«Ci sediamo qui?»
Kaycee si guardò attorno e solo dopo essersi ripresa da un attimo di distrazione posò gli occhi sulla figura del ragazzo che aveva di fronte. «Mh?»
«Ti ho chiesto se possiamo sederci qui.» Alex sorrise comprensivo e indicò la panchina davanti a loro: era certo che la ragazza si sentisse un po' a disagio quando era con lui. Lo deduceva ogni volta che erano da soli o quando gli amici, proprio come in quel momento, erano bloccati in una lunga fila di persone davanti a un camion di gelati.
Con il suo metro e ottantacinque, i capelli biondi, il ciuffo leggermente innalzato, gli occhi marroni, il fisico statuario e il sorriso ammaliante Alex Bailey era un vero e proprio ruba cuori...ma era così modesto e ingenuo da non accorgersi nemmeno di tutte coloro che lo desideravano.
«Oh... uhm... sì, sì.» Acconsentì la ragazza prima di prendere posto su quell'ammasso di legno decorato da frasi e nomi sparsi un po' dappertutto. Alex la imitò e si voltò di nuovo in direzione di Kaycee dopo aver dato un morso al cono del suo gelato alla fragola ormai quasi finito. «Allora, com'è andata la partita di ieri?»
«Abbiamo vinto tutti e tre i set!» Rispose lei, gli occhi verdi che si illuminarono al solo ricordo.
Se c'era un modo per farla tornare coi piedi per terra e non farla sentire in imbarazzo, Alex lo sapeva bene, era parlare del suo sport preferito. Kaycee Dixon si trasformava in un'altra persona ogni volta che veniva anche solo nominata la parola pallavolo: quella era proprio la sua passione. La praticava sin dalla tenera età di cinque anni e aveva continuato a giocarci per altri dodici, diventando una vera e propria professionista.
«Bravissima! Sono contento per voi!»
«Vedessi come sono rimaste male le altre avversarie! Non riuscivo a crederci nemmeno io. Cioè, la Volley Abbotsbury Girls è una delle squadre più forti, nessuno è mai riuscito a batterla e noi, le Super Volley Bakewell, l'abbiamo fatto. Ti rendi conto?»
«Sapevo che ce l'avresti fatta, Kaye, nessuno gioca meglio di te! Complimenti. Mi spiace di non essere venuto ma non potevo staccare: in pizzeria avevano bisogno di me. Peccato, adoro vederti giocare.»
Kaycee sentì le sue guance andare completamente a fuoco e si diede della stupida. Da quando si era trasformata in una bambina che aveva la prima cotta per il suo compagno di banco? Non era mica fatta in quel modo! Lei era divertente, aveva sempre la battuta pronta, non restava mai zitta ed era l'unica che riusciva mantenere vivo il suo gruppo di amici, tanto da far sentire la sua mancanza tutte le volte che non c'era.
Cosa le stava succedendo in quel momento? Perché con lui era tutto così dannatamente diverso? Eppure Alex era gentile, buono, maturo e intelligente... insomma, il tipo di persona che faceva impazzire la nostra ragazza, la quale si stava agitando inutilmente per paura di fare qualche brutta figura. Ed era strano che stesse reagendo così, dato che quando erano tutti insieme si sentiva più rilassata e parlava con lui normalmente, anzi, ci scherzava pure e lo faceva ridere: era a suo agio. Da soli però era tutto il contrario e veniva fuori la parte timida di lei, che odiava a morte e cercava di tenere nascosta con qualsiasi persona.
Con Alex però era impossibile farlo: si sentiva impotente quando erano in due. Diventava l'anima del gruppo solo quando erano anche con gli altri.
Calmati, si disse prima di aprir bocca, allontanando da essa il suo gelato alla vaniglia, è un comune mortale... proprio come te. «Tranquillo, non fa niente.»
Il biondo sorrise ancora, poi si indicò le labbra dopo aver completamente finito di mangiare. «Sono sporco qui?»
«No, sei a posto. Io?»
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Xìtoni- l'albero della disgrazia
FantasyLegge Costituzionale Degli Xìtoni, art. 1 (modificata il 4 giugno 1002; 3:47 p.m.): "[...] chi ucciderà un suo simile sulla Terra sarà condannato a morte, poiché viola le Leggi (libro I delle Leggi Poterali) e rischia che i Terrestri, attratti dal s...