Capitolo 3

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<< Buongiorno a tutti...>> il professor Hattelfic, ci squadrò uno a uno, lisciandosi i baffi grigi, dopo aver posato un'intera biblioteca sulla cattedra.
<< Spero abbiate passato una buona estate, ma come tutte le cose belle della vita, anche questa finisce!>> disse ridendo da solo per la sua battuta.

<< Prof.>> Tom Jefferson, si girò a guardare la classe.
<< Dovrebbe essere una battuta?>> L'intera classe scoppiò a ridere.

<< Sai ragazzo io alla tua età pensavo...>>
Mi appoggiai allo schienale della sedia, guardavo il professore che parlava contento, raccontando qualcosa della sua gioventù senza più sentire le sue parole.

Quanto avrei voluto essere da tutt'altra parte.

Guardai fuori dalla finestra.
Fuori c'era vento, ma non stava ancora piovendo.
Tutto era calmo e monotono, dal prato verdastro fino agli alberi che stavano perdendo le foglie.

Guardai alla mia destra.
Stavano di nuovo tutti ridendo.
Sorrisi.
Non capivo neanche perché.

Sorridevo, forse perché nessuno di loro pensava come me, perché nessuno di loro si faceva stupidi problemi chiedendosi se stavamo vivendo in modo giusto.

A volte mi aspettavo che tutto questo fosse di più, mi stavo stancando veramente delle persone, delle cose, di tutta questa normalità, di questa razionalità, volevo che la mia esistenza avesse qualcosa in più, perché mi stavo stancando, annoiando, e la noia porta lentamente ad un unico degradato cammino: la morte, si io sentivo che quella si stava diffondendo lentamente dentro di me, e mi stavo spegnendo.
È quando non credi più in niente, la morte ti ha del tutto avvolto, risucchiato nel suo vortice, nel buio, nell'oscurità della tua essenza.

Uno stormo di rondini volava nel cielo, libere senza pensieri, quanto sarei voluta essere come loro, con loro.

Mi contorsi strofinandomi le braccia.
Una serie di brividi mi attraversò la schiena.

Riportai la mia attenzione sul professore che stava scrivendo una serie di cose alla lavagna.

Ci stava presentando gli argomenti che avremmo dovuto affrontare durante l'anno.

Qualcuno bussò alla porta.
<< Signor Hattelfic.>> una donna dai cappelli grigio cenere fece irruzione nella stanza, seguita da un ragazzo.

<< Lui è Daniel Grey.>> disse la donna al signor Hattelfic.
<< Vai ragazzo.>> lo spinse
Non riuscivo a vedere che faccia avesse a causa di quello stupido cappuccio.

Fece entrare il ragazzo.
Lo squadrai da capo a piedi.

Restai sbalordita quando finalmente riuscì a distinguere i tratti del suo volto.
Era il ragazzo con cui prima mi ero scontrata.

Si sedette sulla cattedra, a osservare la bidella e il professore che parlavano.

Avrei mentito se avessi detto che non era bello.
Incrociò le gambe.
Indossava una giacca in pelle nera, dei jeans blu notte, e un paio di scarponi marroni.

E un paio di occhiali, occhiali da sole.
Anche se stava per piovere ed eravamo in inverno.
Alzai le spalle stranita.

In quel momento si girò verso di me sorridendo.

<< ...e quello di cui ti ho parlato.>> disse la signorina Milson al professore prima di chiudere la porta e andarsene.

<< Quindi signor Grey benvenuto alla Brownie High School, spero che si trovi bene qui....>> disse il signor Hattelfic poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

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