Capitolo 6

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<< Cosa c'è non ti è piaciuto? >> chiese Alexander appena a qualche centimetro dalla mia faccia.

Guardavo le sue pupille, dilatate in maniera innaturale, mentre l'azzuro dei suoi occhi era ridotto a una sotillissima striscia.

<< No no...>> risposi, mentre cercavo di spostarlo da sopra di me.
<< È solo che è stata una giornata pesante>> dissi mettendogli le mani dul petto << e ho bisogno di riposare. >> continuai, mentre facevo leva su di lui.

Corrugò la fronte, stranito.
<< Io... Non so che dire, non ero in me. >> disse confuso, alzandosi finalmente da sopra di me.
<< Tranquillo non è colpa tua, per letteratura possiamo fare a un'altra volta. >> proposi mettendomi seduta sul letto.
Lui si sistemo accanto a me, prendo
<<Mi dispiace averti spaventato, non sono solito fare così Mariel, perlomeno non subito. >> spiegó prendendosi la testa fra le mani.
<< Era come se non fossi in me. >> ripeté
<< Come se fossi stato controllato da non so cosa.>>

Gli misi una mano sulla schiena, cercando di confortarlo.
<< Non preoccuparti, davvero.>>
dissi nel tentativo di tranquillilizzarlo.
Passarono alcuni secondi, nel silenzio più totale, interrotto dolo dal tichettio dell'orologio.

<< Credo che dovrei andare ora, si è fatto tardi. >> dissi alzandomi.
<< Si certo, ti accompagno alla porta. >>
Presi la mia giacca e uscimmò dalla sua stanza.
<< Arrivederci signora. >> salutai sua madre, quando passammo accanto alla cucina.
<< Ciao cara, spero di rivederti presto. >> ricambio affettuosamente lei.

<< Le piaci. >> disse lui ridendo.
Lo guardai un attiml comfusa.
<< Oh, per tua madre dici. >> risposi mentre cercavo di sistemarmi invano, la sciarpa.
<< Lascia faccio io. >> disse lui dopo che vide i miei tentativi fallire miseramente.
Le sue grandi mani mi sistemarono addosso la lunga sciarpa in poco più di qualche secondo, e poi andarono a posarsi sulle mie guance.
Io divenni subito rossa a quel inaspettata contato.
<< Si, sembra una brava persona tua madre. >> cercai di dire io, per rendere meno imbarazzante la situazione.

<< Si lo è, ed anche la persona più forte che conosca. >> disse concordó lui fissandomi dritto negli occhi.
Io mantenni il contatto visivo, e arrossì nuovamente al pensiero di ciò che era successo poco fa.
<< Ha dovuto crescermi da solo. >> disse lui dopo un po', allontanando le sue mani dal mio viso.

<< No. >> scattai io, prendendogli involontariamente la mano che poco ora era posato sul mio viso.
<< Mi dispiace Mariel, per prima intendo.>> disse lui dolcemente.
Mentre le sue calde mani ripresero ilio volto.
I nostri occhi non si lasciarono per un secondo nell'attesa di quel che sarebbe successo da lì a poco.
<< Io non.. >> non lo lasciai finire, che mi alzai in punta di piedi e posai dolcemente le mie labbra con le sue.
<< Shh.... >> dissi ritraendomi subito dopo.

Feci in tempo a malapena a vedere il suo volto confuso, ma allo stesso tempo felice prima di chiudermi dietro, la porta di casa

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Feci in tempo a malapena a vedere il suo volto confuso, ma allo stesso tempo felice prima di chiudermi dietro, la porta di casa.

Mi investi subito l'aria gelida.
Mi strinsi nelle spalle, soffiava un forte vento e fuori era buio.

Mi vennero i brividi a pensare alla strana situazione di questo pomeriggio.
E se fossi di nuovo finita in qualche situazione pericolosa?
E se stavolta mi fossi fatta davvero male?
La strada davanti a me era vuota, c'eravamo solo io e gli innumerevoli lampioni che mi illuminavano.

Mi fermai alla fine del lungo vialetto della casa di Alexander quando sentì unl strano rumore, provenire dal giardino della casa di fronte a me.

Ebbi una strana sensazione, che mi fece gelare il sangue nelle vene.

<< Mariel. >> urlò qualcuno poi qualcuno.
Il mio cuore ebbe un sussulto.

<< Pensavi ti avrei lasciato andare da sola per le strade a quest'ora della sera e con questo freddo. >> disse Alexander chiudendosi dietro la porta di casa, mentre si in camminava verso di me.

<< Non ho bisogno del tuo aiuto. >> dissi orgogliosa, fingendomi arrabbiata.
Lui di avvicinó a me, mettendomi un braccio sulla spalla.
<< Vedi non prenderti troppoe confidenze. >> dissi scherzando.
<< Mi scusi miss ghiaccio. >> rise lui togliendo il suo braccio.
<< Vuoi andare a piedi o andiamo in macchima? >> chiese lui giocando con i lunghi capelli biondi.
Guardai l'ora, erano le 9 e mia madre sicuramente stava già dando di matto perché non ero s casa, e poi non me la sentivo di camminare allungo con questo freddo.

<< Se proprio insisti io andrei in macchina. >>
<< Okay my lady. >> acconsentì lui, sbloccando la macchina.
Dopo che ci fummo seduti fece partire la macchina con un forte rumore.
<<Me l'hanno regalata giusto qualche mese fa. >> si vantó lui orgoglioso del suo nuovo gioiellino.
Era una Mercedes, uscita da poco e che doveva costare una fortuna, o perlomeno era quello che avevo capito io.
<< E poi ha lo stesso colore dei tuoi occhi, scuro come la notte. >> disse appoggianosi al volante mentre continuava a guardami.

Io sorrisi imbarazzata.

<< Cos'è ora non dici nulla? >> domandò lui divertito dalla situazione.
<< No, sei contento? >> risposi allaciandomi la cintura.

<< Cosa mo stai facendo Mariel? >> disse lui facendosi serio.
<< Non è nemmeno mezz'ora dall'ultima volta che to ho baciato e già muio dalla voglia di rifarlo... Cos'è sei forse una maga e mi hai stregato? >> continuo prendendo una ciocca dei miei capelli.

Io lo fissai, mentre lo vedevl impegnato a giocare con uno dei mei ricci, mentre anche io morivo dalla voglia di ribaciarlo.

Lui sollevò lo sguardo dai miei capelli e rispose la sua attenzione sulle mie labbra mentre si mordeva le sue.
<< E che aspetti a farlo. >>

Non ebbi nemmeno il tempo di finire che, le sue labbra furono su di me.
Sembrava che bacciassi una persona diversa ora, era un bacio desiderato, passionale ma non violento come quello di prima.
Le sue labbra mi avvolgevano, mentre le sue mani mi accarezzavano tutto il viso.

<< Alex... >> la cintura dissi fra un bacio e l'altro.
La sua mano subito mi levo la cintura, e subito dopo fui su di lui.

Sentivo le sue mani accarezzarmi dolcemente la schiena, per poi giocare con i miei capelli.
Sentivo il cuore battere così forte, che ebbi paura che da lì a poco mi sarebbe uscito dal petto.
Sentivo la sua lingua chiedere accesso alla mia bocca.

E chi ero io per negarlo?
Chi ero io per negare a un fuoco di accendersi.
A una passione di possedermi?
Di divorarmi, senza lasciarmi fiato, ne parole pwe descrivere quel che sentivo.

Nessuno io ero, davanti all'audacia della passione.

E per questo, io che semrpe avevo ripudiato l'autorità, in ogni sua forma, ora mi piegava al fuoco della passione.

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