Una sera d'inverno, prima di addormentarmi, mi tornò alla mente l'uomo con la valigetta.
Erano passati quattordici anni; mi chiedevo che fine avesse fatto.
Non esisteva il social network più famoso del mondo per cercare i vecchi amici ed io possedevo un computer di scarso livello ed un cellulare coi tasti di gomma con tre funzioni fondamentali: menu, rubrica e messaggi!
Mi ricordavo però a memoria il suo numero di cellulare, quello della macchina, grande come una scarpa, che sembrava una centrale antispionaggio; uno dei primi, col prefisso 337......
Non ebbi il coraggio di chiamare ma, inviai un messaggio.
A quel messaggio non rispose nessuno.
Continuai la mia vita e trascorsi gli anni successivi tra serate con amiche e partners occasionali conosciuti in locali della zona.
Venivo accusata spesso nelle relazioni seguenti di comportarmi peggio di un uomo, di essere anaffettiva e imperturbabile.
A volte mi dispiaceva perché sapevo di essere l'esatto opposto.
A volte, quel modo di essere, mi serviva da corazza e ringraziavo il gladiatore per avermi fortificato e reso più sterile nei confronti del dolore e dell'abbandono.
Ma non si è mai abbastanza forti quando si perde ciò che si è ritrovato dopo tanti anni e che si considera veramente importante.
Finalmente, usando la tecnologia, ritrovai l'uomo con la valigetta.
Lo contattai e lui rispose immediatamente.
Egli continuava a viaggiare in tutto il mondo per lavoro.
Non si era separato dalla moglie, ma ci teneva a sottolineare durante il nostro primo scambio di e-mail, che avevano maturato negli anni un accordo di reciproco rispetto e distanza, nonostante vivessero assieme.
Benché ci fosse l'entusiasmo di essersi ritrovati dopo parecchi anni, mi bloccai leggendo questa affermazione e diradai la corrispondenza, che era incominciata molto fitta da subito, pensando a lui come un uomo debole, privo di coraggio e succube della moglie stessa.
Lui invece, insistette per riascoltare di nuovo la mia voce dopo tanto tempo e preso dall'impeto, durante un suo viaggio a Parigi, complice la notte e le luci della città, mi chiese il numero del cellulare e mi chiamò.
Dopo aver ripreso confidenza, restammo collegati a fare sesso virtuale con la promessa di rivedersi.
Provai una sensazione di totale serenità e rilassatezza dopo aver abbandonato qualsiasi pudore e inibizione con lui al telefono.
Passarono settimane e finalmente arrivò il giorno stabilito del nostro primo incontro dopo diciotto anni.
Mi svegliai col "mal di pancia da interrogazione" e con l'agitazione di una ragazzina al primo appuntamento.
Tante domande mi giravano nella testa come in un vortice di foglie autunnali: e se guardandomi non gli piacessi più? E se mi trovasse peggiorata con gli anni? E se tutte le emozioni provate al telefono svanissero come in una bolla di sapone? E se dati i tanti anni trascorsi, non provassimo più alcuna sensazione se non l'indifferenza?
Era il quattordici dicembre, emozionata ed avvolta nel mio cappotto di panno nero con un ombrellino minuscolo per ripararmi dalla pioggia, a piedi, stavo raggiungendo la sua auto.
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L'UOMO CON LA VALIGETTA
RomansConfessioni inconfessabili di una grande storia d'amore.