5. Solo conoscenti

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Vuoto.

Non appena mi accorgo di essere la persona più irresponsabile di questo mondo, e che Song Kyung Il sta girando per casa mia senza maglia come se nulla fosse, il vuoto si sparge nella mia mente, facendomi sentire -non solo una poco di buono- ma anche una completa deficiente. — Cosa è successo ieri sera? —, è la domanda che mi ripeto da tre lunghissime ore.

O, almeno, a me sembrano essere passate ore da quando ho aperto gli occhi, ma in realtà saranno si e no cinque minuti.

Mal di testa.

Un enorme, orribile, lacerante dolore alla tesa mi sta annebbiando la vista nemmeno come quando Ji An decide di cucinare qualcosa, e prontamente fa scoppiare la cucina.

Una brutta sensazione.

Sento come se qui ieri sera fosse successo il putiferio, ma difatti non riesco proprio a ricordare nulla.

Niente, zero assoluto.

Eppure... perché stamattina (si fa per dire, sarà ormai mezzo giorno) mi sono ritrovata accanto proprio lui?

— Yeo Jin, riprenditi —, sputa acido Jae Ho, stravaccato sul mio divano, intento a mangiare delle patatine.

Delle patatine -tralaltro- rubate dalla mia credenza.

Aish, ma che dico... non è questo il momento di pensare alle patatine!

— Cosa è successo ieri sera? —, ripeto, mentre la figura di Jay Min che esce dal mio bagno si palesa in salotto, con in mano il mio dentifricio.

— Yeo Jin, ho usato lo spazzolino nuovo ancora inscatolato. —, mi avverte un secondo dopo, con la bocca tutta impastata, tornandosene da dove era venuta.

Io mantengo sempre lo sguardo fisso nel vuoto. — Perché non ricordo niente?

Nessuna risposta.

Al che la piccola figura di Yi Jeong corre fuori dalla cucina e urla: — Yeo Jin, ma è possibile che hai tutte le pentole sporche?

Non riesco più a trattenermi, così faccio altrettanto, alzandomi da terra e stringendo i pugni. — Qualcuno mi può spiegare cosa è accaduto qui, in questa stanza, ieri notte?!

... silenzio.

L'unico che si degna di dire qualcosa sembra essere proprio il mio socio, il quale mi passa dietro e poggia un braccio sulla mia spalla, come se potessi reggere il suo peso da bisonte obeso. — Le solite cose, Yeo Jinnie —, mi risponde tutto tranquillo, con fare così disinvolto che quasi quasi lo colpisco con il divano.

— In che senso le solite cose?! —, non mi trattengo dal domandare, mentre lui alza le spalle e si butta a pesce sopra Jae Ho, schiacciandolo. — Yah!

— Aish, fa silenzio, sei troppo rumorosa —, al contrario di quello che mi aspettavo, colui che parla non è Kyung Il.

Eh già...

Perché qui, di fianco a me, sembra essersi alzata una figura a cui -fino a dieci minuti prima- non avevo ancora rivolto la minima attenzione.

Mi volto verso destra con uno strano tic all'occhio, pronta a fucilare chiunue abbia osato dire una cosa del genere ad una me ancora mezza addormentata e, soprattutto, con i postumi di un'orribile sbornia ancora da smalitire.

Ma quando mi ritrovo faccia a faccia con l'espressione contrariata di Na Do Kyun sgrano subito gli occhi e porto le mani alla bocca.

L'idea di correre via da questo appartamento e trasferirmi in un'altra città mi passa per la mente. Detta in questo modo sembra anche abbastanza convincente, tanto che quasi quasi lo faccio davvero.

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