Capitolo 2: Svolte

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Sakura stava meglio.
Il cappuccino con brioche che aveva preso per colazione lungo la via del ritorno e il rilassante bagno fatto una volta rientrata l'avevano rimessa al mondo.
Aveva indossato una comoda maglia rossa e un paio di jeans, niente tailleur visto che non doveva andare a lavorare, né scarpe coi tacchi, adorava girare scalza per casa, la faceva sentire libera.
Anche i capelli dopo lo shampoo erano tornati lisci, e senza tutta quella lacca non sembravano nemmeno troppo male, doveva solo fare l'abitudine nel vedere la nuova Sakura riflessa nello specchio.
Mentre svolgeva le normali mansioni mattutine, tornava sempre più lucida e il pensiero di non avere più un lavoro non la preoccupava più di tanto, era sempre stata una persona previdente, aveva dei soldi da parte con cui sarebbe potuta andare avanti per mesi, inoltre le programmatrici erano sempre ricercate anche in una cittadina piccola come la sua.
Certo, sarebbe stato meglio vivere in una grande città, ma lei amava la piccola villetta coloniale in cui viveva da quando aveva trovato un lavoro stabile, lasciando l'appartamentino universitario che condivideva con altre tre ragazze.
A diciannove anni, stanca di correre dietro a sua madre che cambiava continuamente residenza seguendo ogni volta la fiamma di un nuovo amore da quando il padre di Sakura era morto, lei si era segnata all'università grazie alla piccola eredità lasciatele da lui ed era andata in cerca di un posto in cui stabilirsi definitivamente.
Nel momento in cui era passata per quella via e aveva notato il cartello 'vendesi' era stata sicura di aver trovato il posto giusto.
Ci era voluto tempo e molto lavoro, ma ora viveva nella casa dei suoi sogni: le pareti esterne erano dipinte di un tenue giallo, come la staccionata che delimitava il piccolo giardino traboccante di fiori, aveva un piccolo salottino ed una cucina ampia, una camera da letto spaziosa, un bagno con una vasca coi piedini a forma di zampe di leone e una camera in più che in futuro avrebbe potuto far diventare un ufficio.
Aveva tanto desiderato un angolo tutto per sé, ma da piccola ogni volta che aveva avuto l'impressione di aver trovato il proprio posto c'era stato un litigio, seguito da una separazione e di nuovo tutti i suoi averi venivano caricati in auto e loro due ripartivano.
Per questo non riusciva a perdonarsi per l'errore che stava per commettere la sera prima, lei non voleva essere come sua madre, incapace di vivere da sola, sempre pronta a passare da un letto all'altro, lei voleva equilibrio, stabilità, sicurezza... anche se aveva provato quest'ultima sensazione tra le braccia del detective Uchiha.
Fu contenta quando il suo rimuginare fu interrotto da un bussare alla porta, ma le si gelò il sangue nelle vene nel riconoscere la sagoma che occupava lo stipite.
Un paio di occhiali scuri coprivano parte del suo volto, ma era sicura di avere davanti Sasuke visto che indossava gli stessi vestiti del giorno prima sebbene fossero irrimediabilmente sgualciti.

Accidenti quant'è sexy! Pensavo che tutto l'alcol di ieri sera mi avesse fatto solo immaginare la sua bellezza, ma sotto il sole è ancora meglio nonostante l'aria stanca e la barba un po' lunga!

La piega della sua bocca era però talmente seria che non si sentì affatto tranquilla.
"Sakura..." disse lui, ma non riuscì a pronunciare altro perché lei prese e gli sbatté in faccia la porta.
Lui, esasperato, bussò di nuovo alla porta, mentre lei cercava di riprendere fiato.
"Sakura, abbiamo delle domande da farti"

Abbiamo? Non era solo!?Domande?

Riaperta la porta, guardò alle spalle dell'Uchiha, notando un uomo biondo con gli occhi azzurri che la guardava stupito e con un leggero sorriso sulle labbra.
Evidentemente aveva trovato divertente la scena a cui aveva appena assistito.

Che figuraccia!

Questa volta, per impedirle di richiudere, Sasuke aveva posto il piede tra la porta e lo stipite.
"Non mi sembra di aver fatto niente di male..." cominciò a dire, spaventata dalla presenza di due poliziotti alla sua porta.
"Signorina Haruno" intervenne l'altro,"sappiamo bene che non ha fatto nulla di male. Sono il detective Uzumaki e siamo venuti ad interrogarla perché c'è stato un incidente all'Akatsuki Hotel stamane e volevano sapere se aveva notato qualcosa di strano. Non si preoccupi e ci scusi per il disturbo."
Aveva una voce e un volto così rassicuranti che Sakura si tranquillizzò e permise loro di entrare.
"Volete del caffè? " chiese.
"Con un po' di latte se ne ha, grazie" rispose Naruto.
"Nero" si limitò a dire quello che poteva definire il fantasma dei suoi errori notturni.
Si diresse in cucina, lieta di avere un po' di tempo per riordinare i pensieri.

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