6. Mancato stravolgimento (o forse no?)

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Probabilmente nella mia vita ho fatto tante magre figure. Ma proprio tante.
Di cui la maggior parte involontarie, questo è certo, però... niente riuscirà mai a battere quella fatta davanti a lui...

Na Do Kyun.

Già, e -come se non bastasse- oggi dovrò studiare faccia a faccia con quel bellissimo ragazzo che, grazie al mio caro socio Kyung Il, mi dovrà fare da tutor per non so esattamente quanto tempo.

Ma non posso scaricare tutta la colpa su mr. Song; in realtà... sono stata io a chiedergli aiuto per prima.

Come farò?

Non ne ho la minima idea; non chiedetemelo, perché non lo so... non so come potrò rimanere seria, senza imbarazzarmi o meno...
Non so come farò a pronunciare una semplice parola, senza cominciare a balbettare, arrossire o sudare...
Non so come farò a guardarlo negli occhi, perché il solo pensiero di me -anzi, della mia faccia- a nemmeno cinque centimetri di distanza dalla sua invada la mia mente, mandando il mio cervello in tilt.

Voglio sprofondare.

Anche se, guardando l'altro lato della medaglia, non è colpa mia se Axel non è tanto normale, giusto? È solo un cucciolo, dopotutto... un adorabile cucciolo, aggiungerei. E nemmeno che lui si trovasse lì, in quell'esatto punto, è colpa mia. Lui si è apprestato a soccorrermi, e -anche se di ciò gli sarò infinitamente grata per tutta la vita- niente mi toglierà dalla mente la sensazione di imbarazzo che ho provato in quel momento.

Già...

Ma ciò che più mi tormenta la vita, è quella frase; pronunciata da Jae Ho in un modo talmente ambiguo che nemmeno Kyung Il quando si lecca la panna dal labbro inferiore.

"Gliel'hai strappata via tu, ieri sera."

Santo cielo... ma cosa mi deve essere passato per la testa di così malsano da portarmi a fare una cosa del genere?

Niente, non credo esista un pensiero del genere!
In più, mettendo da parte il tasto dolente chocolate abs, mi viene spontaneo domandarmi: com'è che ho finito io per indossare quella maglia?

— Aish, no, non lo so e non lo voglio sapere! mi dispero, lasciandomi letteralmente cadere sul bancone.

Davvero, ormai credo di aver raggiunto l'apice del disagio con quel ragazzo. Lo conosco soltanto da una settimana e non posso negare di essermi mostrata per quello che generalmente non sono. Quel lato di me che tendo sempre a nascondere... almeno finché non prendo confidenza.

Perché sì, da quell'accaduto è passata una settimana, e -per un motivo o per un altro- di Na Do Kyun nessuna traccia.

Né una chiamata, né un messaggio.
Alla fine l'interesse è anche per metà suo, no? Non lo pagherò di certo per avermi prestato una sua maglietta inconsapevolmente.

Mi volto verso Ji An, sprizzante di gioia come sempr-

No, aspettate, adesso che la guardo bene, sembra abbastanza alterata.
Anzi, no, più che alterata mi sembra che stia per lanciare una tazzina contro qualcosa, verso un punto ancora a me sconosciuto, pronta a togliersi la divisa. Faccio appena in tempo a fermarla, prima che combini uno dei suoi soliti guai. — Yah, yah, Ji An-ah! Che succede?

Di tutta risposta, questo adorabile coniglietto si volta verso di me ed esclama esattamente queste tre parole: — Unnie... fallo smettere! —, il suo tono di voce è supplichevole, e non posso non collegare il suo stato mentale ad una sola persona.

Inizialmente non ci penso più di tanto, mi volto verso il solito tavolo e fisso con apparente ammirazione quel ben di dio che tutti ormai chiamiamo semplicemente Song. Poi mi rendo conto che, una volta tanto, anche lui potrebbe rendersi utile per qualcosa che non sia importunare la mia piccola amica.
Perciò allargo un enorme sorriso senza pensarci due volte e corro verso di lui, come in una di quelle scene tipiche dei film, a rallentatore, su una spiaggia delle Maldive, esclamando... — Kyung Il!

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