7. Un'altro essere

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«Oh oh! Ecco le due anime gemelle!» fece la voce che aveva riconosciuto subito, come anche il ragazzo al suo fianco. L'oblio.
«Ho trovato la mia anima gemella, non puoi intrappolarmi.» dichiarò il biondo, stringendo una sua mano.
«Non farò questo. Ma ben altro.»
Volute di fumo avvolsero il ragazzo, che cominciò a tossire.
Quando il giovane fu liberato dal fumo, teneva una mano alla gola. Lo sguardo era pieno di voglia. Una voglia pericolosa ad ogni essere umano.
«Marinette, scappa.» sentenziò Adrien.
«No! Devo saper...» cominciò Marinette toccandogli la mano e ritraendosi quando sentì la sua pelle gelida, alzando lo sguardo e notando come fosse pallido in volo.
«Scappa. Ora. Muoviti.»
Marinette incontrò il suo sguardo, le sue pupille erano rosse.
Rosse? Come avevano fatto a cambiare colore? Lui aveva gli occhi verdi.
Scappò a casa, non riuscendo a ragionare.
Cosa era successo ad Adrien?
O meglio, cosa era diventato?
Non riusciva a darsi una spiegazione.
Non aveva paura, più che altro aveva paura di perderlo.

Sete.
Sete di sangue.
Scese in strada alla ricerca del liquido rosso dal sapore sconosciuto.
Un uomo ben vestito passava di lì, peccato per la sua vita.
Corse verso di lui, rendendosi conto della sua velocità. Era incredibilmente veloce, un fulmine. La sua pelle era molto più fredda del solito, se lo sentiva.
Gli balzò addosso, facendolo cadere a terra tremante di paura.
Si avventò sul suo collo, cominciando a succhiare il liquido rosso che lo saziava ogni secondo di più.
Si alzò da quel corpo, avendo finito il suo pasto.
L'uomo era senza vita, lui era un assassino.
O per meglio dire, un vampiro.
Era diventato un mostro.
Aveva ucciso un essere umano innocente, un uomo che magari aveva dei figli e una famiglia.
E lui aveva rovinato la felicità dei cari di quella persona.
Era un mostro.
E ora, come avrebbe fatto con Marinette?
Se, in futuro, avesse ucciso anche lei?
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Mai.
Non osava nemmeno immaginare il corpo della ragazza mora disteso al suolo senza vita, con un morso al collo e il suo sangue mangiato da lui.
Avrebbe dovuto trattenersi, ma se non ci fosse riuscito?
Doveva almeno parlarle.
Doveva mettere fine alla loro piccola novella storia, poiché lei era la sua anima gemella e preferiva vederla soffrire al vederla morire, nonostante provasse un dolore nel vederla ridotta a piangere.

Si affacciò alla finestra, notando la sagoma in lontananza avvicinarsi velocissimamente, in un battito di ciglia. Adrien.
Con un salto, dalla strada raggiunse il suo terrazzino.
Era allibita, cosa era diventato?
Se lo avesse perso?
Lui non le avrebbe mai fatto del male, questo lo sapeva bene.
Aprì la botola e giunse sul terrazzino, notando Adrien appoggiato alla ringhiera, con le mani serrate in un pugno attorno alla sbarra di ferro.
«Resta a distanza. Non avvicinarti.» la intimò il giovane.
«C-cosa sei diventato?»
Il ragazzo non le rispose.
La ragazza si fece coraggio, avendo ormai capito cosa era diventato il suo ragazzo: «So cosa sei. Sei incredibilmente veloce. E forte. La tua pelle è bianchissima, e fredda. I tuoi occhi cambiano colore.»
«Hai paura?»
«Ho solo paura di perderti.»
«Devi. Dovrai perdermi.»
«Cosa? No. Solo perché sei...»
«Dillo. Dici cosa sono, avanti.»
«Sei un vampiro.»
«Si, e io potrei farti del male.»
«No, so che non mi farai del male.» sentenziò avvicinandosi passo passo più vicina al biondo.
«Marinette, no.»
«Io mi fido di te.» dichiarò a pochi centimetri dal suo volto.
«Non dovresti.»
«Si invece. Sono qui. Baciami.» lo implorò.
«No.»
«Se devo dirti addio e senza un bacio, ne soffrirò troppo.»

Adrien si voltò verso di lei, che la guardava con gli occhi di chi non ti lascia nemmeno se glielo chiedi.
Ma lui doveva farlo, e c'era solo un modo perché lei lo lasciasse per sempre.
«Posso provare a baciarti, ma io non ti amo.»
Gli occhi della ragazza di fronte a lui cominciarono a diventare lucidi, prossimi a versare lacrime, e lui non aveva voglia di assistere a quella scena.
Stava soffrendo più di lei, per ciò che era stato costretto a dirle.
Lui l'amava.
Aveva avuto l'imprinting con lei, sin dal primo momento in cui l'aveva vista.
Saltò in strada, scomparendo all'orizzonte con la stessa velocità con la quale era arrivato, lasciando la sua ragazza in balia alla confusione.

Adrien non l'amava.
Così le aveva detto.
E lei stava soffrendo.
Ma perché?
Solo perché era un vampiro, non potevano stare insieme?
Doveva andare dalla zia di Adrien, Louise. Magari lei le avrebbe detto qualcosa in più, o magari era lei stessa la causa.
Avrebbe dovuto cercare su internet, in fondo era la sorella del signor Agreste, quindi doveva essere comunque famosa.
Accese il monitor del computer, attendendo che si aprisse Google per poi digitare due parole:
"Louise Agreste."
Attese il caricamento dei risultati della ricerca, cliccando sul primo sito che ne uscì.
"Louise Agreste, famosa stilista a capo del marchio "Mayer" con suo marito Stephan Mayer."
Decise di scorrere più in basso nella pagina, trovando l'informazione che desiderava:
"Indirizzo Aziendale: Rue du Faubourg-Saint-Martin"
Perfetto.
Il giorno che seguiva, sarebbe andata da Louise e avrebbe saputo.
Tutto.

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Buonsalve di fine capitolo!
Allora, riguardo questo capitolo avete bisogno di sapere un paio di cose:
- Per chi non lo sapesse, l'imprinting è quando una persona non riesce a vivere senza la presenza di un'altra.
- Come avrete notato, viene citato il nome "Stephan Mayer", che è la trasformazione di "Stephanie Mayer" al maschile. Ora vi chiederete, per chi non lo sapesse, chi è questa tizia? Beh, lei è la scrittrice della Saga Twilight, la storia a cui più o meno viene ispirata la mia, ovvero questa.
- Ho citato anche la via "Rue du Faubourg-Saint-Martin" e volevo dirvi che non me lo sono inventato, ma che questa è una strada reale a Parigi.
E nulla, il capitolo finisce qui. Grazie a tutti! ♡Spero vi sia piaciuto, e in tal caso lasciate una stellina★!

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