1.4 - Il padrone delle mosche

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   Ricordati, se invochi il diavolo allora gli dai una possibilità di assalirti

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   Ricordati, se invochi il diavolo allora gli dai una possibilità di assalirti. E pensa che se basta pronunciare il suo nome per invocarlo, Baal sta per "padrone", Zeheb Bub "delle mosche", figurati alla potenza che potrebbe acquistare in una notte di una Messa Nera dove a chiamarlo sono decine di persone nel delirio dell'esaltazione malata e dell'incoscienza della trasgressione.

   Ti raccontavo dunque cosa succede nella notte in quella chiesetta sconsacrata: il sacerdote del male afferra quell'animale che ancora uggiola e con la sinistra sguaina una specie di coltellaccio da macellaio, però con la lama un po' curva. Urla e fa strepiti lui più della vittima, attorno gli astanti riprendono a muggire, si alza la tensione assieme alla cacofonia, diventa tutto un frastuono, forse per effetto dell'eco, forse per semplice paura, fino a quando il coltello non entra nella vittima più e più volte.

   Poi si vede la sua mano destra che non trattiene più l'essere che sta morendo, e mentre questo corpicino ancora trema, si infila con tutti gli artigli fino al polso e ne tira fuori il cuore, o qualcos'altro di simile, che comunque fa quell'effetto nel buio poco rischiarato dalle fetide nere candele. E mentre lo tira fuori apre e stringe le dita, almeno così credo, perché sembra che la carne ancora palpiti mentre la vittima guaisce ancora respirando le sue ultime boccate d'aria.

   Si avvicinano tutti all'altare, almeno gli uomini, a bere il sangue ancora fresco. Forse a far ciò non basta pagamento per le donne. Quindi, seguendo ancora un rito che prende a prestito parole dall'altro, recitandole al contrario, il sacerdote comincia a muoversi, lui dice 'danzare', intorno all'altare, in pose scomposte e innaturali.

  Tutti ne seguono il ritmo spezzato, muovendosi e  alzando le braccia, urlando e muovendosi come tanti ossessi, come tanti 'indemoniati', tutti danzano gridando il nome di Baal-Phegor, il padrone della danza, mentre lui, il presupposto simulacro di sacerdote, continua a gridare frasi sconnesse a mo' di rito, invocando vari nomi, che è meglio non riferire per la sanità mentale mia e tua.

   Ti dicevo che lo scopo della Messa Nera è la chiamata del diavolo stesso; fortunatamente per noi mortali ciò accade raramente, benché la forza del maligno sia incommensurabile. Infatti la bestia può entrare nel nostro mondo solo se un mortale gli apre la porta, e anche volendo ciò è abbastanza difficile.

  La nostra presenza nella chiesa perduta serve infatti a contrastare l'accumularsi della potenza negativa: anche se il mattino dopo siamo spossati, ogni volta diventiamo sempre più forti contro le forze del male. Ma ricordati che questi è sempre in agguato: io ho messo i nomi del maligno qua e là nello scritto solo perché sono abbastanza sicuro della tua forza d'animo, ma mi raccomando non continuare a ripeterli in mente.

    Ti ricordi gli esercizi di meditazione che abbiamo fatto assieme quest'estate? Dietro quegli innocenti giochi esoterici è celata comunque una tecnica per diventare più sicuri di se stessi e quindi meno vulnerabili. Ma il tuo problema è che non sei fornito di una grande fede e nelle difficoltà devi fare sempre più ricorso alla razionalità, che ogni volta trova i suoi limiti sempre più vicini alla rottura.

  Ma di te non mi preoccupo, il problema è che non devi fare leggere questa lettera a chicchessia, mi raccomando!, a meno che tu non sia certo di quello che fai. Ripeto questo perché sto arrivando alla parte più difficile del racconto: ora devo fare una rivelazione che mi costa molto e di cui tu sicuramente potrai dubitare, così come faccio ancora io quando la luce del sole diurna mi fa sembrare impossibile l'accadere di certe cose. Il problema è quando torna a calare la nera coltre della notte, allora sì che la faccenda riacquista tutta la sua serietà...

   Ti raccontavo delle danze frenetiche, del ballo sconquassato e pieno di urla nella chiesa. La frenesia sembra raggiungere livelli parossistici, mentre l'aria si fa sempre più pesante e la tenebra al di fuori della luce delle candele sempre più impenetrabile. L'oscurità ci avvolge e quando i credenti nel male si accasciano l'uno dopo l'altro, sembra di assistere ad una carneficina. Cadono qua e là, uomini e donne, si accasciano a terra o sulle già cadenti sedie, si accovacciano o cadono svenuti, piangendo o ridendo, ubriachi della propria stoltezza, vittime suicide di un gioco più grande di loro.

   Lui si ferma, sogghigna e poi continua a recitare frasi, si ripete, bestemmia, urla, mugola, poi si appoggia un attimo all'altare. A questo punto urla il nome di "Baalath", la compagna del padrone, o "Ishtar", e una donna, qualche volta l'unica del gruppo, si avvicina all'altare. Quasi sempre la donna sa cosa fare, sicuramente è una prezzolata, dacché si sdraia sull'altare, mentre gli astanti cominciano a risvegliarsi ed eccitarsi. L'urlo "Baalath" risuona ora nella chiesa, mentre gli astanti cercano un'altra donna se disponibile fra di loro.

  Qui i miei occhi hanno visto cose ripugnanti che mi vergogno a ricordare, né voglio farlo. Posso solo dire che il sacerdote del male possiede la ragazza, che secondo la legge del male dovrebbe essere sempre una vergine, sull'altare ancora sporco di sangue, e dopo un veloce momento dà il via all'orgia di cui non parlerò, se non per dire delle urla e degli strepiti, dei respiri rotti e dei pianti.

  L'orrore si svolge anche in modo più drammatico quando la donna è una sola o due, nel qual caso una buona parte si limita ad incitare qualcuno dei più invasati e, facendo circolo, urlano contro gli unici due che si stanno accoppiando. Un paio di volte nell'esaltazione li abbiamo visti saltarsi addosso anche fra di loro, non saprei dire se per finta o per davvero. Le proteste di chi subisce non sono sempre distinguibili dal rumore di fondo.

Lo schifo aumenta e ci travolge quando il sacerdote del male imbratta la ragazza con le interiora della vittima sacrificata e urla, sbraita ancora frasi spezzate di un rito delittuoso.

    La conclusione è sempre più deprimente, con le persone sfatte che raccolgono le proprie cose, si trascinano inciampando, alcune piangendo, e poi si allontanano fuori appoggiandosi le une alle altre. Alcuni mormorando e nessuno contento, giovani incoscienti e vecchi malvagi e prostitute prezzolate, uniti nella stoltezza, finalmente si allontanano dalla chiesa.

Il silenzio che rimane non è pulito, si sentono ancora gli echi di rumori e di grida sospesi nell'aria come sabbia dopo una tempesta di vento a insozzarla e renderla irrespirabile. Si sente come un ronzio continuo, come se impossibili mosconi si fossero svegliati nella notte e prendano a ronzare attorno, in ondate di ribrezzo e desolazione.

    L'ultimo a rimanere nell'antro buio è ancora lui, l'osceno sacerdote, che davanti all'altare persevera ancora nei tentativi di invocare il maligno, seduto al centro di una stella a cinque punte. La cosa potrebbe sembrare ridicola, dopo il parossismo della funerea celebrazione, ma si rimane agghiacciati dalla forza della sua voce che si trasforma, prima emettendo nomi mai ascoltati da uomo, poi stridendo, gracchiando, urlando...

    In questo frangente sentiamo più forte la presenza del male, e qualche volta abbiamo percepito effettivamente l'urgenza di demoni alle porte della nostra realtà, come un'onda di una diga frenata a malapena da una paratia che perde da tutte le parti. Comunque avevamo sempre resistito, almeno fino a questi ultimi giorni, e la Bestia non aveva mai varcato i limiti dell'ultima soglia.

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