War's memories

2.3K 32 7
                                    

Ecco, di nuovo, ancora una volta quegli incubi ripercorrevano i miei pensieri e invadevano la mia testa. Di nuovo terrorizzato da quella guerra che in fondo mi mancava. Presi la mia stampella e iniziai a camminare uscendo di casa per passeggiare.

Mentre camminavo e osservavo gli immensi prati verdi e gli alberi maestosi, incontrai un mio vecchio amico, Mike, un tipo a posto, senza pretese, un simpaticone. Mi disse che forse era giunto il momento di trasferirmi in una casa, magari con un coinquilino. Mi fece cenno do seguirlo ed io scettico lo seguii verso il laboratorio dell'università che frequentavo da giovane insieme a Mike.

Entrammo, io zoppicando sulla mia stampella, lui per primo. Mi fermai a guardare i cambiamenti che ci furono nel corso del tempo, in effetti erano passati molti anni, e parecchie cose ormai non c'erano più, così dissi:

<<Accidenti, è un po' diverso da come lo ricordavo io>>

Continuai a guardarmi intorno spaesato. Mi ritrovavo in un luogo che avrebbe dovuto farmi sentire a casa ma che in realtà mi faceva sentire spaesato.

Distolsi lo sguardo dal laboratorio che mi circondava e notai che c'era un uomo, lì seduto al microscopio, che esaminava una provetta con molta attenzione. Mike disse:

<<Sherlock,ci rincontriamo. Questo è John...>> non fece in tempo a finire la frase che Sherlock mi chiese: <<Le piace il violino? Spero sia un tipo silenzioso e quieto, sa io non amo ascoltare le persone>>

>> non fece in tempo a finire la frase che Sherlock mi chiese: <<Le piace il violino? Spero sia un tipo silenzioso e quieto, sa io non amo ascoltare le persone>>

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

<<Mi scusi>> dissi <<Come ha detto?>>

<<Lei è qui per l'appartamento no?>> disse con fare ovvio.

<<E lei come fa a saperlo?>> risposi confuso.

<<Le spiego. Incontro un mio amico stamattina con cui parlo di un appartamento da dividere con un possibile coinquilino e lui si presenta non molto tempo dopo con un uomo di mezza età che non vede la sua terra da molto tempo, e che quindi è arrivato da poco in città e sta cercando anch'egli un coinquilino>>.

<<Mi scusi ma ci conosciamo? Come fa a sapere queste cose di me?>>

<<Mi presta il suo telefono per favore?>> mi chiese ignorando completamente la mia domanda.

Gli porsi il telefono e lui lo prese, scrivendo il messaggio. Infine mi disse:

<<Ho trovato un appartamento carino in Baker Street, ci incontreremo oggi per visitarlo, dovrà piacerle è davvero delizioso>> disse restituendomi il telefono e avviandosi verso la porta prendendo il suo impermeabile nero dal colletto alto.

<<Io non so nemmeno lei chi sia, lei non sa io chi sono, come può già dire una cosa del genere?>>

L'uomo, che ormai era già vicino la porta, tornò indietro e mi disse:

<<Afghanistan o Iraq?>>

La mia confusione aumentava ormai sempre di più. Non risposi, mi limitai ad un accenno di confusione che trapelava dalla mia espressione facciale.

Lui continuò: <<Lei è un soldato, reduce di guerra. Ha una ferita da arma da fuoco che le riporta dei dolori, ma la sua analista crede che siano dolori psicosomatici in quanto zoppica quando cammina, ma non chiede una sedia per riposarsi quando è fermo, non accusa stanchezza, il che indica che avviene tutto nel suo cervello>>.

<<Come diav...>> provai a dire, ma venni interrotto da quell'uomo che continuò:

<<Le dirò di più. Lei ha studiato in questa università da giovane ed è stato via tanto tempo, il che da pensare ad una guerra, ma lei non è un semplice soldato. Lei ha studiato in questa università, per cui deve essere un medico, un medico di guerra. Inoltre ha un fratello con il quale non va d'accordo, ed ora se non le dispiace, avrei delle cose da fare>> disse uscendo dalla porta.

Io stupito, a bocca spalancata, mi rivolsi verso Mike che aveva assistito a tutta la scena, come se questa fosse una routine quotidiana. <<Fa sempre così?>> gli chiesi.

Mike rispose con un sorrisetto alzando le spalle <<Beh...sì>>.

<<Ma lui, chi è?>>

Una chioma riccia spuntò dalla porta che non si era ancora del tutto chiusa dicendo:

<<Il mio nome è Sherlock Holmes, e l'indirizzo è 221B di Baker Street>> chiuse la frase con un occhiolino e uscì definitivamente dalla stanza.

<<Il mio nome è Sherlock Holmes, e l'indirizzo è 221B di Baker Street>> chiuse la frase con un occhiolino e uscì definitivamente dalla stanza

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Mike ormai sembrava essere abituato al suo comportamento, mentre io rimasi letteralmente a bocca aperta. Che razza di uomo!

The game is onDove le storie prendono vita. Scoprilo ora