"È stato un ritaglio fantastico. Tutto così adrenalinico ed emozionante dalla domenica al lunedì. Mai avrei pensato che tu ti mettessi in sella alla moto sfidando il maltempo. E comunque ero convinta avessi l'intera giornata da solo.
E poi, finalmente rivederti e percepire che il tempo non fosse passato.
Chiacchierare come se avessimo lasciato un discorso a metà Il giorno prima.
I minuti volavano via impalpabili.
Tu, così elegantemente raffinato, colto ed affascinante. Io, in adorazione con gli occhi parlanti.
Il nostro ristorante, qualche bollicina e rari isolati contatti come tanti anni fa.
Mi rendo conto che le nostre vite scorrono con altre persone al nostro fianco, ma il legame che ci tiene uniti non è sicuramente da tutti.
Tu c'eri. Non l'ho immaginato.
Eravamo così vicini quando ci siamo salutati.
La parte razionale ha prevalso sulle emozioni e questo in più occasioni passate mi ha riportato alla realtà, ma mi sono "fatta bastare" quella manciata di sensazioni come fossero una boccata d'aria fresca e di energia positiva; come fossero una scorta, qualcosa di prezioso e irripetibile. Avrei voluto fermare il tempo, restare appoggiata alla tua spalla più a lungo, rubarti altri rari attimi.
E come hai osservato tu, mi sono goduta ogni singola smorfia fatta quando arricci il naso, ogni parola per spiegare concetti a me sconosciuti, ogni movimento delle tue mani che portavano gli occhiali sul viso e quella frettolosa e discreta carezza sulla mia spalla scoperta qualche minuto prima di andarmene.
Quanto darei perché ci si potesse rivedere nello stesso modo senza aspettare altri due anni."
Questo era ciò che avevo scritto di getto il dieci aprile duemiladiciassette, sulla mail che stavo per spedire.
Mi mancavi. Mi mancava tutto di te.
La tua voce profonda, il tuo sguardo, la tua galanteria, il colore bianco delle tue mani e quella piccola cicatrice tra le dita; la tua mano sulla mia coscia mentre guidavi e persino il tono e la pronuncia della parola che mi avevi dato come soprannome: "monella".
Avrei voluto che tu mi baciassi trasgredendo ad ogni regola.
Ma perché noi donne viviamo di aspettative? Perché idealmente costruiamo castelli e facciamo previsioni per situazioni che mai si realizzeranno? Sfido chiunque a non avere aspettative nei confronti di un uomo: "speriamo che mi scriva, che mi chieda di uscire, che ci provi con me e non con quella..."
Poi alla fine restiamo sempre deluse: "poteva almeno baciarmi"; oppure, se l'avesse fatto: "ma per chi mi ha presa? Lì, in mezzo alla strada?"
Fondamentalmente non siamo mai contente.
Spesso quello di cui abbiamo bisogno è un amore travolgente, passionale, come quello che vediamo nei film.
L'undici aprile, pensavo che fosse andata già bene averti rivisto per due chiacchiere ed un pranzo di tre ore, dati gli eventi ed avevo scritto testuali parole: metto da parte le mie aspettative e...spero di vederti presto.
Venticinque settembre, stesso anno.
Non aver più sentito l'uomo con la valigetta fa parte della normalità.
Lui, sempre impegnato per lavoro, tra un viaggio e l'altro e la sua famiglia a casa ad aspettarlo.
Io, un puntino del passato, un pensiero veloce e sfuggente come una stella cadente.
E qui, le aspettative non c'entrano nulla.
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L'UOMO CON LA VALIGETTA
Roman d'amourConfessioni inconfessabili di una grande storia d'amore.