Capitolo 3

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La mattina successiva la sveglia suonò puntuale, preparai Daniele e dopo avergli dato il latte e assicurato nel suo seggiolone con i suoi giochini, mi preparai per uscire ma stavolta, a distanza di tempo, lo feci con una cura minuziosa. Misi pantalone e camicia e dedicai particolare attenzione al trucco e ai capelli e decisi di ripercorrere la strada ancora a piedi come il giorno precedente.
A differenza degli altri giorni mi guardavo in giro in cerca di un viso familiare ma invano.
Arrivai in in ufficio ma stavolta non incontrai nessuno.
Il lavoro si svolse regolarmente dando maggiore attenzione al nuovo cliente affidato mi e mi scambiai alcune mail con l'amministratore delegato della Comodor che si mostrava soddisfatto delle mie idee e così contenta dimenticai la delusione del mancato incontro con Fabio.
Anche la solita passeggiata la sera fino al parco giochi passando davanti all'hotel, non aveva dato i risultati sperati e mi sedetti sull'altalena riflettendo sulla serata precedente. Forse aveva ragione sul fatto che si è felici senza saperlo e lo si riconosce il giorno in cui si è tristi.
Mentre Daniele era tranquillo nel passeggino, inizia a dondolarmi sull'altalena e guardai l'orizzonte che si alzava e abbassava a seconda dell'altezza del seggiolino.
«Mamma mia che muso lungo stasera»
Mi voltai di scatto quasi cadendo e lo vidi. Era lì in piedi alle ingresso del parco giochi, con un paio di jeans e una camicia chiara con le maniche arrotolate.
credo che non ti serva una spinta in più , altrimenti potresti fare il giro della morte per quanto vai veloce!» e sorridendo si avvicinò prima a Daniele accarezzandolo sulla testa e poi venne a sedersi nel posto libero vicino al mio e iniziò a dondolarsi anche lui.
Non so perché ma speravo di trovarti qui. Altrimenti mi sarei dovuto appostare sotto casa tua e avrei dovuto portarmi una sedia.. Che avrei dovuto rubare all'hotel.. Non sarebbe stato facile portarla fuori dall'albergo con nonchalanche davanti alla reception.. Così mi avrebbero fermato e mi avrebbero arrestato.. Vai tu a spiegare il perché del mio gesto davanti alla corte.. "Signor giudice non volevo: non avevo il suo numero di telefono tutto qui! Io non c'entro" » rise.
Trovo tutto alquanto realistico: dì un po' lo avevi già fatto prima?» lo presi in giro.
Ovvio! Il mio lavoro è nascondere le sedie degli alberghi e una volta scoperto cambiare alloggio e ricominciare. Ho un'intera collezione di sedute vintage nel garage...»
Vieni ti faccio vedere una cosa..» mi prese un braccio e mi fece scendere dall'altalena. Mi indicò un punto della costa sul mare. « Mi hanno detto che li c'è una spiaggia nascosta con una caverna: il posto adatto dove nascondere altre sedie. Domani è sabato mi accompagni a seppellire il mio "tesoro"?Non accetto un no come risposta altrimenti avrai sulla coscienza un uomo in galera al freddo e al gelo?» sorrise e mi guardò. Il lampione illuminò i suoi lineamenti perfetti e non riuscii a dirgli di no, o forse neanche avrei voluto dargli una risposta negativa.

La mattina dopo trovai Fabio ad aspettarmi sotto casa, mi misi un costume nero e un abito leggero sopra, preparai Daniele, cappellino sulla testa e scesi di corsa le scale prendendo il passeggino che lasciavo bordo rampa per non portarlo su e giù tutte le volte.
«Pronta?»
«si scusa se ti ho fatto aspettare, ma ogni volta prepararsi richiede una buona bravura a tetris e spesso cause avverse non ti permettono di rispettare i tempi, anche se con larghi anticipi»
«Certo che lo so, mia figlia ha solo 5 anni ed è pressoché simile» sorrise.
È vero sua figlia. Avevo quasi completamente dimenticato ne avesse una. Avendo cercato sempre meno di parlare della mia vita privata, avevo anche evitato di fare domande a lui. Quindi tacqui per evitare di andare avanti con il discorso.
Andiamo in macchina, arriveremo subito. Oppure preferisci camminare?»
È' uguale. Meglio camminare dai, è una così bella giornata che ce la godiamo tutta» e poi sinceramente mi piace stare in sua compagnia che avrei preferito  allungare i tempi. Ma questo ovviamente l'avevo solo pensato.  Dopo una bella passeggiata arrivammo davanti a un cancello con la scritta 'vietato entrare. Proprietà privata' e lo guardai.
E adesso?»
Adesso apriamo e proseguiamo»
Ma il cartello..?»
Eh su.. Che sarà mai..» continuò « al massimo diciamo che non siamo italiani e non abbiamo capito la scritta. Oppure diciamo che non sappiamo leggere.. Oppure che ci ha costretti Daniele...»
Era sbalorditivo la semplicità è la gioia con cui affrontava la vita e la sentivo trasmessa fin dentro le mie ossa. Non obiettai e lo seguii.
Daniele si era addormentato cullato dalla lunga passeggiata, quindi lo lasciai dormire nel passeggino e lo misi sotto l'ombra di un albero vicino al mare.
Il sole splendeva caldo e un leggero venticello rinfrescava l'aria e rendeva la giornata adatta alla spiaggia.
Si tolse la t-shirt e rimase a petto nudo con i bermuda a tinta unita: il suo fisico avrebbe fatto invidia anche a un bagnino di "baywatch".
Prese la crema solare e iniziò a spalmarsela sui pettorali e io per non farmi vedere incantata davanti a quella scena iniziai a cercare qualcosa di immaginario nella borsa.
Presi coraggio, mi tolsi il vestito e rimasi in costume e mi diressi a bagnare i piedi sul bagnasciuga voltandogli le spalle per non farmi vedere imbarazzata.
D'un tratto sentii delle gocce fredde sulla schiena: era Fabio che mi stava schizzando con l'acqua ridendo:
«Ehi che fai la seria?! Non è giornata che darà spazio ai pensieri questa»
«che fai? Vuoi la guerra?» e gli corso incontro muovendo l'acqua con le mani per bagnarlo.
Mi prese di peso e cercai di divincolarmi ma invano: era più forte di me e mi ritrovai poco dopo interamente nell'acqua. Mi rialzai completamente bagnata e con le mani cercavo di asciugare gli occhi perché ormai non vedevo più nulla ma non feci in tempo di capire dove mi trovavo che già mi aveva cinto nuovamente la vita e mi strinse a se.
Eravamo così vicini e quando riuscii a riaprire gli occhi lo vidi così vicino e abbassai lo sguardo sperando che la luce del sole non mostrasse il rossore che in quel momento provai sul viso.
Durò pochi secondi ma per me furono un'eternità. Forse capì il mio imbarazzo e mollò la presa e si tuffò in acqua.
Mi abbassai e rimasi sott'acqua con tutto il corpo cercando di riprendere fiato e lo raggiunsi dando un occhio al passeggino controllando se Daniele in quel frastuono non si fosse svegliato, ma tutto taceva e quindi riacquistai la sicurezza della situazione.
Rimanemmo in ammollo un po di tempo, facendoci i dispetti con schizzi e spintoni: mi sentivo una bambina, una bambina felice.
Tornammo a riva e sistemammo i teli all'ombra e ci sedemmo a guardare il mare, piatto e lucente al sole.
Driiiiinnnn
Driiiiinnnn
Era il mio cellulare. E chi poteva mai essere? Era un numero sconosciuto.
Mi alzai e mi allontanai di qualche metro per rispondere.
«pronto?»
Silenzio.
«pronto?»
«pronto?»
Un sospiro all'altro capo del telefono.
ti ho trovata finalmente?» era una voce familiare troppo familiare da riconoscerla subito. Era Claudio e sentii il cuore fermarsi.
Come hai fatto ad avere il mio numero? L'avevo cambiato..»
È' stato facile. Ho chiamato i tuoi genitori e con una scusa me lo sono fatta dare. Dove sei? Perché non sei tornata a casa loro? » il suo tono era cambiato ed era diventato più astioso. Era sempre stato burbero e non accettava mai non avere il pieno controllo delle situazioni. Lo faceva arrabbiare.
Cosa hai detto ai miei???» urlai. Fabio si voltò a guardarmi con un viso preoccupato.
Niente.. Ma dimmi dove sei? Con chi sei? Non farmi incazzare che già lo sono! Vengo a prenderti se non torni subito indietro. Dobbiamo parlare.. Sei sparita e non mi è affatto piaciuto. Sono passati troppi mesi e ora DEVI tornare!» mi urlò.
Non mi puoi dire cosa devo o non devo fare. Non hai più diritti su di me. Ci siamo lasciati non ricordi?»
Tu mi hai lasciato!»
E tu sai anche perché!»
Non puoi sfuggirmi.. Tu sei mia e non ti permetto..» Riagganciai e spensi subito il telefono e iniziai a piangere voltando le spalle a Fabio per non farmi vedere.
Tutto bene?» mi chiese alle mie spalle. Aveva visto il mio turbamento e si era avvicinato per assicurarsi che stessi bene. Senza voltarmi dissi «Si» con un filo di voce e con una mano cercai di asciugare le lacrime che sgorgavano a fiumi.  Senza dire una parola mi abbracciò forte la vita è sentii la sua pelle umida che cingeva la mia. Non dissi nulla e chiusi gli occhi assaporando tutto il calore che quello sconosciuto sapeva darmi.   
Daniele si svegliò, sciolsi l'abbraccio e lentamente andai da mio figlio, lo presi in braccio, posai il telefono spento in borsa e mi diressi vicino al mare facendogli bagnare i piedini e iniziò a ridere.
Fabio senza dire una parola iniziò a giocare con noi e continuai a trascorrere la giornata cercando di non pensare a Claudio.
D'un tratto si annuvolò e il vento iniziò a spirare dal mare.
«E' un acquazzone.. Arriva dal mare.. Dobbiamo scappare prima che ci bagniamo!» urlò Fabio e mi prese per mano e mi fece uscire di corsa dall'acqua e incominciammo a raccogliere tutte le nostre cose dopo aver messo al sicuro Daniele nel suo passeggino e coperto con una copertina.
Mentre stavo mettendo l'ultima cosa in borsa iniziai a sentire un gocciolone sul viso e guardai Fabio. Mettemmo le ciabatte ai piedi e goffamente sulla sabbia cercammo di correre fino al cancello attraversando la pineta. Con una mano spingeva lui il passeggino, con l'altra teneva stretta la mia mano.
gli acquazzoni qui sono brevi ma veramente intensi.. Potrebbe anche grandinare.. Dobbiamo sbrigarci»
Io in silenzio lo seguii.. Ero tranquilla con lui.. Non sapevo perché ma mi fidavo ciecamente.
Arrivati al cancello però una amara sorpresa. Qualcuno avendolo visto aperto probabilmente aveva richiuso a chiave e non potevamo uscire.
Iniziò a piovere fortissimo, e intorno a noi al di qua del cancello non c'era alcuna copertura sicura mentre dall'altra parte della porta c'era un portone di una casa che poteva ripararci.
«Dobbiamo scavalcare! »
«Ma come facciamo?? E Daniele? Il passeggino?»
«il passeggino lo recuperiamo dopo.. Ora ti aiuto a scavalcare e poi ti passo Daniele!»
Mio figlio iniziò a piangere sia per il tono alto che usavamo sia per il forte scrosciare dell'acqua con i tuoni annessi.
«Prima metti un piede li.. Poi ti appoggi alla sbarra e ti giri.. Dammi la mano ti aiuto»
Con leggerezza mi sollevò in un secondo e già fui al di là del cancello.
Prese un telo mare e avvolse Daniele per ripararlo il più possibile dall'acqua e lo sollevò in alto e afferrandolo lo strinsi forte al mio petto.
Restai li qualche secondo per guardare Fabio e cercare di capire come aiutarlo, ma lui mi urlò « corri là sotto.. Adesso arrivo!» e corsi al riparo.
Lanciò le borse al di là del cancello.
Iniziò a grandinare forte: chicchi di ghiaccio grossi come acini d'uva iniziarono a cadere fragorosamente sul suolo.
Fabio non avendo l'aiuto iniziale di appoggio ci stava mettendo molto tempo ed era ancora lì.
Si tolse le ciabatte, prese la rincorsa e finalmente riuscì a scavalcare e mi raggiunse.
Aveva molti segni rossi e delle macchie di sangue sulla schiena e sui piedi ma lui non se ne preoccupava affatto. Il suo pensiero principale era quello di vedere se io e Daniele stavamo bene.
«Si.. Si.. Tutto ok.. Ma tu sei ferito? Come va?»
«Non ti preoccupare. Sto bene! » e iniziò a ridere.
La sua risata fu contagiosa: iniziai a ridere anch'io e Daniele che si era calmato con il suo ciuccio ci guardava perplesso.
«meno male che siamo scappati!»
«ma come facevi a saperlo?»
intuito!»
Seeee... Intuito?!»
In estate avevo lavorato come aiutante bagnino. Quando il capo avvertiva il cambio di vento mi mandava a chiudere in spiaggia tutti gli ombrelloni per evitare che volassero via o si rompessero. Non sai quante grandini e acquazzoni ho dovuto prendermi sulla testa! Avevo imparato ad essere veloce..»
Presi un asciugamano abbastanza asciutta dalla borsa e avvolsi Daniele ma io iniziai a tremare perché eravamo tutti completamente bagnati.
«chiamo in albergo e ci facciamo venire a prendere. Il passeggino tornerò dopo a prenderlo.»
Prese il cellulare che per fortuna non si era bagnato e telefonò.
«pronto.. Sono il sig. De Carlo.. Volevo chiedere se potevate venire a prendermi.. Si.. Sono alla caletta privata.. Si quella.. Può portare tre asciugamani.. Si.. Grazie» e riagganciò.
In quei pochi minuti di attesa rimanemmo vicini per cercare di scaldarci. Rimanemmo in silenzio e ci guardavamo sorridendo.
L'auto arrivò e salimmo coprendoci con gli asciugamani
«mi spiace signor De Carlo» disse l'autista « per questo spiacevole inconveniente. Ho fatto il più veloce che potevo»
«non ti preoccupare Oscar, va tutto bene» poi si voltò verso di me « vieni in camera mia, appena smette ti riaccompagno a casa, però almeno ti asciughi.»
Annuii in balia degli eventi: tutto stava sfuggendo al mio controllo.
Arrivammo alla hall e Fabio prese la sua chiave e ci dirigemmo all'ascensore, la sua camera era all'ultimo piano.
Era una suite con enormi vetrate che mostravano tutto il panorama, un letto enorme, mobili ricercati, plasma 50pollici: tutto un lusso sfrenato.
Si tolse la maglietta bagnata e la lanciò vicino alla porta del bagno e si avvolse con una coperta. Daniele dormiva e lo appoggiai in mezzo al lettone e lo coprii con le coperte calde.
«vai prima tu a farti una doccia.. Intanto vedo di prenderti qualche mio vestito da prestarti.»
Entrai in questo bagno gigante, con una vasca idromassaggio, una doccia e due lavandini. Era più grande di tutta casa mia in arredamento moderno e sofisticato.
Mi tolsi i vestiti fradici e entrai nella doccia bollente sentendomi subito meglio.
Il vapore caldo mi riscaldò le ossa e dopo essermi sciacquata mi avvolsi con un accappatoio bianco morbidissimo.
Tornai nella stanza e trovai una T-shirt, un pantalone della tuta e una felpa appoggiati sul letto.
«Cambiati pure qui. Vado a docciarmi anche io prima che mi viene un malanno» e mi sorrise chiudendosi la porta alle spalle.
Infilai i suoi vestiti e sentii il suo profumo sulla mia pelle e chiusi gli occhi estasiata appoggiandomi sul letto vicino a Daniele e senza accorgermene mi addormentai.

Quando aprii gli occhi mi resi conto che non ero a casa mia. Mi guardai intorno, Daniele ancora dormiva anche se da lì a poco avrebbe dovuto mangiare.
Scesi dal letto e cercai Fabio, ma non era più in doccia. Mi voltai per vedere sul divano ma non era nemmeno li. Vicino alla porta c'era il nostro passeggino, mi avvicinai e vidi che era asciutto e sopravvissuto alla grandine: mi chiedevo come facesse già ad essere in camera. Probabilmente Fabio vedendo che mi ero addormentata era uscito a prenderlo. Sul tavolo c'era un vassoio pieno di cose da mangiare, tre tipi diversi di latte per Daniele e un biglietto: " spero non ti dispiaccia ma ti ho preso da mangiare e ho tentato di capire quale fosse il latte giusto per Daniele. Sono dovuto uscire per un impegno, spero di ritrovarti qui quando tornerò. Nel frattempo ti ho fatto asciugare i tuoi vestiti e ho fatto recuperare il passeggino. Aspettami per favore. A dopo ps. Questo è il mio numero e quest'altro e' quello della reception per qualsiasi cosa tu abbia bisogno. Fabio "
Notai il pacchetto da tintoria sul bracciolo del divano, lo aprii e trovai i nostri vestiti lavati e stirati, mi cambiai e mangiai una pizzetta sedendomi sulla scrivania guardandomi allo specchio.
Ma era vero quel ragazzo? Daniele iniziò a muoversi presi il latte e glielo diedi intanto ️pensavo su cosa avrei dovuto fare. Aspettarlo o non aspettarlo?
Appena ebbe finito, lo adagiai tra due cuscini sul letto e presi il cellulare dalla borsa per salvare il numero di Fabio: trovandolo spento mi rivenne alla mente del perché lo avessi fatto e della telefonata con Claudio. Iniziai a sentire il cuore battere sempre più forte e guardai il mio cucciolo giocherellare beatamente con le sue mani e gorgheggiava soddisfatto per la sua pancia appena riempita. Sospirai e andai alla finestra. Un uragano di emozioni mi stava travolgendo in quel momento: la sensazione di pace e benessere che mi trasmetteva Fabio con mille accortezze conoscendolo da così poco tempo e l'ansia mista a preoccupazione e timore che provavo pensando a Claudio ma soprattutto paura una volta che avrebbe scoperto l'esistenza di suo figlio. E se me lo portava via? E se ci faceva del male? Guardai il cielo che si era schiarito e le nuvole erano diventate rade.
Sentii delle voci giù in strada. Era Fabio e stava parlando con una donna. Chi era? Si guardavano negli occhi e i toni e gli sguardi erano pacati. E se fosse stato fidanzato e il suo modo di fare con me era tutta una finzione? Ormai ero capace a non fidarmi di nessuno perché questa volta sarebbe stata differente? Nel dubbio decisi di uscire prima che salisse e mi trovasse ancora li.
Presi le mie cose, misi Daniele nel passeggino e presi un foglio dal block notes sul tavolo e scrissi: "mi spiace ma devo andare, non posso però fare a meno di ringraziarti per quello che hai fatto per noi oggi. Il mio numero è questo in modo tale da non incontrarci/scontrarci per caso. Ciao "
Mi avvicinai alla porta per uscire quando ci ripensai, forse era il caso di scrivere solo grazie. E togliere tutto il resto. Appallottolai il foglietto e lo buttai nel cestino sotto la scrivania. Riscrissi solo "devo andare, ma grazie di tutto" e corsi verso l'uscita. Appena mi chiusi la porta alle spalle, sentii il suono del l'ascensore che saliva, il cuore iniziò a battere forte e corsi alla fine del corridoio. Feci appena in tempo a girare l'angolo che sentii le porte aprirsi. Sbirciai furtivamente da dietro l'angolo.
Era tranquillo, occhiali da sole sopra la testa, t-shirt bianca e bermuda verde militare. Stringeva tra le mani un sacchetto di carta. Non avrei mai saputo il contenuto. Con il cuore in gola mi voltai e senza farmi vedere tornai a casa silenziosamente.
Misi a letto Daniele e andai a fumare una sigaretta sul balcone quella sera più pensierosa che mai. Ripensai agli attimi della giornata e continuavo a domandarmi chi fosse quella donna così bella e così in sintonia con lui. Ero gelosa di un uomo è quell'uomo non era nemmeno il mio.

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Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questi primi 3 capitoli.. spero vi stia piacendo😊

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