L'incontro finale

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-Devo andare - disse.

-Sherlock che significa tutto questo? Che significa che devi andare? Dove? - chiesi io molto confuso.

-Devo andare - ripetè lui con tono assolutamente freddo.

Dietro di lui appariva una sagoma di un uomo, con un cellulare in mano, coperto da una cover rosa. Non avevo la minima idea di cosa pensare.

Sherlock si affrettò a scendere le scale, e raggiunse l'uomo fuori la porta dell'appartamento di Baker Street. Lì trovò l'uomo in completa tranquillità, poggiato su un taxi, ad aspettarlo.

-Allora è lei... - affermò Sherlock socchiudendo gli occhi lentamente.

-Vede, la gente non sospetta mai dei tassisti. Passano sempre inosservati. Chissà quante vittime potrebbe fare un serial killer tassista, e la gente non sospetterebbe mai di lui. Sono solo delle nuche, che trasportano le persone da un luogo all'altro.

-Sì ok - tagliò corto Sherlock, - ma come ha fatto? Come ha fatto ad obbligare le persone a togliersi la vita? -

-Semplice - rispose lui con assoluta non chalance, - ho parlato con loro, e succssivamente hanno deciso di togliersi la vita-

Sherlock spalancò gli occhi quasi sorpreso da quella rivelazione. Iniziò a balbettare dicendo:

-B...beh insomma lei ha parlato con loro. Ma perchè incontrarmi qui? Proprio sotto il mio appartamento. Mi basterebbe un urlo e l'intera squadra di polizia che è nel mio appartamento potrebbe arrestarla in un tempo brevissimo -

-E allora lo faccia, signor Holmes, forza. Mi costituisco, vada a chiamare la polizia. Però mi dispiace deluderla, non scoprirà mai come ho fatto -

Gli occhi di Sherlock, al solo pensiero di conoscere la soluzione del caso, iniziarono a brillare, e dopo averci pensato per qualche secondo, aprì lo sportello del taxi e sfidò l'assassino.

-Forza, andiamo! -

-Oh scelta davvero interessante, ma sappia che questo le costerà la vita -

-Metta in moto e andiamo - rispose Sherlock spazientito.

Si avviarono per una lunga strada fino ad arrivare. Arrivammo in quello che sembrava un convento abbandonato, il serial killer parcheggiò la macchina sotto l'edificio, e mi invitò a scendere.

-Bene Signor Holmes, scenda dal taxi.

-E se io non volessi scendere?

-Beh in tal caso, non vorrei essere molto scortese ma, mi costringe - disse puntando una pistola nella direzione di Sherlock.

-Oh per l'amor del cielo, è così banale... una pistola?! Sul serio? Mi aspettavo grandi cose ma a quanto pare sono stato deluso -

Holmes scese dal taxi e seguì il suo presunto assassino nelle innumerevole stanze piene di sedie e tavoli che c'erano lì dentro. Arrivati in una grande stanza, si sedettero l'uno di fronte all'altro, e Sherlock sembrava tutt'altro che preoccupato. Incrociò le gambe e iniziò a parlare.

-Allora? Vogliamo stare qui a fissarci tutto il tempo? -

-No di certo Holmes, ora le spiegherò tutto - e così dicendo, tirò fuori dalla tasca due boccette contenenti una pillola ciascuna. Una la mesi davanti a Sherlock e l'altra la mise davanti a lui. Sherlock sembrava essere molto incuriosito da questo gesto.

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