa?»
«Per aver frainteso tutto.»
«Tranquilla, scuse accettate.» dichiarò Adrien con un mezzo sorriso «Amici?» le chiese porgendole la mano.
«Amici.» esclamò stringendo la mano che gli era stata porsa «Posso chiederti una cosa?»
«Anche due.»
«Perché sei così abbattuto?»
Il biondo non rispose, chinando la testa.
«Puoi fidarti di me.» cercò di rassicurarlo.
«Mi fido.» sorrise Adrien alzando lo sguardo «Ma non voglio angosciarti.»
«Siamo amici, ricordi? Triste tu, triste io.»
«Lo so ma...»
«Ti prego!»
«No.»
«Perfavore!»
«No.»
«Eddai!»
«Marinette, non posso.»
«Vabene.» si rassegnò la mora alzandosi in piedi «Io vado. Ma lo scoprirò, Adrien Agreste. Scoprirò cosa ti angoscia così, biondo.» dichiarò facendogli l'occhiolino.□
Adrien tornò a casa, entrò in camera sua e si buttò a peso morto sul letto.
Marinette.
Gli aveva parlato.
Senza urlare.
Avevano chiarito.
Erano diventati amici.
Ma c'era un problema.
Lei voleva scoprire il suo segreto.
Ma se lo avesse saputo ci sarebbe stata male.
E lui non voleva questo.
Perché per lui Marinette era più che un'amica.□
Marinette si sedette alla scrivania, vogliosa di disegnare qualche abito, la sua passione.
Quando era pensierosa lo faceva sempre.
Ah, quel biondo.
Ancora si pentiva di essere stata così cieca.
Guardandolo con occhi diversi era tutta un'altra cosa.
Era simpatico.
Era un bravo ragazzo.
Ma cosa c'era che lo angosciava così tanto?
I genitori troppi severi?
Troppo studio?
Non riusciva a trovare una spiegazione.
Prese il telefono e cercò tra i messaggi la conversazione con quel numero ancora non salvato in rubrica.
Beh, era arrivato il momento di salvarlo in rubrica.
Con che nome salvarlo?
Semplice. "BIONDO"
Ora doveva scrivergli."Heilà, biondo"
"Come va, mora?"
"Da quando il mio
soprannome è mora?""Da quando l'ho deciso"
"Ora mi dici cosa ti turba?"
"Perché ci tieni tanto a saperlo?"
"Perché non vuoi dirmelo?"
"Perché dovrei?"
"Perché non dovresti?"
"Perché rispondi ad ogni
domanda con una domanda?""Perché lo fai anche tu?"
"Su dai!"
"Eddai! Sei mio amico! Voglio saperlo!"
"Attraverso dei messaggi?"
"Per me andrebbe bene anche di faccia, sei tu che fai il tosto"
"Il tosto?"
"Si!"
"Non fare l'impertinente, mora!"
"E tu non fare il misterioso,
biondo!""Non sono misterioso!"
"Oh, si! Allora ci vediamo dopo?"
"Per me va bene! Alle otto sotto
casa tua?""Vabene! E ricorda, pretendo di sapere!"
---
Ci troviamo al fine di questo nuovo capitolo, e che dire, vi lascio un po' di suspence!
Ora avrei pero bisogno di sapere una cosa:
Secondo voi, sono troppo corti i capitoli? Manca qualcosa? Non sono adatti per qualche dettaglio?
Aspetto una risposta a questa domanda!
Ci vediamo al prossimo capitolo!
STAI LEGGENDO
Amê Soeur
FanfictionAdrien, un ragazzo che ha bisogno di trovare la sua anima gemella per non essere intrappolato nell'oblio dei suoi incubi. Il tempo scorre, e ne ha sempre meno prima di essere imprigionato nel buio da cui è minacciato ogni notte, in sogno. Innamorato...