Capitolo 2

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Dopo aver fatto mangiare Daniele, il sole non era ancora tramontato e decisi di fare due passi con lui sul lungomare. Avevo raccolto i capelli dopo la doccia con una coda alta, un maglione di cotone bianco e un paio di jeans e iniziai la camminata con il passeggino.
Le luci dei lampioni iniziavano ad accendersi in quei momenti, il rossore del tramonto però non li mostrava ancora completamente.
Non eravamo ancora in alta stagione, quindi giravano pochi turisti e gli abitanti della zona erano ancora a casa a cenare, visto che era abitudine locale farlo a ora più tarda.
Io con Daniele così piccolo e abitando da sola con lui, mi arrangiavo e approfittavo di quel lasso di tempo per godermi le vie quasi deserte e restare nei miei pensieri.
D'un tratto il coniglietto preferito cadde dalle mani di mio figlio e mi fermai a raccoglierlo proprio di fronte all'ingresso dell'hotel più illustre della zona e senza volerlo stavo momentaneamente ostruendo il passaggio.
Proprio in quel momento qualcuno aprì la porta per uscire e sentii: "Si vede che proprio il tuo passeggino e le porte d'ingresso non hanno un buon feeling" seguito da una risata.
Alzai la testa e raccolsi il peluche e vidi Fabio sorridente proprio di fronte a me.
Era in t-shirt e jeans, ma la maglietta era ben stretta da far intravedere i pettorali scolpiti e i bicipiti in bella mostra. Cercai lo stesso di mantenere lo sguardo sul suo viso per non far notare lo avessi subito squadrato.
Sorrisi "Beh magari era una manovra per bloccarti e non farmi seguire: cosa fai mi pedini? Tre incontri in una stessa giornata si chiama stalcking".
"Touché! Ma in realtà potrei accusare te di appostarti davanti al mio hotel per sequestro di persona". E ridendo continuò "Hai già cenato?"
"Si, diciamo che ogni giorno combatto per stabilire un nuovo record con le galline su chi mangia e va a letto prima. Sono ancora una schiappa però..."
"Se ti chiedo dove vai e se posso accompagnarti mi denunci? Non conosco nessuno e ero uscito per prendere una boccata d'aria"
Mi morsi il labbro e cercai di pensare il più velocemente possibile ad una scusa per non farlo venire insieme a me, ma non ne trovai in tempo. Mi aveva tolto dalle mani il coniglietto e già sorrideva a Daniele facendo ballare il peluche canticchiando e mio figlio a sua volta rispondeva con risata sonora e gorgheggi.
Rapita da quella scena risposi semplicemente "Stavo portando Daniele al parchetto.."
«non vedo l'ora di vederlo» e si affiancò a me.
Riprendemmo a camminare.
Proseguimmo qualche minuto in silenzio e dentro di me non facevo altro che chiedermi perché continuava a voler stare del tempo insieme ad una come me, in fondo non ero stata di molte parole stamattina. Non gli avevo permesso di conoscermi, non gli avevo fatto capire che ero attratta fisicamente da lui e soprattutto non ero forse neanche stata di grande compagnia. O forse magari non conoscendo nessuno, non voleva semplicemente stare da solo.
«È' lontano?»
«Sei già stanco?»
Saltellò sul posto simulando una corsetta «Faccio palestra io» e mi sorrise.
In quel momento pensai che fino a quel giorno era forse la prima persona che conoscessi che sorrideva così tanto, anche se pensavo la sua vita non fosse stata affatto semplice.
«Daniele facciamogli vedere di cosa siamo capaci» e corsi un po' col passeggino facendomi strada tra i passanti che mi guardavano male e si spostavano perplessi sentendo le risate di Daniele, il suono delle ruote del passeggino e le urletta che facevo a mia volta.
Lui mi corse dietro e mi sorpassò e voltandosi verso di me, facendo la linguaccia. Neanche volendo sarebbe riuscito ad essere brutto: anche con le smorfie del suo viso era lo stesso meraviglioso.
Rallentammo entrambi e scoppiammo in una risata e finalmente arrivammo al parchetto.
Il sole era ormai tramontato del tutto e i lampioni e la luna illuminavano un cielo blu limpido senza nuvole.
«Vieni spesso qui?»
«Si. Quasi ogni sera. È' tranquillo e smaltisco lo stress della giornata»
«Nessuno direbbe che sei stressata!»
«Vieni a casa mia anche solo qualche ora e vedi se non sei stressato pure tu» sorrisi.
Io che sorrido? Ma sono davvero io?
«Spingo io questo campione» e iniziò a spingere l'altalena dove avevo messo a sedere Daniele.
«L'altalena è la mia preferita: ti fa provare l'ebrezza di volare»
«Si ma anche di cadere»
«Come diceva Schopenhauer:"La vita è un pendolo che oscilla tra dolore e noia"
«Dei giorni felici della nostra vita ci accorgiamo solo quando hanno ormai lasciato il posto a giorni infelici." »
«E questo è uno di quei giorni felici?» chiesi ingenuamente.
«Me lo dirai in un tuo giorno infelice» e la risata sonora di Daniele mi fece capire che forse aveva ragione.

La serata trascorse piacevole, Daniele si era addormentato col movimento dolce del passeggino, mentre io e Fabio camminavamo vicino alla spiaggia.
Era ormai tardi, ma il tempo sembrava essersi fermato e i miei pensieri negativi avevano lasciato posto a quelli positivi e leggeri della notte.
Non parlammo di noi e della nostra vita e forse proprio per questo motivo entrambi eravamo più tranquilli e rilassati e riuscimmo a goderci ogni momento divertente che si creava.
Mi accompagnò fin sotto casa.
«So che non dovrei dirlo, però sono stata bene..»
«Abiti qui?»
«Si.. Da quando Daniele era appena nato»
«Io sono qui per lavoro e resterò un mesetto in quel l'albergo dove ci siamo incontrati.»
Ma lavori nella mia azienda?»
Abbiamo una collaborazione, ma ancora nulla di deciso»
Capisco. E tra un mese cosa farai?»
Signora Paola com'è curiosa!!»
Ma noooo.. Ioooo... »
Uffa! Come sei sulla difensiva. Scherzavo! Il fatto è che tra un mese non lo so nemmeno io dove sarò. Ho dato la colpa a te semplicemente perché sono il primo che non lo sa. Con mia figlia sicuramente, dove e come, solo ai posteri l'ardua sentenza» e sorrise.
Ok.. Hai ragione, ho questo brutto vizio di correre sempre troppo con la mente.. Forse aveva ragione il tuo amico Schopenauer!»
Ahahah vedi.. Ho conoscenze alte io!.. Buonanotte Paola»
Buonanotte Fabio» Si avvicinò a me e risentii il suo profumo di quella mattina e un brivido mi percorse la schiena. Mi guardò negli occhi e poi mi diede un bacio sulla guancia. Poi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò « Anch'io sono stato bene.. Sssssh! Non dirlo a nessuno» mi sorrise al chiaro di luna si voltò e se ne andò a piedi verso l'hotel.

Misi a letto Daniele e andai sul balcone per fumarmi una sigaretta come tutte le sere.
Faceva freschino e dopo essermi cambiata mettendo il pigiama mi misi una felpa e tirai su il cappuccio. Qualche macchina passava ed era l'unico rumore che si sentiva e il silenzio mi dava modo di pensare alla giornata. Avevo preso il cellulare per fare la mia solita partita a candy Crush che mi conciliava il sonno ma questa volta sapevo che non mi sarei riuscita ad addormentare facilmente. Troppi pensieri su quello che era successo. Accesi la sigaretta guardando il cielo appoggiata al balcone e a ogni boccata involontariamente facevo un respiro. Non ci eravamo scambiati i numeri, non ci eravamo detti se ci saremmo rivisti eppure pensavo a Fabio e mi chiedevo se lo avessi mai incontrato nuovamente.

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