Capitolo 4: Svolte

226 17 13
                                    

L'Akatsuki Hotel alla luce del giorno sembrava ancora più vecchio e sporco.
Naruto si era recato di nuovo lì. Interrogare a fondo la gente era il suo forte, sapeva essere sia comprensivo ed amichevole, che pedante ed irritante al punto da spingere l'interlocutore a fare errori preso dalla rabbia. 
Dietro il banco invece del direttore c'era una vecchia signora: il cartellino identificativo recava scritto Utatane Koharu.
Tutto in quella donna era sbiadito: il viso, gli occhi, anche il vestito appariva senza forma, né tempo, né colore. 
Quando l'Uzumaki si avvicinò ebbe un moto di stizza. 
"Sono tre giorni che vi ho tra i piedi e sono stanca di rispondere alle vostre domande" protestò stizzita. 
"Sono sicuro che sarà così gentile da darci ancora una mano" dichiarò lui deciso, con un sorriso misurato. 
Quella donna dimostrava molti più anni di quanti non avesse. Invece di essere lì, avrebbe dovuto essere a casa a fare torte e a leggere fiabe per i nipotini. 
C'era qualcosa di amaro nell'espressione dei suoi occhi e, dalle profonde rughe del viso, si poteva dedurre che se avesse raccontato la storia della sua vita avrebbe provocato incubi a chi l'avesse ascoltata. 
"La ragazza che è stata uccisa ha pagato il conto della stanza in anticipo" cominciò a dire spontaneamente, decidendo forse che era meglio parlare in fretta e toglierselo di torno,"Nei tre giorni che è stata qui non ha ricevuto visite, non l'ho mai vista insieme a nessuno e sul registro, eccolo, si è firmata col nome Jane Doe*. Al poliziotto che è venuto la prima volta ho fatto perquisire la stanza in ogni angolo. E a proposito, il suo dipartimento dovrà risarcirci quanto abbiamo pagato per rimettere in ordine la stanza."
"Senz'altro. Ho solo altre due domande da farle: c'erano molti altri ospiti quella notte?"
"Il suo collega con la sua ragazza" rispose la donna con l'aria di chi la sa lunga,"Io e il capo abbiamo trovato strano che il primo caso di omicidio in questo albergo sia avvenuto proprio quando vi alloggiava un poliziotto."
"Non è divertente" le disse lui, pensando di aver fatto bene a non portare con sé Sasuke. Così dicendo prese il libro degli ospiti e, prima che la donna potesse impedirglielo, la aprì, cominciando a scorrere tra i vari nomi. 
"Non può farlo senza un mandato!"
"Guarda guarda, c'era pure il fratello della signorina..." disse sarcastico vedendo scritto John Doe*, "Guarda che se non mi dice quello che sa, andrò a bussare a tutte le porte dei suoi clienti che a quanto pare vanno e vengono quando vogliono firmandosi con nomi falsi. E questo lo farò tutte le sere per un mese. So essere molto insistente."
I suoi colleghi avevano fiutato che ci fosse sotto qualcosa, per questo gli avevano detto che era meglio se ne occupasse direttamente lui che era un detective. 
"Questo è abuso di potere!"
"Sì. E allora? Posso inviare qui anche i miei sottoposti e i sottoposti dei miei sottoposti. Si decida a collaborare o non avrà più un lavoro fisso. Farò chiudere questa bettola."
Non gli piaceva minacciare, ma quella donna era davvero testarda e troppo reticente per non sapere qualcosa di importante. 
"Quella ragazza era stata qui due settimane fa e in quel periodo, di notte, veniva a trovarla un uomo" borbottò riluttante. 
"Immagino si sia registrato con un nome falso" buttò lì senza aspettare conferma. 
"Sì... Ma potrei riconoscerlo. Era vestito bene."
"Più tardi le manderò qualcuno per disegnare un identikit."
"Non qui a lavoro, però. Lo mandi a casa mia. Non voglio che il padrone sappia, mi licenzierebbe. Ed ora mi faccia il piacere di sparire."
Naruto le fece un cenno d'intesa e fece per andarsene. 
"Ora che mi ricordo" lo fermò improvvisamente,"quell'uomo aveva un tatuaggio sul braccio e lei lo aveva uguale alla caviglia. Lo so perché se lo mostravano l'un l'altro ridendo. Credo fossero ubriachi."

§ * §

Sasuke era arrabbiato più di quanto non volesse dare a vedere; non poteva credere che nonostante tutte le sue raccomandazioni lei fosse uscita ugualmente per fare due passi. Capiva il suo desiderio di tornare ad una vita normale, ma al momento la prudenza doveva avere la priorità. 
Come era potuta essere tanto sciocca da correre rischi inutili? 
Ora Sakura sedeva su una sedia davanti alla sua scrivania, tremante. 
Aveva chiamato in centrale e Naruto, che era appena tornato con delle novità, aveva mandato due reclute a prenderla per portarla lì alla stazione di polizia. 
"Avevi ragione. A volte divento ottusa, soprattutto quando si tratta di affrontare la realtà."
La sua ammissione di colpa lo fece calmare, tuttavia provava ancora ira, seppure verso quel criminale. Naruto gli diceva che prendeva sempre troppo sul serio il suo lavoro, che agiva come se ogni delinquente fosse il suo acerrimo nemico, e non poteva dargli torto, ma questo faceva di lui un buon segugio. 
In quel momento arrivò l'Uzumaki con un sorriso enorme dipinto in volto.
"Ho scoperto chi è la nostra sconosciuta: Kin Tsuchi. Il fratellastro si chiamava Zaku Abumi ed era stato un giovane promettente, poi era finito in un gruppo di estremisti e, accusato di terrorismo, era morto in prigione. 
Aveva fatto parte di un gruppo chiamato Combattenti per la libertà, ma non ne era il capo. 
Si riunivano per addestrarsi al combattimento, indossavano unaspecie di divisa e avevano molte armi a disposizione. Il loro obiettivo era contestare la legalità dello Stato e per un periodo erano riusciti a trovare molti seguaci, ma a forza di fare attentati come stragi davanti ai tribunali si sono decimati. Abumi era stato arrestato durante una retata, ma due giorni dopo è stato trovato impiccato in cella, lasciando una lettera in cui diceva di averlo fatto per non cedere alle pressioni della polizia. 
Dopo quei fatti sembrava che l'organizzazione si fosse dispersa, ma..."
"È decisamente improbabile" finì Sasuke, scambiandosi un'occhiata con lui. 
Se c'entravano quei pazzi, Sakura era davvero nei guai. 
"Aspettaci qui per favore, dobbiamo parlarne col capitano. La questione è seria. Non muoverti da qui."
Era chiaro che dopo la sua incosciente uscita lui non si fidasse del suo giudizio, ma Sakura si irritò non poco per quella mancanza di fiducia. Era stata sciocca, ma non era tanto stupida da rifare lo stesso errore due volte. 
Mugugnò un: "Okay." E si mise ad osservare la scrivania di Sasuke che nonostante fosse ingombra di carte era estremamente ordinata. Le pratiche erano messe in ordine alfabetico, non c'era un filo di polvere, né oggetti personali come foto o penne particolari. 
"Signorina, posso offrirle un caffè?" si sentì chiedere Sakura da un poliziotto dai lunghi capelli rossicci che le sorrideva con in mano un vassoio ricolmo di bicchieri. 
"No, grazie" rifiutò ricambiando il sorriso che le rivolgeva. 
Era piuttosto attraente, ma il tono confidenziale con cui le si rivolse la mise un po' in imbarazzo. 
"Ho sentito dire che ha avuto una settimana movimentata."
"Direi di sì."
"Non deve essere stato piacevole ritrovarsi dall'oggi al domani con la vita sconvolta" proseguì lui. 
"Non ho avuto molte alternative" gli rispose. 
"Io sono Fuu Yamanaka, piacere di conoscerla" si presentò, posando il vassoio e dandole la mano. 
"Col detective Uchiha è in buone mani, è uno dei migliori. Risolverà il caso in fretta" le disse. Poi rimase un po' a conversare, un po' facendole coraggio, un po' facendole la corte, tanto che lei si chiese come mai non avesse mai dato confidenza ai poliziotti visto che erano gentili oltre che dei veri fusti!
La invitò persino a cena, ma a salvarla dalla situazione che stava decisamente degenerando, ci pensò Sasuke che era appena tornato.
"Smettila di importunare la testimone" gli intimò con un'occhiataccia. Fuu le rivolse un ultimo sorriso e tornò a distribuire caffeina. 
"Adesso io e Naruto ti accompagneremo a casa, farai la valigia e ti porteremo in una casa sicura."
"È proprio necessario?" 
"Sì. Questa gente non scherza."
La serietà nel suo sguardo la convinse a non fare obiezioni, quindi, scortata dai due uomini raggiunse l'uscita. 

§ * §

"Non vi sembra di esagerare?" chiese Sakura quando fecero per la quinta volta il giro dell'isolato senza fermarsi davanti alla sua casa. 
"Meglio essere prudenti" replicò l'Uchiha, parcheggiando l'auto nel suo vialetto - finalmente. 
"Io vado per primo" disse, lasciando il posto di guida a Naruto. 
Prese le chiavi dalle dita della Haruno e, sempre con estrema cautela, entrò ad armi spianate, sparendo alla loro vista. 
Dopo qualche minuto ricomparve sulla porta e le fece segno di potersi avvicinare. Proprio mentre lui le andava incontro, ci fu un'esplosione e un forte bagliore alle spalle. In un attimo lui e Sakura furono scagliati in aria dalla forza dell'urto e i vetri dell'auto di pattuglia si infransero per il fragore. 
Lunghe fiamme avvolsero la villetta come dita fluttuanti. 

ANGOLO AUTRICE 

Probabilmente siete tutti a Lucca, beati voi, comunque eccovi il secondo aggiornamento della giornata, invito chi non ne avesse avuto il tempo di fermarsi a leggere Al di là dello specchio, un dark/fantasy sasusaku ambientato nell'America degli anni 20.
*John Doe è un nome usato solitamente nel gergo giuridico statunitense per indicare un uomo la cui reale identità è sconosciuta o va mantenuta tale. Il suo equivalente femminile è Jane Doe. Col tempo l'espressione cominciò ad essere usata per indicare una persona la cui identità è sconosciuta, come ad esempio nel caso del ritrovamento di un cadavere non identificato fino al momento del suo riconoscimento. In Italia è l'equivalente di Ignoto o NN (dal latino nomen nescio).

Time is running outDove le storie prendono vita. Scoprilo ora