Capitolo 8

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Erano rimasti soli. Elena non aveva pensato a questo particolare quando Cesare si era proposto per andare a fare la spesa. Decise di ignorare l'imbarazzo e iniziare ad apparecchiare il tavolo.
-Ti serve una mano?-
-Sì, grazie. Prendi questi piatti e mettili sul tavolo.- disse passandoglieli.
-Agli ordini- scherzò lui, portandosi una mano alla testa e imitando il saluto militare.
Quando ebbero finito di apparecchiare né Nelson né Cesare erano ancora tornati, così, stanca di aspettare, Elena uscì sul balcone. Prese il pacchetto di sigarette e ne tirò fuori una, dopodiché la accese. Dario la raggiunse e fece lo stesso. Con la sigaretta tra le labbra inizio a tastare tutte le tasche dei suoi vestiti, probabilmente alla ricerca di un accendino.
-Ti serve?- fece Elena, porgendogli il suo.
-Grazie, devo avere lasciato il mio in biblioteca.- si fermò un attimo, sorridendo.
-Le parti si invertono.-
La ragazza rise, ricordando quel giorno sotto il porticato.
Iniziarono a parlare del più e del meno, scoprendo di avere molti interessi e diverse passioni in comune.
-Così sei in terza superiore? Non si direbbe.-
-Cosa intendi dire?- chiese lei incerta.
-Nulla, solo che sembri molto più grande. Ti davo minimo diciotto anni, non sedici. Sei piccolina.- scherzò.
-Non sono piccola!- rispose lei dandogli una piccola spinta. Il ragazzo non si mosse di un centimetro.
-Sì che lo sei. Sei piccola e inesperta.- disse aspirando.
La ragazza si fermò un attimo, cercando di non fissare troppo le sue labbra, che con il fumo sembravano ancora più morbide e sensuali.
-Cosa intendi?-
Dario cambiò espressione. Scosse la testa, senza smettere di sorridere.
-Nulla nulla.-
-Eh no, non puoi lasciarmi sulle spine. Adesso me lo devi dire.-
Lui non rispose. Il suo sguardo si spostò sulle labbra di lei. Si morse leggermente il labbro inferiore mentre la osservava. Spense la sigaretta nel posacenere e iniziò ad avanzare verso di lei.
"Cosa ha adesso? Avrò detto qualcosa di sbagliato?"
La ragazza fece un passo indietro, finendo con le spalle al muro. Lentamente Dario si avvicinò, guardandola nuovamente negli occhi. Elena cercò di spostarsi, provando a parlare, ma lui appoggiò le braccia al muro, impedendole il passaggio. Ora i loro volti erano a pochi centimetri di distanza. Poteva sentire il suo respiro sulle labbra. Stavano entrambi ansimando. Avrebbe voluto dire qualcosa, chiedergli di allontanarsi, o forse di avvicinarsi ancora di più a lei, azzerando la distanza tra loro, ma non riusciva. Era ipnotizzata dai suoi occhi così scuri. Dopo alcuni secondi che sembrarono infiniti, lui tolse una braccio dal muro. Le posò la mano sulla guancia, accarezzandola e sorridendo, iniziò ad avvicinarsi lentamente al suo viso.
-Ehi ragazzi? Finalmente ho trovato il tuo libro Cesare!-
Nelson era rientrato in casa interrompendo i due. Subito Dario lasciò i polsi della ragazza, che rossa in volto rientrò in salotto per salutare il cugino.
-Finalmente sei arrivato. Ma si può sapere dove eri?-
-In università, cercavo il libro che mi ha prestato Cesare. Che hai?- le rispose lui, notando il suo rossore.
-Niente. Tu piuttosto non me la racconti giusta, non si può passare così tanto a cercare un libro...- disse lei cercando di cambiare argomento.
-Secondo me il caro Nelson ci nasconde qualcosa, o meglio, qualcuno.- intervenne Dario, raggiungendoli. A Elena mancò il respiro; si sentiva attratta da lui anche solo sentendo la sua voce, non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo se il cugino non li avesse interrotti... Si riscosse dai suoi pensieri, sorpresa di sé stessa.
La serata proseguì tranquilla; quando anche Cesare li ebbe raggiunti con la spesa, Elena cucinò per tutti e dopo essersi trattenuti ancora per un po' dopo cena i due ospiti tornarono a casa.
Ora lei e Nelson erano seduti sul divano, entrambi alle prese con i loro telefoni, finché la ragazza non si decise a prendere parola.
-Non mi hai più raccontato cosa hai fatto tutto il pomeriggio. La scusa del libro non me la bevo sai?-
Nelson esitò, poi sorrise e decise di confessare.
-Ho conosciuto questa ragazza, si chiama Irene. Mi piace molto e oggi siamo usciti insieme.-
-Uhh, allora Dario aveva ragione. È una cosa seria?-
-Penso di sì. Non vorrei correre troppo, ma credo mi piaccia davvero.-
Lei lo guardò con occhi sognanti, non aveva mai sentito il cugino parlare così di una ragazza e non poteva che esserne contenta.
-Piuttosto- continuò lui -Visto che siamo in argomento, tu e Dario? Volete continuare solo a fissarvi a vicenda o vi date una svegliata?-
Elena arrossì, non sapeva cosa dire.
-Non ne ho idea. Non nego che mi piaccia, ma lo conosco da troppo poco per dirlo. E poi non credo di piacergli.- rispose la ragazza, omettendo ciò che era successo prima sul balcone.
-Su questo ti sbagli, lo conosco e posso assicurarti che gli interessi eccome. Non l'avevo mai visto così con una ragazza; non credo abbia mai avuto una relazione seria, è sempre stato più il tipo da una botta e via. Ti mangia letteralmente con lo sguardo ogni volta che ti vede.-
-Nel caso fosse interessato a me, cosa che ritengo davvero improbabile, dici che sarei anch'io una di quelle da "una botta e via"?- domandò lei triste.
-No, ne sono certo. Se lo fossi ora ti avrebbe già usata e lasciata perdere, invece ci sta andando con calma.-
"Con troppa calma." pensò lei.
Nelson fu schietto nel raccontarle queste cose, parlandole di un lato di Dario che non avrebbe mai nemmeno immaginato. Era sempre stato molto diretto. Ma questo non fece che farle aprire gli occhi su una realtà che non conosceva, e che a dirla tutta non la preoccupava più di tanto. Non si sarebbe fatta usare da lui, di questo ne era sicura.

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