Chapter 7

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Nuove scoperte

Felix P.O.V.
I riflettori furono puntati tutta la mattina su Erik e Kristel, i quali dovettero presentarsi e raccontare qualcosa di loro ad ogni professore, un po' come era successo al resto della classe il primo giorno di liceo.

Durante l'intervallo Dylan, Grace e io ci eravamo seduti in una panchina nel giardino dietro la scuola e notai che i due gemelli si erano piazzati sul muretto poco distante da noi.

Con la coda dell'occhio controllavo Erik e vedevo che, quando non parlava con la sorella, il suo sguardo era perennemente incollato a Grace.
Lei ad un certo punto, probabilmente sentendosi osservata, si voltò verso di loro, sorrise e fece gesto di raggiungerci.
I due si alzarono dirigendosi verso la nostra panchina.
Erik si sedette accanto a Grace, mentre Kristel si sistemò di fianco a Dylan, io ero in mezzo a quest'ultimo e a Grace.

Parlammo fino alla fine dell'intervallo, o meglio, Grace ed Erik parlarono, io Dylan e Kristel rimanemmo in silenzio per tutto il tempo.
Odiavo il modo in cui lui si rivolgeva a Grace, aveva l'aria da sbruffone e continuava a tenere lo sguardo fisso su di lei.
Quando le mise una mano sulla spalla per un attimo mi venne l'istinto di allungare il braccio e staccargliela, ma mi trattenni.

Stava per suonare la campanella, quindi decidemmo di tornare dentro.

Prima di entrare in classe sentii un forte ed improvviso colpo alla nuca, mi voltai di scatto e vidi un libro ai miei piedi, mi massaggiai la testa dolorante.
Alzai lo sguardo e vidi Brandon e il resto del suo gruppo.
«Ehi, Tedder, come sta il tuo paparino? Ha gli incubi?» Disse lui con il tono di voce con cui si parla ai bambini.
Quello che mi preoccupava in quel momento, però, era il fatto che sapesse che mio padre non fosse stato bene la notte scorsa.
«Fatti i cazzi tuoi e sparisci.» Dissi.
«Oh il piccolino si è arrabbiato, corri dalla mammina dai, che sicuramente non sarà neanche quella vera, tutti sanno che tuo padre va a troie.»
In quel momento sentii un potente calore partire dal petto e arrivare alle orecchie. Gli lanciai un'occhiata di fuoco.
«Prova a ripeterlo se hai coraggio.» Dissi con i pugni stretti.
«Con piacere: tuo padre va a troie e tra tutte quelle che si è fatto ha sposato la più racchia. E ora che fai? Ti metti a piangere?»
In quel momento non ci ho visto più dalla rabbia.
Avevo le narici dilatate e respiravo profondamente, sentivo che gli artigli non avrebbero tardato molto a spuntare.
«Avanti, Tedder, vediamo che sai fare.»
Mi si svuotò la mente.
Gli saltai addosso senza neanche avere tempo di pensarci.
Lo sbattei con forza conto il muro, tenendogli il collo con gli artigli che si stavano lentamente formando.
Lo guardai fisso negli occhi e riuscii perfettamente ad intravedere la paura nel nero delle sue iridi.
Con una mano mi afferrò il braccio, ma la mia stretta era salda sul suo collo.
Cercava di dimenarsi ma ormai faceva fatica a respirare.

«Felix lascialo!» Gridò la voce di Grace.
In quel momento mi resi conto di quello che stavo facendo.
Lo lasciai di colpo e lui cadde a terra, tossendo. Grace mi prese un braccio e mi tirò indietro, portandomi velocemente in classe.

Mi sedetti subito al mio posto, cercando di riprendermi.
«Ehi, ti senti bene?» Chiese Dylan.
«Sì, sto bene tranquilli.» dissi con l'affanno.
«Ma che cosa ti è saltato in mente? Potevi ammazzarlo.» In quel momento la voce di Erik mi parve estremamente irritante.
«Mi ha provocato.»
«Non è una buona scusa per ammazzare le persone.»
«Ormai è fatta, potevi intervenire invece di stare a guardare se la cosa ti dava tanto fastidio.»
Non disse più niente e si sedette al banco con la sorella.

L'ultima campanella della giornata suonò e tutti uscirono freneticamente dalla classe.

Mi ero appena separato da Dylan nel percorso verso casa, quando sentii dei passi alle mie spalle.
Mi voltai, ma non fui abbastanza veloce.
Le mie braccia vennero afferrate e legate frettolosamente con delle catene e venni sbattuto contro un palo della luce.
Aprii gli occhi, vedevo tutto annebbiato.
Riconobbi Brandon, il quale mi si stava avvicinando, e i restanti cinque ragazzi del gruppo.
Mi prese la mascella con la sua larga e callosa mano.
«Evidentemente non hai capito con chi hai a che fare, Tedder. Credi di poter fare il figo davanti ai tuoi amici semplicemente stringendomi la gola?»
Mi arrivò un potente pugno allo stomaco che mi piegò in due.
Sentii uno schiaffo bruciarmi sulla guancia destra e venni buttato a terra.
Lì Brandon e il suo gruppo cominciarono a darmi calci alla testa, nello stomaco e sulla schiena.
Ad un certo punto si fermarono e mi fecero voltare a pancia in su.
Ero stordito e sentivo le ferite doloranti pulsare.

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