Capitolo 3

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Ci siamo messe a guardare The Walking Dead, loro mangiano i Pop-Corn, e io le mie gallette.

Sento suonare la porta, e vado ad aprire.

E' la baby-sitter con mia sorella, è andata a prenderla a scuola e l'ha riaccompagnata a casa, come ogni giorno.

<Riki stasera c'è la festa per il compleanno di quello che mi piace, posso prendere dei tuoi vestiti?> mi chiede. Mi ha sempre chiamata Riki, non so perché.

<Vai. Non mettere troppo in disordine che poi tocca a me mettere apposto.> dico.

<GRAZIE!!> urla. Mai vista così contenta.

Corre in camera mia, e io mi rimetto sul divano a guardare la mia serie tv con le mie amiche.

Automaticamente ci addormentiamo tutte e quattro per un paio d'ore, finché non suonano al campanello.

Essendo casa mia, mi tocca anche andare ad aprire.

Apro la porta ed è il postino, mi da una lettera.

Il mittente è mio padre, quindi apro immediatamente la lettera.

''Tesori miei, so che è tanto che non ci vediamo ma non posso tornare a casa questo fine settimana, purtroppo sono pieno di scartoffie e non ho il tempo di venire fino a casa. Ho deciso di scrivervi una lettere invece di chiamarvi per dimostrarvi che penso a voi sempre, e che mi mancate. Mi dispiace tanto, verrò da voi il mese prossimo.

                                                                                                  Con affetto, papà.''

Sinceramente non mi importa, che c'entra, mi dispiace, ma sicuramente dispiacerà più a Hope che a me. Io ormai ho imparato ad aspettarmi queste cose.

Prendo il telefono e chiamo mia mamma per leggerle la lettera inviata da mio padre.

Dopo aver riaggaciato e deciso che avremmo detto insieme, a Hope di questo fatto, trno sul divano e sveglio le alltre. Chiedo se vogliono rimanere a cena, sono già le 19.30 e fuori piove, non me la sento di mandarle a casa con questa pioggia, e le invito anche a dormire. Ovviamente loro accettano, anche perché domani non abbiamo scuola per uno sciopero, quindi passeremo tutta la notte a guardare serie tv.

Torna mia mamma e insieme andiamo a dire a Hope quella notizia. Si mette a piangere e insieme la abbracciamo.

Dopo essersi calmata la portiamo in cucina per aiutare mamma a cucinare.

Siamo tutti a tavola finchè non ni arriva un messaggio sul telefono.

'Hei'. Numero sconosciuto.

'Chi sei?' chiedo.

'Oh, si scusa, sono Elihaj, vengo a scuola con te.'

'Mh, okay, e il mio numero?' chiedo.

'Un amico'

'Okay, non me lo vuoi dire. Però non parlo con gli aconosciuti. E ora devo andare a mangiare, ciao.'

'Ciao.' risponde.

Metto via il telefono e vado a mangiare, pasta al ragù, una piccola porzione.

Dopo aver cenato andiamo in camera mia e ci mettiamo a chiacchierare del più e del meno.

Passa un'ora, poi mia madre bussa alla mia porta.

<Sai chi mi ha chiesto di farle da avvocato?> chiede mia madre.

<Dimmi> dico.

<La tua professoressa di inglese. In realtà non è per lei, è per suo figlio...Damon, D...>

<Damian, mamma.> dico.

<Ah, lo conosci?>

<Oggi la prof ce lo ha presentato, ma che ha combinato?> chiedo.

<Una rissa, ha rotto il naso ad un ragazzo e questo gli ha fatto causa, niente di che.> ci spiega.

<Capisco. Ma chi ha iniziato la rissa?> chiedo.

<E' a questo che servono gli avvocati. Esamineremo tutte le prove, chiederemo ai testimoni eccetera.> mi dice.

<Va bene mamma, sono contenta per te, davvero.> dico.

<A dopo tesoro, io devo tornare in ufficio, attenta a Hope. Ciao ragazze.> dice

<Ciao> diciamo in coro.

Il tempo di chiudere la porta che le mie amiche già mi stanno guardano con una faccia pervertita e molto inquietante.

<Che c'è?> chiedo, preoccupata.

<Hai sentito quello che ha detto tua madre?> mi chiede Erika.

<Certo, e allora? Di certo non è perché è un cliente di mia madre che io mi ci metterò insieme, sappiatelo.>

<No però hai un motivo in più per vederlo.> dice Clara.

<Andiamo giù a guardare la serie tv, che è meglio.> dico.

Scendiamo e ci mettiamo a guardare The Walking Dead, la parte della puntata che non abbiamo visto a causa del nostro pisolino pomeridiamo.

A quel punto inizio a pensare, a mio padre, a mia sorella, anche a Damian, ho pensato al perchè abbia fatto ciò che ha fatto, perché si è messo così nei guai per un idiota che al massimo gli avrà lanciato una frecciatina.

Penso a come potrei io picchiare qualcuno, peso troppo poco anche per prendere una scatola di piccole cianfrusaglie.

Se mi allungo per prendere una cosa su uno scaffale mi si vedono talmente tanto le costole che neanche i professori ce la fanno a guardarmi, so di aver sbagliato a fare ciò che ho fatto, ma io volevo solo essere perfetta.

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