Capitolo 5: Confusion

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Sakura rimase senza fiato quando il suo corpo toccò terra. L'onda d'urto causata dall'esplosione l'aveva sollevata e sbalzata indietro di diversi metri, facendola atterrare sull'asfalto in modo tutt'altro che delicato.
Il forte boato le rombava ancora in testa, le orecchie le fischiavano e il braccio sinistro le faceva male, essendoci caduta sopra. Fortunatamente si era protetta la testa con le braccia e le mani avevano protetto la testa da un colpo potenzialmente letale.
Aprì gli occhi non appena poté e tentò di mettersi seduta. Ci vollero diversi tentativi, ma infine ce la fece e si guardò spaesata le nocche insanguinate, per poi volgere l'attenzione alla figura stesa a terra poco lontana da lei.

Sasuke!

Si mise a gattoni e si trascinò fino a lui, terrorizzata che fosse morto, essendo molto più vicino di lei alla casa.
Era riverso a terra. Aveva cercato di proteggersi il viso dal contatto col terreno, quindi non aveva subito traumi al volto, ma il palmo delle mani era insanguinato, non dava segni di vita e la sua giacca bruciava.
Tremante, Sakura cercò subito di aiutarlo a toglierla, ma era ancora stordita e lui non si muoveva, cosa che rendeva ancor più difficile l'operazione.
"Sasuke!" lo chiamò, ma la sua voce uscì rauca, fievole.
Un attimo dopo Naruto li raggiunse e, toltasi la giacca la usò per estinguere le fiamme, girò Sasuke su un lato e sospirò di sollievo vedendolo respirare.
"È tutto okay, stia calma signorina" si rivolse a lei, facendole un sorriso contenuto.
A quel punto l'Uchiha tossì e riprese conoscenza. La vista di quelle iridi scure di nuovo aperte li tranquillizzò e altrettanto fece il sentire in lontananza le sirene dei pompieri.
"Maledetto teme! Ci hai spaventati, sai?" affermò il detective, aiutandolo a mettersi seduto.
La stoffa della sua camicia bruciacchiata lasciava intravedere le ustioni sulla schiena, ma all'occhio clinico dell'amico, sembrò lucido nonostante fosse rimasto privo di sensi per qualche minuto.
"Che diavolo è successo?" chiese l'Uchiha, ancora stordito.
"Un'esplosione" gli rispose l'altro, indicandogli la casa.
Gli occhi scuri si soffermarono sulle fiamme, poi tornarono a scrutare i suoi compagni di sventura.
"Voi come state?"
"Io bene, i vetri della volante sono esplosi per l'onda d'urto, ma per fortuna portavo i guanti e mi sono protetto la faccia. Sarebbe stato un peccato sfregiare il mio bel viso" aggiunse, cercando di sdrammatizzare.
"E tu?" chiese Sasuke, osservando la Haruno.
"Io-" cominciò a dire, prima che un'altra vampata di caldo investisse i tre col suo calore, sebbene fossero ormai piuttosto lontani.
Le fiamme uscivano dalle finestre e avevano raggiunto il tetto, inghiottendo tutta la casa e i vicini, destati dal rumore e dalla vista del fuoco, si erano ormai riversati in strada, spaventati.
Nel vedere tutti i suoi possedimenti andare letteralmente in fumo, Sakura si sentì morire. La paura per se stessa e poi per il detective le avevano impedito di concentrarsi sul fatto che la villetta era ormai andata distrutta e con lei, tutti i suoi oggetti personali, tutte le cose che con fatica aveva accumulato ed avevano fatto di quel luogo la suacasa.
Dopo tanto vagabondare aveva trovato un posto tutto suo, un punto fermo, un inizio, ed ora era tutto finito.
"Non è rimasto più niente" sussurrò a fatica, mentre lacrime ormai incontrollabili solcavano il suo viso.
Niente riuscì a rompere la bolla di isolamento in cui si era rinchiusa, né le parole degli infermieri dell'autoambulanza che li portarono via né quelle di Sasuke e Naruto che cercavano di consolarla.

Il pronto soccorso del Saint Mary's General Hospital era in fermento, il viavai di barelle e dottori era impressionante, ma in quel caos l'Uchiha e la Haruno riuscirono a farsi visitare dopo aver atteso per un paio d'ore dietro uno dei pannelli divisori che lasciavano un minimo di privacy ai pazienti.
Le ferite di Sakura erano leggere, tagli superficiali, mentre il braccio era solo contuso. La schiena di Sasuke invece aveva ustioni di secondo grado localizzate all'altezza delle scapole che i medici avevano coperto con uno strato di pomata e protetto con delle garze sterili.
"Non ho nessuna intenzione di restarmene in panchina!" stava affermando l'uomo, litigando con Naruto che insisteva sul fatto che dovesse riposarsi.
"Non puoi essermi d'aiuto in queste condizioni ed inoltre... sarebbe meglio che tu rimanessi con la nostra testimone. È evidente che pensano ancora che lei abbia ricevuto qualcosa dalla vittima. Sai anche tu che questo non è stato un incidente" disse l'Uzumaki, tenendo bassa la voce per non farsi sentire dalla donna che sostava poco fuori dal paravento bianco.
"È troppo presto per avere una perizia, tuttavia... Concordo con te sul fatto che non sia stata una fuga di gas, in quel caso sarebbe esplosa non appena ho aperto la porta. È stato di sicuro un congegno a tempo, collegato all'uscio in modo da dare il tempo a Sakura di entrare ed accomodarsi. Dopotutto ho fatto un'ispezione veloce ma scrupolosa dell'interno dell'abitazione prima di uscire."
"Abbiamo a che fare con qualcosa di grosso, questo è chiaro. Il comandante Kakashi ha disposto una casa sicura per lei e dato che so per certo che non mollerai l'osso, preferirei andassi con lei. Sia mai che ricordi qualcosa di più..."
Sasuke non voleva starsene in panciolle, non era nella sua natura e il fatto che per l'ennesima volta avevano tentato di uccidere la sua testimone lo faceva infuriare non poco. Aveva accompagnato lui Sakura in quel hotel ed ora se lei era in pericolo era colpa sua, inoltre era stata aggredita in casa propria, seguita, minacciata e per giunta avevano rischiato entrambi di saltare in aria con la casa.
Detestava non avere la situazione sotto controllo e tutta quella situazione gli stava decisamente sfuggendo di mano. "Va bene. Falla entrare!" disse alla fine, dopotutto c'era poco da fare: Naruto aveva ragione e la schiena gli bruciava molto.
Pochi secondi dopo, si ritrovarono tutti e tre in quel posto angusto.
"Sakura..." cominciò l'Uchiha, attirando la sua attenzione.
Si vedeva quanto fosse ancora provata da quell'ultimo attentato alla sua vita. I suoi occhi verdi erano ancora arrossati e sgranati in un'espressione vuota.
"Abbiamo preparato una casa sicura, non puoi rifugiarti a casa di tua madre e di un'amica, abbiamo a che fare con dei professionisti."
"D'accordo" gli rispose lei, ridotta ormai all'ombra di se stessa.
"Vuoi avvertire qualcuno che stai bene?" chiese Naruto,"Hai ancora il cellulare?"
Lei annuì, tirando fuori il telefono dalla tasca del suo impermeabile. Ormai i suoi unici oggetti personali rimasti erano i vestiti che indossava e il contenuto della borsetta.
"Preferirei che li chiamassi adesso per avvertire che va tutto bene e non sarai disponibile per qualche giorno.
Sicuramente anche i telegiornali daranno notizia di quanto avvenuto. Rassicurali sulla tua incolumità.
I cellulari sono rintracciabili, quindi appena finito togli la batteria, per comunicare avrai il telefono della casa sicura che ha un numero non rintracciabile, ma non potrai dire a nessuno dove sei. D'accordo?"
Come uno zombie, lei accese il cellulare che non ricordava di aver spento e che, non appena prese linea, cominciò a suonare.
Il nome di Ino che illuminava lo schermo le fece di nuovo inumidire gli occhi di lacrime.
"Ino..." affermò, premendo il simbolo verde della cornetta.
"Grazie a Dio, hai risposto. Stai bene? Dimmi di sì, ti prego!"
Strinse forte le dita, aggrappandosi al suo unico filo con la sua vecchia vita.
Non era sola e disperata. Aveva ancora la sua migliore amica.

Sakura era nella vasca da bagno della casa sicura, con la testa appoggiata alle ginocchia mentre il getto della doccia le investiva la schiena, dandole un po' di sollievo. Le piccole ferite qua e là bruciavano, ricordandole anche troppo bene quel che avrebbe voluto dimenticare: la sua casa non c'era più.
Non voleva ancora crederci, le sembrava un brutto sogno, ma era terribilmente vero. Con la casa, tutto quello che vi era dentro se n'era andato: la sua collezione di angioletti, i vestiti, la coperta di lana che aveva lavorato con tanto amore coi ferri, il suo portatile, i mobili che aveva scelto con tanta cura e pagato con tanti sforzi...
Alzò il viso affinché l'acqua lo lavasse, sperando che lenisse un po' del suo dolore. Ricordò che anche lei avrebbe voluto installare la doccia sopra la vasca, ma ormai quello non aveva più importanza.
L'acqua era diventata fredda, ma lei non aveva la volontà per alzarsi, non sapeva neppure da quanto tempo fosse lì. E si sentiva stupida e patetica per quel senso di impotenza che l'aveva colpita.
"Sakura?"
Dall'uscio Sasuke si affacciò, preoccupato dal fatto che non fosse uscita dal bagno e non avesse risposto al suo bussare.
"Temo di aver usato tutta l'acqua calda" si scusò lei, senza accennare a muoversi nemmeno per coprirsi.
"Non ha importanza, ma non credi sia ora di uscire di lì?"
Non ottenendo più risposta il detective fu costretto ad entrare. Chiuse il rubinetto, l'aiutò a mettersi in piedi e l'avvolse nell'asciugamano, cercando di non soffermarsi sulla sua nudità.
Lei avrebbe voluto protestare, ma lo lasciò fare, sentiva che le ginocchia le cedevano.
"Sei gelata" disse lui, sfregando la stoffa contro la sua pelle in modo da riattivare la circolazione.
"Vieni. Naruto ha chiesto ad Hinata di comprare qualche indumento per te, mi sono permesso di leggere le etichette dei tuoi vestiti per vedere la taglia."
"Ti ringrazio. E ringrazia anche loro da parte mia per la premura..."
"Va bene."
Nel vedere quell'uomo prendersi cura di lei, si sentì una stupida piagnona.
"Sono un'ingrata. Sono viva. Siamo vivi. Ed è questo quello che conta. Tutto il resto erano oggetti che possono essere riacquistati."
"Sì. Devi cercare di fartene una ragione."
Lui era in difficoltà, non era bravo a consolare le persone, ma Sakura apprezzò lo sforzo e gli accarezzò una guancia. La barba era lunga ed ispida, ma sentiva il bisogno di toccarlo.
Le dita di lei tracciarono un lento percorso dalla testa fino al collo con un tocco leggero, sfiorando appena la pelle. Quelle dita potevano essere paragonate all'acqua che poco prima scorreva sul suo viso e che aveva sperato allontanasse la tensione e la paura che si erano insediate nel suo cuore.
Sasuke non rimase insensibile a quel tocco e a sua volta la mano sfiorò la fronte di lei, poi la guancia.
Le labbra della donna si posarono caste sulla sua bocca.
A Sakura cedettero le ginocchia mentre il suo corpo si scioglieva in quel bacio. Le labbra di lui dapprima leggere quasi avessero timore di rispondere, troppo sorprese dal gesto improvviso, divennero esigenti, bramose.
Poi all'improvviso lui si scostò, scottato.
"Scusa" biascicò.
"No, scusami tu. Ho cominciato io."
"Dopo un'esperienza del genere è normale cercare un contatto umano, ma..."
"Ma non è il tempo e luogo" finì lei, tappandogli la bocca con le dita.
"Sono il detective a cui è stato affidato il tuo caso e tu sei una testimone."
"Lo so" rispose lei, staccandosi da lui e stringendosi nell'asciugamano.
Uscì dalla stanza, dirigendosi verso la camera assegnatale.
La casa sicura era situata in un'anonima palazzina e non sembrava un granché a vederla da fuori, mentre l'interno era cosparso di telecamere, le finestre erano rinforzate e dotate di scuri oltre che di vetri antiproiettile. In effetti il bagno era l'unico luogo privo di telecamere, la privacy non era prevista in quel luogo e due poliziotti armati si davano il cambio alla postazione di sorveglianza. Non era davvero il luogo adatto a lasciarsi andare in quel modo.
Stupida! Stupida! Sono proprio una stupida!

ANGOLO AUTRICE

Finalmente riesco a pubblicare!
Tra parenti rompiscatole e problemi familiari ho faticato a concentrarmi. Domenica prossima aggiornerò Al di là dello specchio.
Un bacione a tutti!

Time is running outDove le storie prendono vita. Scoprilo ora