Ho trovato un fascio di lettere in fondo al cassetto della scrivania ... quasi non ricordavo più di averle messe da parte, anzi quando le ho prese in mano mi veniva di sorridere guardando quel sistema di comunicazione obsoleto.
Poi sfogliandole poco...
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Ti stavo quindi raccontando che sono ormai due anni che, una o due volte al mese, andiamo sempre in quella chiesa, e sovente abbiamo assistito a una qualche celebrazione. Isacco assicura che ne fanno sempre, anche una a settimana, ma è quasi certo il primo e terzo venerdì di ogni mese.
Per il resto, al di fuori di questa parentesi di terrore, la nostra vita procede abbastanza bene. Lui è, per così dire, contento che le cose non mi vadano molto bene con quella ragazza che conosci anche te, perché sa che così passo più tempo ad aiutarlo nelle sue missioni.
In ogni caso fino ad ora mi era sempre sembrato solamente uno spettacolo, benché volgare ed inquietante; qualcosa da guardare dal di fuori, almeno fino a martedì scorso. Io ero arrivato il giorno prima da un lungo periodo di vacanze, ero tornato a casa alle quattro di notte ed ero stanchissimo. Il giorno dopo sarei dovuto andare in università, ma non sapevo se potevo farcela. Invece nel frattempo ricevetti la chiamata di Isacco, che aveva al telefono una voce abbastanza allarmata.
"Sai, è successa una cosa strana, molto strana. Qualche giorno fa, lo scorso venerdì, non avevo ancora deciso se tornare o meno nella chiesa nera da solo. Quel pomeriggio mentre stavo in biblioteca a leggere, ho ricevuto una telefonata. Era una ragazza che senza presentarsi, ma con voce abbastanza normale, mi diceva di volermi parlare, se ci potevamo incontrare. Quando le chiesi il suo nome, non disse niente, poi ha buttato gù la telefonata dicendo «Stasera non farti vedere, cacasotto, o non tornerai a casa.»"
"Ahi" gli risposi "ci devono aver scoperti. Ti assicuro che io non ne ho mai parlato con nessuno, forse solo qualche accenno a un mio amico di università, ma..."
"Vabbè, metti che abbiano visto la macchina posteggiata e da lì sono risaliti al nostro nome!"
"Guarda, Isacco, il mese scorso ho anche dovuto far rifare le targhe che mi avevano rubato, non vedo come possano..."
"Comunque, io venerdì non sono andato. Ma lei mi ha richiamato di nuovo e adesso sta venendo qua. Ecco perché sono contento che tu sia ritornato."
Fu così che martedì scorso sono andato a trovarlo. Mentre aspettavamo l'arrivo di questa tipa, sfogliavo i suoi libri e le sue carte e ho trovato una frase che mi ha colpito, sempre del libro di Tlad, quel libro più antico della Bibbia stessa:
"[...]la tua forza, o mortale, si misura dalla tranquillità del tuo respiro, la tua sapienza, o caduco, dalla pacatezza nei dialoghi"
Una volta sorridevo a questa frase, perché mi ritenevo imperturbabile nei dialoghi e pensavo di non farmi prendere dallo stress. Allora ridevo ancora spensierato e facevo bene, perché dopo non lo avrei più fatto!
Verso le cinque, appena dopo che il sole era calato, alla porta della cella di Isacco (la chiamo cella, ma è una normalissima stanza, ricolma di libri, che mi ricorda la tua stanza nel collegio) bussò padre Florio, che riferì della telefonata di una signorina che non era riuscita a trovare il posto e ci dava appuntamento in Piazzale Lotto, alla fermata della Metropolitana.
Un po' stupiti, forse anche un po' preoccupati di non poter giocare in casa, io e Isacco siamo usciti di corsa per andare con un mezzo pubblico a trovare la ragazza.
A parte la nebbia cisposa e il fatto che piazzale Lotto al crepuscolo fa già di suo un po' paura, non eravamo proprio tranquilli. Poi per strada chiacchieravo con Isacco, facendo battute del tipo "certo che se fosse venuta da te, almeno eravamo sicuri che non era posseduta da uno spirito troppo maligno", dicevo così scherzando, senza pensare che...
"Eccola lì" Isacco alzò una mano verso un'ombra: i capelli un po' mossi della ragazza la circondavano in modo strano, non era brutta, aveva un aspetto stralunato, carina ma ambigua, di una particolare attrazione disturbante che non saprei spiegare meglio. Aveva vestiti eleganti, colori tenui, sembrava molto normale a parte che continuava a torcersi le mani, tirarsi le dita.
Anche se potevamo giurare di non averla mai vista, rimasi sconvolto dalle sue parole "Ciao" e mi chiamò per nome e poi ", ciao Isacco, o è meglio Francesco?" che è il suo nome da civile. Lui non rispose, ma continuammo ad avvicinarci.
Sì, quello che ora ti dirò potrà sembrare frutto della nostra immaginazione, ma Isacco concorda con me e se vorrai parlarne anche con lui forse possiamo concordare un appuntamento, così vi conoscete.
Stare vicino a lei era sgradevole, come se da un momento all'altro potesse urlarti in faccia. Quando iniziò a parlare sembrava come se non fosse lei a farlo, eppure la voce usciva dalla sua laringe: aveva gli occhi spiritati e le labbra morse dai denti, ogni tanto guardava nel vuoto, ma le parole erano rivolte a noi.
Isacco teneva in mano la sua croce di legno e stava un po' più avanti rispetto a me. "Quello sai dove te lo puoi mettere, merda secca" e intanto la ragazza muoveva la testa a scatti. In certi momenti lo sguardo in lei cambiava e sembrava che supplicasse aiuto, poi apriva la bocca e uscivano parole e minacce. "Voi due, stronzetti di chiesa, mi avete veramente rotto le palle, se vi fate vedere ancora vi spezzo tutte le ossa" e a seguire frasi interrotte e improperi senza fine.
La sua voce aveva, come dire, i bordi sfrangiati, le finali delle parole tremolanti, alcune consonanti quasi sputate, grattate. Era una parlata, per così dire, quasi visibile, e scavava profondi solchi dentro di noi, facendo paura anche se lei era quasi immobile: sembrava la calma della tigre che ringhia, quando sai che da un momento all'altro ti balzerà addosso per sbranarti.
"Questo venerdì vi tirerò fuori dalla vostra tana di topi, merde!" e questa frase fu detta con un tono più basso, non quella di una ragazza, ma di un vecchio dai polmoni corrosi, aspro e acido tanto che sentii i nervi tirare come se fossero delle corde di violino. "Chi sei?" chiese Isacco, ma non ci fu il tempo di sfuggire alla risposta che arrivò grattata, sgraziata, diretta: "Io sono Shaytan, misero mortale".
Ecco, per adesso ti ho detto tutto. Quello che ho scritto non è solo un nome, ma se fosse vero sarebbe il segnale che qualcosa di malato e inesorabile è alla fine arrivato fra noi. Certo, vorrei farti notare che alcuni spiriti sono di natura menzogneri, accade spesso, e questa è la nostra unica speranza. Mentre diceva quelle parole, la ragazza era sembrata per qualche istante ingigantirsi, forse per effetto del timore che incuteva. Ma nel giro di qualche secondo, prima che noi potessimo dire qualcosa, si infilò nella nebbia, scomparendo subito dalla nostra vista; io e Isacco rimanemmo però attoniti, senza muoverci. Restammo molto tempo, forse un'ora fermi ad aspettare che qualcosa succedesse: ci siamo scossi solo quando ci presero i brividi di freddo perché la temperatura era calata troppo.
Oggi, proprio stasera, dopo che avrò finito di scrivere questa lettera, andrò da Isacco e torneremo in quella chiesa del male, senza sapere a cosa andiamo incontro. Comunque spero proprio che quelle parole fossero la menzogna di uno spirito maligno, e non la prova della presenza stessa del diavolo, di Satana in persona, fra noi.
Sempre fiducioso
P.S. Questa postilla è stata scritta domenica mattina. Ieri sera poi non siamo andati perché la macchina ha avuto qualche problema e non è più partita. O forse perché non ho avuto abbastanza coraggio per farla partire. Comunque andremo venerdì prossimo. Intanto ti spedisco questa, poi vedremo. Ah, ecco un ultimo brano del libro di Tlad:
"sorride la bestia alla tua paura, e più forte diventa al crescere del tuo timore, nella notte sentirai le sue mani stringerti i fianchi nel letto giacerà alle tue spalle aspettando il tuo ultimo respiro"