Purtroppo con mio marito non fu una convivenza semplice.
A vent'anni, col modello della famiglia del mulino bianco alle spalle, inossidabile da generazioni, si parte carichi di speranze e di sogni, scoprendo nella maggior parte dei casi, che la vita matrimoniale non è esattamente come ce l'hanno raccontata nelle fiabe o nelle pellicole a lieto fine.
Ci si scontra, come l'aria calda fa con l'aria fredda, se si é di vedute e di caratteri differenti.
Noi eravamo così diversi, così lontani dall'essere compatibili, dall'essere l'altra metà della mela, ma non potevamo saperlo; forse però avere qualche vago sospetto per un fidanzamento burrascoso, litigioso e poco pacifico durato sette anni ma, non avevamo la giusta maturità per evitare di farci del male e ci sposammo ugualmente.
L'uomo con la valigetta era oramai un capitolo chiuso, proprio per il mio modo di gestire la vita senza guardarmi indietro.
Anche dal rapporto matrimoniale avevo un quintale di aspettative, che ovviamente sfumarono di giorno in giorno lasciando posto all'amarezza e alla delusione.
Facendomi un'autoanalisi, pure lui avrà avuto aspettative ed anch'io sarò stata una delusione per lui.
La causa, oltre alle differenze caratteriali, poteva anche risalire alla mia immaturità o all'essere stata una figlia viziata, volubile, capricciosa ed il dover far fronte improvvisamente a problemi economici, di lavoro, organizzativi e di gestione di una casa e di una vita di responsabilità, mi aveva ben presto trasformato in una di quelle mogli acide, polemiche e trasandate, che perdono di fascino perché parlano solo di doveri e mai di piaceri.
Eppure a tratti mi sembrava di essere sensuale.
È proprio vero che tutto dipende dai punti di vista.
Ero visibilmente ingrassata ed imbruttita e più mio marito sottolineava questo mio aspetto, mettendomi in ridicolo anche davanti ad amici e parenti, più io mi trascuravo e mi imbottivo di cibo.
Il bicchiere era mezzo vuoto e l'erba del vicino sempre più verde, rigogliosa ed all'apparenza più lucida e rigogliosa.
Mi sentivo depressa, sola ed appesantita dai doveri coniugali anche dopo la gravidanza e tra noi due si stava formando una voragine troppo grande da riempire.
Lui, molto incentrato sulla carriera e sulla cura del proprio corpo ed io in netta contrapposizione ed in continuo aumento di peso.
Correvo come una palla da bowling su e giù dai treni che mi portavano al lavoro e mi sembrava di dare il massimo, ma evidentemente non bastava.
Più mi davo da fare, più lui sfuggiva e cercava altrove ciò che io non rappresentavo più.
Molti lo fanno; tradiscono per noia o per avere emozioni che col coniuge hanno archiviato da tempo o perché il consorte é diventato irriconoscibile ai loro occhi.
L'aveva fatto anche l'uomo con la valigetta e, non solo nessuno l'aveva condannato, ma lo si era pure giustificato, perché quando ci si cala nel ruolo dell'amante tutto é concesso, quando invece si indossano i panni della moglie o del marito ferito ci si sente azzerati.
Credo che qualsiasi matrimonio abbia attraversato periodi di crisi.
Ho sentito amiche lamentarsi di essere trascurate da mariti troppo impegnati su vari fronti, da quello del calcetto del giovedì sera a quello delle bocce del mercoledì, per non parlare dell'uomo stacanovista che sta in filiale fino a tardi.
Le lamentele arrivano da donne dalla trentina in su.
Dopo i quarantacinque e soprattutto dai cinquanta in avanti, invece, le mogli paiono apprezzare matrimoni bianchi con altro tipo di condivisioni: centri benessere, teatro, cinema, vacanze, letture e zero sesso.
A questo punto ci si rilassa, nonostante non ci si doni fisicamente,
commettendo l'errore di smettere di pensare al tradimento, complice anche il fatto che i mariti invecchiando cerchino meno occasioni e siano prede meno ambite.
L'uomo invece è cacciatore e non smetterà mai di correre dietro a tutto ciò che è curvilineo e sinuoso. A qualsiasi età.
Mio marito si fece addirittura biondo durante il picco estremo del tracollo del nostro rapporto.
Ed io ancora ci credevo.
Nonostante tutto.
Vogavo contro corrente. Ad un certo punto smisi del tutto di remare.
Con la testa se n'era già andato. Ma negava.
Difficile spiattellare di averti rimpiazzato.
Soprattutto impossibile sapere con chi.
Per molto tempo mi feci la domanda che uomini e donne indistintamente si chiedono per darsi delle spiegazioni, finché non trovano pace: cos'avesse più di me?
Tutto e niente è la risposta che ho trovato oggi a distanza di tredici anni.
Non sorriderà mai come sorrido io, non avrà mai il mio orgoglio, la mia tenacia e la mia intraprendenza.
Non sarà brillante quanto me, non avrà uno stuolo di amici, ma ha vinto la sfida.
La sofferenza fu tanta. Il vuoto ed il senso di abbandono enormi.
E lì, persi senza far fatica diciotto chili, come un cappotto troppo pesante ed ingombrante da portare in una stagione calda.
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L'UOMO CON LA VALIGETTA
RomanceConfessioni inconfessabili di una grande storia d'amore.