Capitolo 4: the Greenhorn

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Una volta saliti in macchina Dean mise su una cassetta dei Metallica alzando il volume.
Vide Castiel fissare la radio con una strana smorfia sul volto.
-chi guida sceglie la musica, novellino.-
Il suo partner alzò un sopracciglio e si voltò a fissare la strada che scorreva veloce.
La maggior parte del tragitto fu tutto così.
Il silenzio tra loro due, con la musica di sottofondo.
Ogni tanto Dean gli lanciava qualche occhiata e gli sembrava di vedere una smorfia annoiata e allora chiedeva qualcosa sulla sua vita.
-hai una ragazza?- gli chiese.
Castiel si voltò:-non sono interessato.-
-oh, un ragazzo allora?- si voltò per un secondo prima di tornare a fissare la strada.
-Va bene comunque.- terminò.
-lo so. - rispose semplicemente lui.
-quindi hai un ragazzo.- non era una domanda.
- no. Non mi interessano queste cose. Sono qui solo per la mia missione.-
Dean annuì restando in silenzio continuando a guidare.
Castiel lo fissò:-mi dispiace.-
-cos? Perché?- chiese Dean sconcertato.
-tu ci stavi provando con me. - disse come se fosse un'ovvietà.
Dean frenò all'improvviso e Castiel per poco non andò a sbattere contro il cruscotto della Chevy.
-ma sei pazzo? Io non ci stavo provando! Ho solo chiesto se avevi qualcuno, così per fare conversazione!- sbottò con gli occhi spalancati.
- oh. Ho frainteso. Le mie scuse.- la voce e lo sguardo imperturbabile che fece pensare a Dean che quello strano essere fosse un robot.
Il federale sospirò e ripartì come se niente fosse successo.
-tu hai una ragazza o un ragazzo?- Castiel interruppe la canzone "nothing else matters".
- no. - ammise:-ma ho una fratello che sembra una fidanzata gelosa.- ridacchiò.
Castiel annuì:-io ho un sacco di fratelli. Ma sono legato solo ad alcuni di loro. Gabriel e Balthazar.-
-quanti fratello hai?- chiese.
-troppi. Credo di non conoscerne neanche tutti.- ammise Castiel.
-wow. Tuo padre se l'è spassata alla grande.-
-non l'ho mai conosciuto. Sono pochi i miei fratelli che lo hanno conosciuto.-
-che brutta storia amico. Tua madre?-
Castiel si strinse nelle spalle:-non ne ho idea. Sono cresciuto con i miei due fratelli. Si sono occupati loro di me. -
Dean annuì:-lo stesso che ho fatto io con mio fratello.-
-la tua famiglia, Dean?-
- c'è solo mio fratello. Mia madre è morta anni fa. Ero solo un bambino di quattro anni. C'è stato un incendio e lei è bruciata viva. Mio padre era un poliziotto ed è morto vendicando mia madre.-
-anche la tua è una brutta storia.-
Dean alzò le spalle:-ormai è passato. Vivo il presente. È il modo migliore di andare avanti. Se si pensa troppo al passato non si vive più e quello prima o poi ti uccide. Lo ha fatto con mio padre.-
-sei un uomo saggio, Dean!- Fece notare Cas.
Dean rise:-sono tutto fuorché un uomo saggio.-
La conversazione finì lì fino a che non arrivarono a Carson City.













Dean fermò la macchina davanti alla stazione di polizia ed entrò seguito dal collega.
-sto cercando il detective Jeffrey E. Phares. Ho un appuntamento con lui per un suo caso di persona scomparsa.- spiegò Dean.
-un attimo prego.- sorrise la vice del detective facendo un grosso sorriso.
-ma certo. Mi siedo qui.- le fece vedere una sedia e poi ci si mise sopra.
Castiel lo imitò stando in silenzio.
Dopo pochi minuti la porta si aprì e i due federali videro un uomo autorevole che si guardava intorno e notandoli si avvicinò:-voi siete?- chiese.
Dean si alzò e così fece Castiel.
-agente speciale Winchester. FBI. Questo è il mio collega. L'agente Novak.-
Dean mostrò il suo distintivo.
Il detective annuì e guardò Castiel che lo fissava.
Dean alzò gli occhi al cielo e gli tirò una gomitata indicandogli il distintivo.
- oh. - si frugò nelle tasche interne e tirò fuori il suo mostrandolo al detective.
L'uomo alzò un sopracciglio dubbioso.
Dean si sporse per vedere meglio e notò che era al contrario.
Quindi lo prese e glielo mise tra le mani nel modo corretto:-è nuovo.- commentò Dean cercando una scusa per l'imbranataggine del collega. In fondo poi era vero. Quello era il suo primo giorno di lavoro.
-venite dentro. Il vostro capo mi ha avvisato del vostro arrivo. So che avete trovato la ragazza.- si sedette alla scrivania facendo un cenno ai due agenti di fare lo stesso.
I due accettarono l'invito.
-si, abbiamo trovato il suo corpo. È stata uccisa da un noto serial killer.-
- l'angelo?- chiese preoccupato il detective.
Dean annuì:-già. Può dirmi cosa ha scoperto della sua scomparsa?-
-tutto quello che so è che i genitori erano preoccupati per lei da qualche settimana. Era cambiata. Era andata fuori di testa. Diceva di parlare con gli angeli. Che un angelo voleva il suo permesso per non so fare cosa. Ma lei doveva sentirsi pronta e sicura della decisione. Hanno provato a farla vedere a qualche analista ma non è servito a niente. Neanche il prete sapeva cosa fare. E alla fine è sparita. Allontanamento volontario. Almeno questo è quello che sembra. non è stata rapita. Non sono stati chiesti riscatti ne niente. La sua famiglia non è di certo qualcuno che può permettersi un riscatto. Ha lasciato una lettera in cui ha scritto di avere fatto una scelta importante. Di aver accettato una proposta. Che era felice. Ma ai genitori non è bastato. L'hanno cercata e quando hanno capito che non potevano trovarla da soli sono venuti da me. Ma è stata tutta una perdita di tempo. Quella ragazza scompariva da ogni posto in cui veniva avvistata alla velocità della luce. Sembrava diventata un fantasma. E ora è morta a causa di un pazzo che si diverte a disegnare ali d'angelo alle sue vittime. È pazzesco.-
-già. Pazzesco.- concordò Dean.
-cosa pensate sia successo?- domandò il detective.
-pensiamo che abbia incontrato il nostro killer e lui l'abbia uccisa. Però la ragazza ha tentato di reagire. Secondo le prove probabilmente ancora prima che fosse aggredita. -
-quindi vuol dire che conosceva l'aggressore!- il detective prese una cartella e la porse ai due agenti:-qua dentro ci sono tutti gli amici, i parenti, i conoscenti e le persone che non poteva vedere. Magari trovate il colpevole tra di loro.-
-la ringrazio per queste informazioni.- sorrise Dean.
-è un piacere collaborare con voi. Tenetemi informato.-
-è un caso federale. Non possiamo parlarne con esterni. Già l'agente qui ha rivelato fin troppo...-
Dean lo guardò male schiacciandogli il piede con forza. Lui non mostrò nessuna espressione di dolore.
-faremo il possibile per tenerla informata.- Dean fece un sorriso angelico.
Il detective non ne era molto convinto ma lasciò la presa sulla cartelletta.
-grazie ancora per la sua collaborazione.- concluse Dean alzandosi.
-arrivederci.- li salutò lui.
Castiel si alzò e seguì il collega.













Una volta saliti in macchina Dean si lanciò in un lungo sproloquio su quanto era successo nell'ufficio del detective.
-ma ti sembra il caso di dire certe cose quando qualcuno si offriva volontario di darci informazioni? Sai quanto è raro? Di solito bisogna chiedere mandati su mandati! Lui invece ce li dava con la finta promessa di informazioni! E tu che fai? Gli dici che non gli avremmo detto un bel niente e che anzi avevo già parlato troppo? Sono anni che faccio questo lavoro! So cosa dire e cosa fare! Di certo non mi serve uno come te che fa andare tutto a puttane ripetendo il regolamento davanti a ogni persona con cui parliamo!- sbottò senza quasi mai prendere aria.
Castiel rimase in silenzio a fissarlo.
-chiedo scusa. Pensavo che avessi dimenticato il regolamento.-
-sono uno dei migliori agenti di Bobby e tu pensi che abbia dimenticato il regolamento? Tu sei il novellino! Dovresti imparare da quello che faccio! Non rompere le palle in questo modo! Jo non l'aveva fatto la prima volta. Non l'avrebbe mai fatto!- strepitò mettendo in moto.
- be, io non sono Jo. - esclamò Castiel scendendo dalla macchina e allontanandosi.
Dean lo guardò allontanarsi e sospirò sbattendo piano la fronte contro il volante dell'impala.
-che idiota.- sussurrò a se stesso.
Tornato poi a guardarlo lo vide voltarsi in giro con sguardo perso, come qualcuno che non sapeva dove andare. E infatti era proprio quello il motivo per cui si era fermato a pochi metri da dove era lui con la macchina.
Dean inserì la prima e si avvicinò a lui fermandosi davanti:-sali, dai.-
Castiel rimase fermo.
-per favore.-
Castiel continuò a restare fermo.
-scusa, ok? Non dovevo dirlo. Ora per favore potresti salire?- ci volle uno sforzo assurdo per dire quella frase.
Castiel parve capirlo. Parve capire che quello era il massimo delle scuse che poteva ricevere e quindi salì in macchina senza però rivolgergli la parola o voltarsi a guardarlo per tutto il resto del viaggio verso Los Angeles.













Arrivati in centrale Dean diede la cartella con tutti i nomi dei conoscenti della vittima ad Ash.
-trova dei collegamenti tra queste persone e la vittima. Qualsiasi indizio che può aiutarci a trovare l'assassino.- spiegò l'agente.
-agli ordini capo. Questo è per te. Luogo e ora dell'incontro con quel maniaco.- Ash gli allungò un foglietto bianco piegato in quattro.
-perfetto. Vediamo di risolvere questa situazione. Ottimo lavoro.-
- com'è andata?- chiese indicando con la testa Castiel.
-poteva andare meglio.- sussurrò scoraggiato Dean.
-davvero?-
-un po' è stata anche colpa mia.- concluse e si grattò la testa.
-che hai combinato, amico? Il tuo partner non sembra neanche in vena di farsi prendere un po' in giro. - Benny si avvicinò sedendosi sulla scrivania di Ash.
- ecco ... ho fatto una piccola cazzata, ma ho chiesto scusa.- ammise.
-a modo tuo immagino. Non è un gran che.- gli fece notare Ash che stava già cercando collegamenti schiacciando un'innumerevole quantità di tasti al suo PC.
-è stato anche troppo, lo conosci. Lui non chiede mai scusa.- sbuffò Benny.
-ve la finite?- borbottò offeso Dean.
-allora, che cosa hai fatto di così terrificante da chiedere scusa?- chiese Benny.
- l'ho ... gli ho detto ... che Jo non si sarebbe comportata così neanche se fosse appena arrivata.- sussurrò Dean abbassando lo sguardo.
-ahi, amico! L'hai fatta grossa.- Ash lo guardò con compatimento.
-fottiti.- si allontanò e si sedette alla scrivania allentandosi il nodo della cravatta che lo stava uccidendo.
Prese il telefono e vide che c'era un messaggio da parte di Crowley.
Lo lesse subito curioso e poi ridacchiò.
Diceva che già gli mancava l'essere al bar a bere dell'ottimo whiskey senza di lui. E gli chiedeva come andava al lavoro.
Dean gli rispose subito:"non dirlo a me. Un goccetto ora, farebbe proprio comodo. Qua è un inferno. Il mio nuovo partner non è propriamente l'ideale. A te come va il lavoro?"
Inviò e mentre aspettava la risposta guardò Castiel che stava leggendo alcuni file riguardo l'Angelo.
-stasera devo andare sotto copertura. Devo acciuffare un maniaco che adesca ragazzine. Ti va di venire con me?- chiese.
-se vuoi davvero che io venga.- esclamò lui.
-te lo sto chiedendo quindi vorrei che tu venissi, ma se non vuoi non c'è problema.-
-non ho detto questo.- replicò Castiel sempre senza guardarlo.
-bene, allora. Appena smontiamo andiamo nel luogo dell'incontro.-
-bene.- Castiel concluse così quella conversazione.

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