Capitolo 7

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<< Okey, fermati qui. >> dissi togliendomi la cintura.

Durante il "piccolo momento" che io ed Alex ci siamo presi, ci siamo fermati appena im tempo prima che la situazione ci sfuggisse di mano.
O meglio dire l'ho fermato e lui, poco dopo, ha messo in moto verso casa mia.

Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non l'avessi fermato...
Senti una strana sensazione allo stomaco, al solo pensiero, come se ci fosse qualcosa di sbagliato nonostante a me lui piacesse veramente.

Pensai a come si fosse preoccupato per quello che era successo in camera sua e a come era stato premuroso durante tutta la serata.
No, non c'era motivo di sentirsi così.
Non c'era nulla di sbagliato.

Alzai gli occhi al cielo.
Si vedevano le stelle, nostante la grigia foschia che nascondeva l'arte della volta celeste ad est.

Pensai subito mia madre, a in che stato fosse in questo momento.
È sempre stata eccessiva protettiva, risultando a volte anche oppressiva.
Ma ho sempre cercato di capirla, infondo era solo una povera madre che si preoccupava per sua figlia.

<< Sei sicura che qui vada bene, non è troppo lontano? >> domandó preoccupato. << Insomma non vorrei che ti succedesse qualcosa. >>
Gli avevo spiegato la situazione, mia madre già dava di matto se mi sapeva a casa di un amica, figuriamoci cosa penserebbe se vedesse Alex che mi accompagnava.
<< Si, si, tranquillo. E comunque ti ho già spiegato... >> dissi alludendo a mia madre, mentre portavo la mano sulla portiera.
Eravamo a qualche centinaia di metri da casa mia, intravedevo la vecchia Renault grigia di mio padre.
Non c'era nulla da temere.
Cosa poteva succedere?

<< Okey. >> rispose in un sussurro avvicinandosi a me.
Mi diede un dolce bacio sulle labbra.

<< Ci vediamo domani. >> dissi uscendo dalla macchina.
Lo salutai con la mano, mentre sfrecciava via, con la sua macchina.
Rimasi ferma a guardarla, finché quella non si ridusse a un piccolo pallino rosso, dai bordi indefiniti.

Pensai a tutto quello che era successo oggi.
Lo strano bacio im camera di Alex, poi la sua preoccupazione nei miei confronti e in fine il bacio o meglio dire i baci nella macchina, tutte le sue carezze, le dolci parole.
Nom credevo nemmeno potesse essere così... Ecco così dolce?
Cosi sensibile nei miei confronti?

Ho sempre pensato che non fosse una persona stupida, ma non credevo che conoscendolo sarei rimasta così colpita.
Avevo il cuore in gola dalla felicità.
Quello che sognavo da tanto tempo si era appena realizzato, si non era un sogno.

Mi incamminai verso casa mia.

Presi un profondo respiro, cercando di godermi il momento.
L'aria gelata mi penetro nei polmoni, fino al più piccolo alveo, facendolo raggelare.
Si, non stavo sognando!

Mi guardai attorno, mentre continuavo a sorridere, felice della bella giornata.

Era buio pesto, e regnava un'aria spettrale, e quando passai sotto a una vecchia quercia un grosso corvo iniziò a gracchiare, rendendo ancora più spettrale la situazione.
Ma non è che mi importasse davvero, ero troppo felice, perché nonostante non mi fossi mai rispecchiata nella principesse dei film, invece in quel momento sentivo di aver trovato il mio principe azzurro.
Un po' diverso da quello che immaginavo, ma mi piaceva lo stesso.

Ero a qualche metro da casa mia, quando  misi da parte le mie fantasie, accorgendomi solo in quel momento che una figura nell'ombra, era ferma a qualche decina di metri, che mi fissava.

Rimasi ferma, congelata alla sua vista, ma poco dopo mi ripresi.
<< Chi diamine sei? >> urlai, ma la mia voce risultó più spaventata di quanto volessi dare a vedere.
Nessuna risposta.

Non dovevo avere paura, ero di fronte a casa mia, non poteva succedermi niente di male.
Mi feci coraggio e mi avvicinai di qualche metro, mentre sentivo la paura e l'ansia crescere in me ad ogni passo.

Il mio cuore ebbe un sussulto quando lo vidi.
La rabbia mi ribollì in petto.
Mi aveva fatto prendere uno spavento grande come il cielo.

<< Cosa vuoi da me. >> dissi avanzando verso di lui.
Lui non si mosse di un centimetrl.

Nonostante la luce fiocca del lampione sopra di noi vedevo bene i suoi occhi blu.
<< Chi sei? E cos'era quello che ho visto prima? >> domandai a qualche metro da lui.
Come prima, nessuna riposta.
Rimasi immobile, aspettando che dicesse qualcosa.
Aveva gli stessi vestiti di questa mattina, ad eccezione del cappuccio nero che gli copriva la testa.
Sembrava un serial killer, e io sembravo una pazza lì ferma a "parlare" con lui.
Mentre l'unica cosa che dovevo fare, in quel momento, era allontanarmi il più possibile da quello sconosciuto e chiamare la polizia se ancora mi infastidisse.

<< Senti.>> disse lui, avvicinandosi di qualche centimetro a me. << Sta lontana da quel ragazzo. Ecco...>> si fermò un attimo, avvicinandosi ancora di più.
<< lui non è quel che credi, non è il ragazzo che conoscevi. Meglio se gli stai lontana, sia per il tuo bene che per il suo. >>

Rimasi stordita da quelle parole.
Cosa voleva questo sconosciuto, che nel bel mezzo della notte mi seguiva, mi spaventava, per poi venirmi a dire simili assurdità.
Non poteva che essere uno psicopatico, qualche pazzo scappato da un manicomio, che io, idiota com'ero stavo ascoltando.
<< Ascolta, io non ho idea di chi tu sia, o di cosa tu voglia da me. Ma ti dico solo questo se pensi di venire qui a prenderti gioco di me pensando di farmi paura... >>

Lui di rimando, rise di gusto, una risata amara.
<< Come puoi essere tanto cieca.>> mi interruppe lui ridendo, ma nel suo sorriso c'era qualcosa di strano, come se alludesse ad altro.

<< Mariel! >> mi chiamó improvvisamente qualcuno.

Feci in tempo a guardare le sue pupille nere dilatarsi, prima che la voce di mia madre catturasse la mia attenzione.

<< Vuoi farmi impazzire, cosa stai facendo lì tutta sola. Vieni subiti qua. >>
<< Come sola, io non sono sola... >> la mia voce si ridusse a un debole sussurro quando guardandomi mi accorsi di essere effettivamente sola.
Non c'era  traccia del ragazzo con cui fino a pochi secondi fa stavo parlando.
Mi guardai attorno.
Non c'era nessuno, la strada davanti a me era vuota.
Guardai mia madre, che mi osservava con occhi preoccupati di fronte alla porta spalancata.

Che diavolo era appena successo?

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