Miss. Hudson

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Ci incontrammo il pomeriggio stesso all'indirizzo che mi diede quella mattina. Bussò al campanello e mentre aspettavamo che qualcuno ci venisse ad aprire, mi disse in maniera tranquilla:

<<Conosco la proprietaria dell'appartamento. Anni fa aiutai suo marito in un caso di omicidio, ed ora lei è in debito con me>>

<<Ah quindi ha aiutato a scagionarlo>>

<<Al contrario, l'ho incastrato>> disse con un sorriso molto spinto mentre io inarcavo le sopracciglia in maniera estremamente naturale.

Venne ad aprirci una donna, sulla settantina. <<Oh Sherlock da quanto tempo! Prego entrate.>>

<<Grazie>> dissi, e subito dopo entrai. La casa era composta da tre appartamenti. Quello al piano inferiore dove viva la signora Hudson. Quello superiore dove c'era l'appartamento in cui io e Sherlock avremmo dovuto convivere ed infine non un vero e proprio appartamento, al terzo piano, ma un camera singola.

<<Ormai è da tempo che quest'appartamento non prende un po' di aria, bisogna aprire le finestre>> disse la signora Hudson dirigendosi verso ogni sporgenza che poteva essere aperta. Dopodiché si rivolse verso di me e disse <<Lei deve essere John. Sherlock mi ha parlato di lei. Allora che fate? Prendete solo quest'appartamento o vuole anche la camera del terzo piano?>>

<<Certo che occorre anche la camera del terzo piano>> dissi io rendendo la frase più ovvia possibile.

Lei mi guardò e <<Beh non si sa mai, tra partner ognuno deve avere la propria libertà>> disse con una faccia compiaciuta.

Lei mi guardò e <<Beh non si sa mai, tra partner ognuno deve avere la propria libertà>> disse con una faccia compiaciuta

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<<Partner?>> chiesi io accompagnato da una risatina. <<Io e Sherlock non stiamo insieme ma saremo solo coinquilini, chiaro?>>

<<Eh, già, dicono tutti così>> disse lei con fare da donna premurosa e sicura di sè, lasciandomi come un bambino che non vuole ammettere la sua colpa.

Nel frattempo Sherlock girovagava per l'appartamento sempre più compiaciuto, ed io ne approfittai per sedermi su una delle due poltrone che erano poste davanti un camino. L'appartamento era del tutto semplice. Una volta varcata la soglia della porta di ingresso alla destra si poteva notare un divano che costeggiava un muro con su una carta da parati marrone; sul muro di fronte c'erano due finestre e al centro delle due finestre un tavolo dove Sherlock svolgeva tutti i suoi studi e le sue ricerche. Sulla sinistra c'era la cucina che affacciava sul camino e le due poltrone. L'entrata per la camera di Sherlock era posta in cucina. Infatti, di fianco al frigo, c'era una porta che conduceva ad un corridoio stretto con il bagno sulla sinistra e una porta, che a sua volta conduceva nella camera che sarebbe dovuta appartenere a Sherlock.

<<Allora? Le piace?>> mi chiese Sherlock.

<<Sì, non è male>> risposi io.

Venimmo interrotti dalla voce della signora Hudson che si rivolse a Sherlock dicendo:

<<Sherlock hai sentito le notizie? La polizia non riesce ad uscirne fuori, tre suicidi avvenuti uno dopo l'altro>>

Nel frattempo Sherlock guardava fuori dalla finestra in modo strano, come se stesse osservando qualcosa ed infatti disse <<Quattro suicidi>> senza staccare lo sguardo dalla finestra.

<<Quattro?>> Rispose confusa la signora Hudson uscendo dalla stanza, dopo avermi chiesto se volessi del thè, e dopo che io in risposta le dissi che lo preferivo, lei mi disse <<Però non sono la sua serva!>> chiudendo la porta dietro di sè. Intanto mi accorsi che Sherlock doveva aver ricevuto qualche messaggio importante dato che iniziò a dire a voce alta:

<<Sì! Sì! Che bello! Quattro suicidi uno dopo l'altro, ed ora un indizio. Da quanto tempo non mi capitava un caso del genere! Oh, è Natale!>> esclamò Sherlock, facendo qualche salto per la stanza. Prese il suo impermeabile e si diresse verso la porta.

<<Aspetti, ma dove sta andando?>>

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<<Aspetti, ma dove sta andando?>>

<<Non si preoccupi John, non mi aspetti alzato e abbia cura della signora Hudson mentre non ci sono>>.

<<Mi sono stancato di essere all'oscuro di tutto, mi dice gentilmente dove sta andando?>>

<<Lei ha già visto corpi morti, ferite da guerra, violenza e crudeltà. Le piacerebbe vederne ancora?>>

<<Dannazione sì!>> dissi alzandomi dalla poltrona su cui ero seduto, seguendo Sherlock e gridando:

<<Signora Hudson! Lasci stare il thè, vado con Sherlock>>

E così chiudemmo la porta sotto gli occhi desiderosi di sapere della povera signora Hudson che era all'oscuro di ogni cosa, come me del resto.

E così chiudemmo la porta sotto gli occhi desiderosi di sapere della povera signora Hudson che era all'oscuro di ogni cosa, come me del resto

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<<Oh povera me!>> esclamò senza speranze.

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