Il mio orgoglio mi aiutò a fuggire da quel massacro, trovando inutile mantenere i contatti solo in occasioni banali come il Natale o il compleanno.
Fu così che ci perdemmo di nuovo.
Fu doloroso, ma lo fu ancora di più percepire di non essere più il suo pensiero costante, la sua monella, il suo grande amore.
Forse inizialmente, avendo ricevuto la mia richiesta di contatto, si era lasciato trasportare dalla scia dell'entusiasmo, dall'emozione, o probabilmente l'amore nei miei confronti nel tempo si era diluito ed azzerato. O forse non mi aveva mai perdonato di averlo lasciato anni prima scegliendo il mio ex marito.
Oppure semplicemente, non è corretto riaprire la scatola dei ricordi nemmeno per sbirciarci dentro.
Mi feci da parte per lasciarlo alla sua vita di sempre ed io tornai alla mia, incontrando dopo qualche tempo un brav'uomo con cui iniziai una relazione, ma ogni giorno l'uomo con la valigetta era nella mia mente.
L'orgoglio e la razionalità mi aiutavano a non contattarlo, ma il mio cuore batteva appena visualizzavo ogni suo messaggio.
Mi scriveva nelle serate solitarie dall'estero, mi stuzzicava.
Nonostante non mi fossi mai espressa con grandi parole, lui conosceva benissimo i miei sentimenti.
Con lui non potevo fingere, ero un libro aperto ed anche a distanza percepiva ogni mia emozione.
Il destino e gli eventi avevano capovolto i nostri ruoli. Lui gatto ed io topo.
Ma alle mie domande sul motivo di questo gioco non rispondeva o era misterioso ed evasivo.
Soffrivo a distanza.
Soffrivo a non averlo o ad averlo a metà.
Soffrivo perché ero sempre stata cristallina, sincera e molto vulnerabile e lui si era trasformato in un grande dominatore, enigmatico e distante uomo di potere con la valigetta.
Soffrivo perché ne ero innamorata e mi trovavo nel posto sbagliato al momento sbagliato, perché il nostro tempo era passato e non sarebbe mai più tornato.
Decisi ancora una volta di troncare questo sbilanciato ed incostante rapporto e mi concentrai sulla mia storia.
Passarono due anni e ci cercammo di nuovo.
Forse l'insoddisfazione quotidiana si era resa complice ed alleata alla nostra stessa instabilità o fragilità, o forse il nostro era davvero un legame profondo ed indissolubile nonostante le etichette e le formalità che ci avevano concatenato ad altre relazioni.
Forse la libertà di entrambi nel gestire il sentimento ha permesso di non soffocarlo e di mantenerlo in vita negli anni.
Potevo pensare a lui come un uomo egoista, vile, furbo, che non ha mai voluto prendere una posizione per convenienza, ma potevo anche avvertire il suo affetto nei miei confronti, trasformatosi e attenuatosi col tempo.
E mentre cercavo risposte, finalmente ed inaspettatamente, viste le avversità da superare anche questa volta, lui propose una data.
La paura di non vederlo era tanta.
La delusione di un incontro mancato sarebbe stato un ennesimo colpo basso.
Altre aspettative e film burrascosi si susseguivano nella mia mente, oltre alla preoccupazione di un temporale di stagione che lanciava fulmini, saette e secchiate d'acqua su di lui che dopo due anni mi stava raggiungendo.
I pensieri sparpagliati nel mio cervello cercavano disperatamente di mettersi in ordine e di lasciare che quest'ultimo ritornasse lucido.
Il mio amor proprio come sempre baccagliava con il resto dei sentimenti, ma questa volta ne uscì sconfitto.
Tante contraddizioni e quesiti senza risposta, ma un'unica certezza: lui stava venendo da me.
Riuscii a rivederlo, per un incontro platonico come quelli della fine degli anni ottanta, che però mi fece provare le stesse emozioni di quando, da ragazzina cantavo a squarcia gola sulla sua macchina masticando chewingum rosa spuntando in piedi dal tettuccio della sua cabriolet, mentre lui mi ammirava al volante come se al mondo esistessi solo io.
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L'UOMO CON LA VALIGETTA
RomanceConfessioni inconfessabili di una grande storia d'amore.