L'indomani ero riuscita ad arrivare in Università con dieci minuti di anticipo, dopo il trauma del giorno prima.
«Non fare cazzate» ripeteva continuamente Diana Davis mentre riordinava la casa. Bel modo di augurarmi buona fortuna. Ma ero ormai abituata al suo caratteraccio scontroso ( da mamma, se vogliamo dirla tutta ).«Ehi!» una voce alle mie spalle mi fece voltare con le sopracciglia aggrottate. Una ragazza dai capelli biondi e dagli occhi color cioccolata, mi stava porgendo un foglio con degli orari. «Ti è caduto questo» spiegò prima che lo afferrassi. Le sorrisi grata mentre lo rimettevo di nuovo a posto. Aveva un neo sul lato sinistro del labbro che catturava subito l'attenzione.
«Grazie mille, mi sento un po' spaesata» confessai imbarazzata mentre mi osservavo attorno. Lei fece semplicemente spallucce prima di rispondere.
«Anche io, stella. È il mio primo anno qui, sono una matricola» mi venne un po' da ridere all'appellativo che aveva usato, ma a sentire quelle parole mi sentii alleviata da tutta l'ansia e la preoccupazione che avevo in corpo. Almeno ho trovato qualcuno che è nelle mie stesse condizioni. «Quale facoltà stai frequentando?»
«Lingue e letterature straniere» risposi facendole un grosso sorriso. Vidi il suo viso illuminarsi.
«Anche io! Cosa segui oggi?»
«Letteratura inglese, linguistica generale e letteratura araba»
«Wow, tu sì che sei una matricola ben organizzata, io non ricordo neanche cosa devo seguire, ma forse letteratura inglese anche io» rise lei scuotendo la testa. La sua risata mi contagiò e dopo aver costatato che, in effetti, anche lei era diretta all'aula 201, ci incamminammo insieme. «Tu però non sei di qui» constatò lei mentre mi osservava col capo leggermente inclinato verso destra. Una ciocca di capelli le cadde sul viso e lei la scostò con uno sbuffo.
«Cazzo, mi hai scoperta» scherzai «Si sente molto?» chiesi. Lei annuì ed io sbuffai leggermente. Mia mamma mi aveva rotto l'anima con quelle benedette scuole di inglese e non erano servite a niente, glielo avrei riferito più tardi. «Napoli, Italia»
«Ma dai! Mio zio vive a Napoli!» esclamò entusiasta, poi sembrò ricomporsi. Mi piaceva molto il suo atteggiamento spontaneo e simpatico. «Comunque io sono Madison» mi porse la sua mano che affrettai ad afferrare.
«Io sono Audrey»
«È uno dei miei nomi preferiti!» se ne uscì lei voltandosi di scatto verso di me. «Mamma mia stella, già ti adoro» continuò e io scoppiai a ridere «Ehi, non prenderti gioco di me!» borbottò lei facendo finta di essere offesa. Finalmente arrivammo davanti alla famigerata classe di Letteratura inglese, e varcammo la soglia assieme tra risate e leggere spinte amichevoli.
**
«Quello è Colton, uno dei giocatori della squadra di basket dell'Università. Oh, e quello che è entrato ora è Travis, un altro giocatore della squadra...» da quando avevamo messo piede nella mensa dell'Università, Madison non aveva fatto altro che indicarmi ogni persona presente e dirmi metà della sua biografia. Non sapevo come facesse visto che era 'nuova' come me.
«Come fai a conoscere tutte queste persone?» le chiesi interrompendola. Lei si voltò con un enorme sorriso ed indicò un punto impreciso dietro di me.
«Lo vedi quello lì?» chiese. Seguii la sua traiettoria ed il mio sguardo si posò su un ragazzo dai capelli corvini e la pelle olivastra. Il suo viso era perfettamente curato ed il suo sorriso bianco si poneva in netto contrasto col colore della sua pelle. «Quello lì è Zayn Malik, mio fratello, playmaker della squadra di basket» alternai il mio sguardo tra i due e... dio mio erano completamente diversi!
«Ma com'è possibile...» sussurrai leggermente scioccata. Non c'avrei scommesso nulla sul fatto che fossero fratello e sorella.
«Lo so, lo so. In realtà mio padre ha sposato sua madre, quindi siamo fratellastri» fece spallucce sorridendomi. Ora si spiegava tutto. «Ma Zayn è praticamente mio fratello, non di sangue, ma abbiamo instaurato un rapporto meraviglioso e...» le parole di Madison diventarono improvvisamente irrilevanti quando nella mensa, la porta Sud alle spalle della bionda, sì aprì e la figura di un ragazzo varcò la soglia. In un primo momento non capii chi fosse, ma pian piano che si avvicinava al centro della sala, lo riconobbi. Era il ragazzo con cui mi ero scontrata il giorno prima. I suoi capelli ora cadevano liberi sulla sua fronte, ed avanzava a passo sicuro verso un gruppo di Cheerleader. «Audrey» la voce di Madison mi fece immediatamente ritornare alla realtà e portai subito il mio sguardo su di lei.
«Sisi, dimmi» risposi in fretta mentre portavo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non mi hai ascoltata, vero?» chiese con un sopracciglio alzato. Io feci spallucce mordendomi il labbro. Che imbarazzo. Facevo sempre delle figure di merda! «Non poserei per troppo tempo il mio sguardo su di lui» se ne uscì mentre si portava alla bocca una forchettata della sua insalata. La guardai confusa e lei alzò gli occhi al cielo. «Harry Styles, migliore amico di mio fratello, nonché Guardia del team. Oltre che per la sua bravura con la palla è conosciuto anche per la sua bravura con le donne» sbuffò «Ma è dannatamente e dolorosamente bello, anche se è un cazzone» continuò sporgendo di poco il labbro inferiore in un'espressione triste.
«Ma io non... cioè a me non interessa per niente. Ha solo, ehm, delle belle scarpe che volevo, ehm, vedere meglio. Sono per caso delle Jordan?» cercai di sviare il discorso. Ora penserà che sono una pazza da internare, ed in effetti...
«Oh, smettila Audrey! Sei credibile quanto l'eterosessualità di Shawn Mendes» borbottò portandosi un altro boccone della sua insalata, in bocca. La fulminai con lo sguardo ma allo stesso tempo mi scappò una risata involontaria. Quella bionda era un vero spasso.
«Maddy!» una voce a me sconosciuta mi fece aggrottare immediatamente le sopracciglia. Madison, invece, sembrò non essere sorpresa più di tanto, infatti alzò lo sguardo lasciandosi quasi scappare un leggero sbuffo.
«Fratellone» mormorò alzando gli occhi al cielo. Dal canto suo, colui di cui mi aveva parlato, Zayn, le stampò un bacio sulla fronte e la strinse in un abbraccio non troppo forte. «Dai, lo sai che mi dà fastidio quando fai così» lo rimproverò con uno sguardo di fuoco mentre si scostava leggermente da lui. In effetti parte della mensa aveva posato gli occhi su quella scena.
«Ma sei mia sorella, la mia piccina e devo farlo capire a tutti qui dentro. Se si avvicina qualcuno metti in pratica quelle mosse che ti ho fatto vedere la settimana scorsa e se qualcuno si è già fatto avanti, io gli romp...»
«La conosci Audrey? È nuova, l'ho conosciuta ieri» lo interruppe, prontamente, Madison afferrandogli la giacca di pelle che indossava. Il moro strinse prima gli occhi in due fessure, fulminandola per averlo interrotto, poi si rilassò di nuovo e si voltò verso di me scrutandomi attentamente. È per caso una radiografia?
«Piacere, Audrey» mi presentai velocemente per mettere fine a quella situazione imbarazzante. Lui afferrò con prontezza la mia mano in un gesto delicato ed allo stesso tempo duro.
«Zayn, suo fratello»
«L'avevo intuito»
«Senti Audrey, hai per caso visto se qualcuno si è avvicinato a mia sore...»
«Zayn!» esclamò la diretta interessata alzando le braccia al cielo. Lui sbuffò scuotendo la testa e con un leggero sorriso ironico sul volto.
«Tranquilla, ho capito!» le rispose facendo spallucce, poi si voltò verso di me. «Tu somigli tantissimo ad una ragazza che ieri ha visto un mio amico. Cioè la descrizione è proprio quella e pure il nome si somiglia» cominciò lui grattandosi leggermente la barba. Lo guardai con un'aria da finta confusa, ma avevo capito benissimo di chi si trattasse. E quindi ha parlato di me, mh? Ma che m'importa?! La devo seriamente smettere.
«Non saprei, ma non credo sia così» risposi in modo disinteressato mentre arricciavo una ciocca dei miei capelli tra le mani.
«Aspetta, ora risolviamo subito» sbottò con un enorme sorriso sulle labbra. Cosa vuole fare? Oh mamma, dimmi che non è quello che penso, ti prego... «Harry! Vieni un po' qua! La conosci Audrey? La nuova amica di mia sorella. Sai che somiglia un sacco a quella ragazza di cui ci stai parlando nonstop da ieri?» ed in quel momento, ecco che mi sentii sprofondare nella mia fossa abissale della vergogna, qualche centimetro in più rispetto alle altre volte.
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Limerence [h.s]
Fanfic"Era bastato uno sguardo, solo uno per incasinarle la mente. Il respiro le si era mozzato in gola e le sue labbra si erano socchiuse leggermente. Quella scarica elettrica appena provata era bastata a far restare entrambi sorpresi e confusi. Era stat...