Esito

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Sabato arrivò in un lampo. Durante i giorni precedenti ci eravamo sentiti ogni tanto per cellulare, la maggior parte delle conversazioni era uno scambio di battute, domande di conoscenza e cose di quel tipo. La sua chat sfoggiava come la prima della lista, sotto c'era Shane e Kat, alla quale avevo chiesto il regalo per Mya. La sua risposta mi sorprese, ma glielo avrei regalato pur di avere un suo sorriso. Katherine Bennets era una piaga quando voleva, insistette per invitarmi alla festa a sorpresa che farà a casa sua ed io dovevo aiutare nei preparativi con Shane, dati i "nostri possenti muscoli", o almeno così aveva detto. Pare che eravamo solo noi due e la "party planner" a sistemare la casa in modo da renderla adatta. Erano già le 19, mi ero appena finito di fare una doccia e Shane urlava dal salotto di muovere il culo, dato che sarei dovuto passare a prenderla alle 19:30 per quel famoso "quasi appuntamento" come mi aveva scritto la sera prima. Aprii l'armadio e mi vestii come capitava, l'unica cosa elegante era la camicia e il profumo del dopobarba. Scesi le scale mentre sbottonai il primo bottone della camicia, aprendo le braccia davanti Shane.
«Beh?»
«Hey amico non è un appuntamento dell'anniversario, non essere così gasato. Magari che ne sai che ha accettato solo per gentilezza e non ti considera più di un amico?»
«Grazie coglione, tu sì che sei di aiuto»
«Sto scherzando Steale, stai bene puoi andare. Elegante ma non troppo, sembri un bambino al suo primo appuntamento e io il padre.»
«Chiudi quella bocca. E sì, è il mio primo appuntamento. Contento?»
Lui fece un ghigno alzando le spalle, battendomi una mano sulla spalla
«Ti piace davvero quella donna?»
«Più di quanto tu possa immaginare»
«E allora provaci. Non ti arrendere, dicono che non sia una tipa facile. Ha un carattere abbastanza... difficile. O almeno così mi hanno riferito.»
«Ce la farò. Non mi interessano più nemmeno le scopate occasionali, non guardo altra donna. Quella Mya mi ha fatto una stregoneria cazzo»
Scoppiammo a ridere insieme, battendoci il cinque con le mani in orizzontale, seguito da un pugno. Consideravo Shane come un fratello ormai, era di aiuto.. a volte, quando non faceva coglione.
«Okay ci sono, puoi andare io vado a prenderla con l'audi»
«Poi dimmi come andrà eh»
«Ci puoi contare.»
Uscii dalla casa, avviandomi verso l'auto mezzo euforico e mezzo inquieto a ciò che mi aspettava. Sapevo che tutti dicevano che aveva un carattere difficile, sarebbe stato difficile me lo sentivo, ma non mollavo. Non appena salii sul sedile, accesi l'auto, prendendo il volante a due mani e facendo un respiro profondo guardando davanti a me. Partii senza indugi verso casa sua, ragionando per tutto il viaggio ad ogni particolare. Quando le inviai il messaggio con scritto "sono sotto casa tua, Giulietta" lei rispose con un "arrivo, Romeo"
Non appena lessi il messaggio, un sorriso blando si formò sul mio viso, appoggiandomi al sedile mentre tamburellai le dita sul volante. La vidi uscire dopo 5 minuti e rimasi di sasso. Aveva un tubino nero che le fasciava il corpo alla perfezione, facendo vedere le sue curve dei fianchi, la zona della vita verso il seno che si stringeva ed infine si allargava nuovamente verso le spalle. È vero, non aveva un 4 o una 5 di seno, ma non era quello a cui puntavo, era magnifica... i capelli avorio che scendevano sulle spalle, leggermente mossi, probabilmente sistemati con la piastra; una sottile striscia di eyeliner e la matita all'interno dell'occhio, nella parte inferiore, che le esaltavano gli occhi grigi e le facevano uno sguardo provocante; le labbra con appena una striscia di gloss roseo, sulle quali mi soffermai più tempo del previsto. Solo quando salì in macchina, con quei tacchi neri che saranno stati 8 cm, mi risvegliai dallo stato di trance, sfoggiando il mio miglior sorriso
«Sei magnifica»
Lei parve sorpresa inizialmente, voltando lo sguardo verso di me, per poi sorridere alzando le spalle
«Anche tu non stai male. Shane ti ha dato una mano?»
La guardai per qualche secondo, per poi accennare una risata annuendo
«Diciamo così, chi ti ha detto che era a casa mia?»
«Kat, è stata lei ad obbligarmi a mettermi questo vestito»
«Ha fatto una buona scelta»
Scoppiammo a ridere assieme, nel mentre accesi l'auto per uscire da casa sua e portarla al ristorante. Parlammo di vari argomenti, dei vari prof che avevamo e di quanto fossero stronzi alcuni, ma verso la fine del viaggio regnava un silenzio. Il suo sguardo non puntava mai sulle mie labbra, come invece faceva il mio, non mi fissava mai con un'espressione sognante, come se avesse davanti un dio greco, come invece facevo io con lei. Era tranquilla e quell'uscita che aveva accettato mi mandava ancora più in confusione. Era una donna misteriosa, una di quelle che non capisci mai che cazzo le passi per la testa, se quello che stai facendo è giusto o meno. Una di quelle che si tiene sempre tutto dentro, che se qualcosa non va non si apre per dirtelo. Ma in quel momento, l'unica cosa che mi stava confondendo era "è davvero contenta di esser qui? O è stata obbligata?".
«Derek?»
Scossi la testa non appena sentii il mio nome, voltando lo sguardo verso di lei
«Si?»
«Stai bene? Hai messo il broncio già da qualche minuto.»
Una cosa che non controllavo, erano le espressioni facciali mentre pensavo. Se davvero ero immerso in quelle riflessioni, le mie espressioni facciali viaggiavano per conto proprio.
«Sì, stavo solo pensando»
«A cosa?»
«A te»
Dissi senza tanti rigiri di parole, diretto. Quando la guardai con la coda dell'occhio, le vidi in volto varie emozioni che non seppi decifrare. Non parlò, non disse nulla, sembrava sorpresa ma allo stesso tempo confusa. Una cosa era certa, avrei dovuto imparare a capirla e non solo. Dovevo iniziare a darle qualche segnale, o non ci saremmo sbilanciati. Se davvero era interessata, lo avrei scoperto pian piano.. io volevo quella donna. Tornai con lo sguardo sulla strada, concentrandomi a cercare un parcheggio libero, anche se si rivelò un'impresa impossibile. Dopo alcuni minuti finalmente destino volle che un'altra coppia di fidanzati apparve nel parcheggio, urlandosi contro ogni sorta di offesa, salendo in macchina visibilmente nervosi. Io e la meravigliosa donna di ghiaccio che avevo a fianco ci scambiammo un'occhiata, scoppiando a ridere assieme subito dopo. Mi piaceva quell'intesa, quella sensazione dove sai di poter dire una stronzata senza esser guardato male. Quell'atmosfera di amicizia, che da una parte mi giovava, dall'altra mi stava lacerando lentamente. Scossi la testa non appena vidi l'auto di quei due uscire dal parcheggio, infilando la mia al loro posto.
Quando entrammo nel locale, sfoggiavano delle luci fioche, ma non troppo, che creavano atmosfera. Vidi i suoi occhioni grigi scrutare ogni particolare, lasciando palesemente intravedere il suo stupore, anche se non lo disse a voce alta. Un cameriere vestito di tutto punto si avvicinò a noi, portandoci di seguito al nostro tavolo. La tovaglia bordeaux abbelliva quel piccolo tavolo quadrato, i piatti e le posate erano riposti in perfetto ordine.
«Allora, ti piace?»
Guardai Mya sedersi al suo posto, nel mentre io le sistemavo la sedia sussurrai al suo orecchio quelle parole, per poi sedermi al mio posto. La vidi sorridere, uno di quei sorrisi sinceri che davvero la rendevano ancora più bella.
«È meraviglioso... dico davvero Steale, ti sei dato da fare!»
«La cucina italiana è la mia preferita, hanno buon cibo non ci sono dubbi. Questo ristorante è il migliore che conosco»
Mi guardò attentamente, capii che doveva chiedermi qualcosa perciò mi allungai sul tavolo posando i gomiti, unendo le mani ed appoggiando il mento su di esse, ricambiando lo sguardo intensamente. Prese in mano il menù lasciando perdere qualsiasi cosa doveva dirmi, osservando ogni minimo piatto che c'era illustrato. Io optai per una pasta al pomodoro, classica, semplice e veloce. Mentre lei decise un piatto con il pesce, spaghetti alle vongole.. o almeno così avevo capito, ero troppo perso a guardarla di tanto in tanto da sopra il menù. Shane aveva ragione, in sua presenza cambiavo.
Il cameriere prese gli ordini di primi e secondi, scomparendo poco dopo.
«Allora Steale, non te l'ho mai chiesto quando è il giorno del tuo compleanno, o sbaglio?»
Feci un ghigno divertito appoggiandomi allo schienale della sedia, con un gomito su di essa
«7 Novembre, il tuo?»
«Ci avrei scommesso che eri del segno dello scorpione!»
Disse guardandomi negli occhi palesemente divertita, tamburellando le dita sul tavolo mentre con l'altra mano si teneva il mento, una posa dannatamente sexy...
«Comunque, sono nata il mese dopo, Steale. Indovina il giorno»
«26?»
Trattenne le risate scuotendo la testa, guardandomi negli occhi con attenzione, curiosa di sapere se mai avessi azzeccato la data prima di sparare mille numeri
«23»
«No»
«27»
«Quasi! Il 28. Che è tra...aspetta»
Diede un'occhiata al cellulare guardando la data, ed io feci lo stesso
Erano le 20:00 del 17 Dicembre. D'un lampo mi resi conto che la festa sarebbe stata a casa di Katherine, dovevo tenere la bocca chiusa, e me lo aveva pure detto! La memoria da pesce rosso si fece sentire e quasi non soffocai le risate rivolte a me stesso.
Le avevo preso un Boston Shaker in vetro.. almeno, così mi aveva consigliato Kat, Mya lo sognava da parecchio. Serviva per fare i cocktail, ma per quanto ne sapevo ero in alto mare.
Vidi delle dita schioccare davanti a me, scossi la testa riprendendomi dai miei stessi pensieri, guardandola attentamente
«Mh?»
«Sei ancora tra noi?»
«Stavo pensando»
Il dejavu della conversazione in auto mi fece sorridere, apparentemente senza motivo. Lei inclinò appena il capo e i suoi capelli avorio scivolarono lungo le sue spalle. Ogni movimento, ogni cosa che lei faceva mi incantava come un idiota. Eppure non ero capace di staccarle gli occhi di dosso. Avevamo un anno, un mese e 21 giorni di differenza.
«Sei troppo pensieroso ultimamente, ti ha mollato la ragazza?»
«Quale ragazza?»
«Tess. Si chiamava così no?»
«Sì»
Non andai oltre, non le dissi che Tess non era propriamente la mia ragazza, né che pensavo a lei in casa mia, pensavo a sentire il suo sapore sulle mie labbra.
La serata passò tra le risate per la maggior parte del tempo, ci raccontammo di tutto, facevamo supposizioni sulle persone che erano nel locale ed avevo notato che quel giochetto le piaceva.
Mi fermai davanti casa sua, eravamo faccia a faccia davanti la porta e il mio sguardo palesemente puntato sul suo
«È stato bello Derek. Mi sono divertita, davvero»
«La cosa vale anche per me»
Calò un silenzio, ma nessuno dei due si mosse. Pareva uno di quei silenzi imbarazzanti, dove non si sapeva cosa fare e se farlo.
«Beh... ci vediamo, buonanotte Derek»
«Buonanotte Mya»
Aprì la porta dietro di lei, entrando, ma prima di chiuderla mi diede una breve occhiata accennando un sorriso. La tentazione era quella di baciarla, di farla mia. E invece finii in auto, diretto verso casa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01, 2018 ⏰

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