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le lezioni della signorina Smith non sono mai state così morbosi,è mezz'ora o forse anche di più che cerco di tenere gli occhi aperti senza nessun risultato,è come se fossi caduta in una specie di trance e vorrei soltanto addormentarmi.

pensare non mi ha mai fatto bene,ma in questo momento è l'unica cosa sensata da fare,a meno che io non voglio ritrovarmi con la testa sul banco,la bocca aperta e le braccia penzolanti.

mi viene subito in mente il ragazzo del bagno,era buffo,mi faceva ridere il modo in cui balbettava,devo ricordarmi la prossima volta che lo vedo di presentarmi,è il minimo,credo.

o magari potrei anche fare finta di niente e uscire come ogni giorno da quella maledetta scuola,senza avere qualcuno che mi ronza intorno,soprattutto se quel qualcuno è un ragazzo,assolutamente no.

stavo cercando di ricordarmi il nome del ragazzo,quando finalmente la campanella dell'ultima ora suona,così velocemente mi alzo dal mio posto e dopo ave raccolto tutte le mie cose,cammino velocemente fuori dall'aula,sperando vivamente di non trovare nessuno che per qualche strano motivo avesse deciso proprio quel giorno di parlarmi.

ma naturalmente dovevo pensare anche a Chad,ero certa del fatto che avrebbe fatto di tutto per parlarmi,non sono mai stata una persona sicura di se stessa,mai e questa mia sfrontataggine improvvisa mi fece ridere;camminando per i lunghi corridoi della scuola passavo in rassegna tutti i volti,alla ricerca di colui che stavo cercando,perchè lo stavo facendo?

ero così concentrata nella mia ricerca che non mi resi neanche conto di essere andata addosso a qualcuno.

"Chad!" esclamai appena lo vidi,ok forse sarei potuta sembrare un po' troppo euforica nel vederlo,ma per qualche strano motivo,lo ero davvero

"Ciao..?"chiese lui altrettanto felice solo un po' confuso.

"Oh si,Lindsay,sono Lindsay io e,scusa e oddio,ci vediamo,ciao Chad!"ero troppo agitata per parlare.

"No aspetta"disse lui prendendomi per un braccio" Posso accompagnarti a casa se vuoi". lo guardai negli occhi,mi sorrise timidamente passandosi una mano tra i capelli.

"Va-va bene"risposi compiaciuta,gli sorrisi a mia volta,come per rassicurarlo."Andiamo allora?"domandai avvolgendo il mio braccio intorno al suo

mi sorrise, e senza dire nulla ci incamminammo verso l'uscita,appena sorpassammo le inferiate,mi fermai "Beh,io sono arrivata"dissi

"Co-cosa?"chiese confuso

"Abito qua,sai avere come padre implica anche avere una casa proprio nel centro del paese"risposi quasi come se fosse una cosa ovvia,poi mi ricordai che lui sicuramente non sapeva di questa cosa,ma me ne pentii appena lui iniziò a parlare e in quel momento mi sentii veramente in colpa per essermi quasi vantata di mio padre.

"Beh,mio papà è il custode della scuola,perciò abito proprio di fianco alla scuola, a pochi metri da te"sorrise e se ne andò.

"Ehi aspetta!"lo chiamai" ci vediamo domani mattina vero?".

I ruoli sembravano essersi invertiti e questa cosa mi metteva terribilmente in imbarazzo,cercai di non guardalo,mentre si girava nella mia direzione e appoggiando una mano sopra agli occhi,per proteggersi dal sole e mi rispondeva con un sincero si.

Sorrisi compiaciuta e con lo zaino in spalle mi addentrai nel vialetto di casa mia e felice entrai in casa.

Ma quella felicità durò qualche attimo,perchè appena entrai,mi pervase una rabbia e una tristezza immane,appoggiai lo zaino di fianco al divano e senza badare ai miei genitori intenti a discutere molto più animatamente del solito in cucina,mi diressi al piano superiore,in camera mia.

sono passate due ore dal mio rientro in casa e l'unica cosa che sono riuscita a fare è stata dormire e se non fosse stata per Agatha io in questo momento starei ancora dormendo.

Agatha dopo aver insistito tanto era riuscita a svegliarmi per avvisarmi che i miei genitori avevano necessità di parlarmi.

scendo lentamente le scale e arrivata in cucina mi abbandono contro lo schienale di una delle tante sedie che circondano il lunghissimo tavolo.

"quindi?" chiedo cercare di mantenere un tono calmo di fronte alle espressioni arrabbiate e malinconiche dei miei genitori,sembra quasi che per la prima volta abbiano paura della mia reazione.

li guardo e con il mento li incito una seconda volta a parlare.

mia madre rivolge uno sguardo a papà,che annuendo leggermente inizia a parlare e in quel preciso istante,lo sguardo dei miei genitori torna ad essere severo e duro.

papà prende parola e appoggiando entrambe le mani sul tavolo,mi rivolge uno sguardo pieno d'odio e rancore,lo sguardo che mi riserba da mesi ormai.

"Tuo fratello se n'è andato"annuncia

ho un groppo in gola,non so cosa voglia intendere con quelle parole,ma qualsiasi sia la cosa che lui voglia dirmi non è sicuramente positiva.

"Era da mesi che si lamentava della tristezza che abita questa casa,dell'ansia e del continuo vociferare in giro,lo hai visto benissimo anche tu,come lui dal primo momento che sono divenuto Governatore,non faccia altro che affrontarmi,si diverte nel trattarmi male e sai il perchè?sai per quale motivo ha deciso di andarsene?perchè è un codardo e non ha il coraggio di essere orgoglioso di me,è una frigna quel ragazzo e tu,sei uguale a lui"dice puntandomi un dito accusatorio addosso.

guardo mia madre,sperando che magari per la prima volta voglia difendermi e invece no,si era avvicinata a mio padre e gli aveva persino appoggiato una mano sulla spalla in segno di sostegno.
"sei sempre stata diversa da noi Lindsay,non hai mai avuto nessun senso di gratitudine nei nostri confronti,sei sempre stata una ribelle;mai stata fiera di come tuo padre sia diventato quello che è,mai".
non avevo mai sentito quelle parole uscire dalla bocca di madre e anche se ogni giorno mi ripetevo che era questo quello che loro pensano di me,avevo sempre sperato che alla fine,mi volessero bene,ma quello che mi avevano appena detto,dimostravano esattamente il contrario.

con le lacrime agli occhi,mi alzai dal tavolo e mi diressi fuori dalla cucina,ma all'improvviso una rabbia mista ad odio mi fece fare dietro front e tornai verso i miei genitori, a pochi passi da loro mi fermai di fronte a loro.

"Sapete,devo dirvi anche io qualcosa"dissi con le braccia conserte"Andate a fanculo,entrambi"

dopo di che,girai i tacchi e di corsa raggiunsi la mia camera chiudendomi a chiave dentro.

mi accasciai a terra e riprendendo fiato pensai a cosa fare e l'unica cosa che mi venne in mente fu Chad.

con le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro,presi un borsone e iniziai a buttarci dentro i primi vestiti che trovai.

lo richiusi e scacciando le lacrime dalle guance con i palmo della mano presi un respiro profondo,mi sistemai qualche ciocca di capelli da davanti gli occhi e raccogliendo tutto il denaro di cui disponevo,mi diressi verso il terrazzo della mia stanza e con un balzo scesi,cercando di fare meno rumore possibile.

ora voi immaginatevi una di quelle scene tipiche da film di spionaggio,avete presente?

dove il protagonista è in procinto di scappare,o magari durante un inseguimento e riesce addirittura a buttarsi giù?

perfetto,cancellatevi quell'idea dalla mente perchè in quanto ad agilità,io,faccio schifo.

rotolai a terra con un tonfo,degno di un elefante, mi alzai di scatto e dopo essermi sfregata via la terra umida dalle ginocchia inizia a correre.

"merda!" sussurrai quando mi resi conto di aver dimenticato il borsone,tornai indietro, lo raccolsi e corsi via come una lepre,no scherzo, assomigliavo di più ad un bradipo appena sveglio.

arrivata dal lato opposto della strada,mi ritrovai di fronte alla casa di Chad.

"Chad" sussurrai

"chad" sussurrai alzando leggermente la voce,ma niente
"chad!" urlai questa volta,ma è possibile?

"CHAD,MA ALLORA!" riprovai

ma mi pentii di questa mia scelta appena mi resi conto,che oltre alla casa di Chad si era illuminato tutto il viale.

ops.

LindsayWhere stories live. Discover now