Ho trovato un fascio di lettere in fondo al cassetto della scrivania ... quasi non ricordavo più di averle messe da parte, anzi quando le ho prese in mano mi veniva di sorridere guardando quel sistema di comunicazione obsoleto.
Poi sfogliandole poco...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Accadde lentamente, prima come una sensazione, poi come un'ombra, lentamente qualcosa si spostò da dietro le mie spalle al mio fianco e alla fine si erse in tutta la sua imponenza una figura smisurata, mostruosa, sgraziata, disordinata, enorme.
Non scorgevo sembianze, sembrava come un'ombra dai contorni impossibili, scorgevo solo due occhi di brace, rossi come solo il sangue infuocato della lava può essere. Ogni respiro inoculava dentro i miei polmoni zaffate di aria puteolante, ogni espirazione era quasi un sollievo per i miei bronchi arsi. Smisi di respirare quasi, poi mi concentrai su un unico pensiero:
"Non deve vincere, non devo aver paura"
"Ahah! Non puoi non avere paura. Ma ti basta solo girarti e tutto passerà" blaterò l'ombra scossa come da un terremoto e tutto il mondo si mosse e vacillò con le mie gambe anche parte della mia ostentata sicurezza. Guardare il buio della Bestia mi bruciava gli occhi, allo stesso modo che avessi guardato dritto nel sole, ma non mi girerò, pensai!
"Perché non vorresti girarti? Se guardi me e non solo la mia ombra saprai cosa ti aspetta, quando alfine il tuo corpo smetterà di sopravvivere e di tenerti legato alla terra! Girati mortale e vedrai cosa ne sarà di te!"
Mentre sentivo o immaginavo queste parole di riflesso indietreggiavo, sospinto dal vento maleodorante dell'alito della Bestia e ogni sua frase era un mio passo indietro. Mi fermai un attimo, e fu quell'istante che mi diede la netta sensazione che dietro di me ci fosse qualcosa di immensamente orrorifico. Sentivo che avrei perso l'equilibrio se avessi anche fatto un ulteriore passo indietro, ma intanto la figura diabolica di fronte a me era sempre più imponente e oppressiva, quasi mi celava il cielo ormai!
Ma così improvvisamente come non mi sarei mai aspettato, presi l'ultima manciata di coraggio e attaccai, avanzai, pensando:"Se fosse veramente libero di usare la potenza che ha, se solo fosse in grado di sprofondarmi nel male peggiore, allora non dubito che l'avrebbe già fatto. Ma" e qui mi ersi, almeno figurativamente, misero quanto mai contro l'imponente nera figura "non credo possa niente. Voglio immaginare che neanche questa volta è riuscito a varcare completamente la soglia per entrare in questo mondo e mi sta solo inondando di immagini, di paure, di fantasie su quello che potrebbe fare! "
Ma immagini non sembravano, le lunghe artigliate dita spigolose che uscite dalla oscura ombra si strinsero attorno al mio collo. Non sembravano fantasie, dolorose si stringevano e i calli rugosi graffiavano a sangue la mia pelle, e le unghie gialle e adunche pungevano ad ogni suo movimento nervoso.
Presi un respiro profondo reso difficile dalla orrida stretta e continuai ad avanzare, un piccolo passo per volta, pensando, come se mi rivolgessi al demone. "Non cedo, no, per quanto misero io sia, per quanto finito nella mia vita mortale, so che rimane impotente finché voglio combatterlo, finché non vengo sopraffatto dalla paura! Rido di questa bestia immonda, sghignazzo alla sua rabbia di non riuscire a convincere un piccolo misero mortale, me ne rido delle sue minacce! Il male non può nulla contro una risata..."
Risi, prima piano, poi più forte, infine mi forzai a ridere a bocca aperta, nel modo più finto e nello stesso tempo più soddisfacente per il mio umore. Al momento la cosa sortì effetto: le due sordide mani si sciolsero e ripresi a respirare. Ma il sollievo durò poco: i suoi artigli salirono all'altezza delle tempie e una nuova variante di dolori e strazi circondò la mia testa. Poi i suoi pollici cominciarono a premere sui miei occhi con le palpebre tenute aperte dalle unghie giallastre annerite sui bordi.
Nonostante fosse un'invasione devastante della mia intimità, non riuscivo a staccargli le mani, nonostante fossi aggrappato ai suoi polsi. Nello stesso tempo credetti di vedere una crepa nella minaccia del demone che aveva leggermente vacillato alla mia risata e così mi costrinsi a continuare a pensare:
"Sì, questo demone viene dal mondo delle tenebre, colui che si pasce del male è solo roso di ansia e di invidia per il nostro mondo! Secondo le antiche leggende i demoni hanno scelto l'immortalità, ma contemporaneamente perso il resto, cioè tutto quello che questo vuole ora distruggere! Ma anche se vincesse, se trasformasse anche il nostro mondo nel suo fetido pascolo, non troverebbe altro che la stessa solitudine triste e ingloriosa che ha conquistato già una volta. "
L'oscuro stringeva e spingeva, sentivo i bulbi oculari sul punto di scoppiare. Dall'ombra che avevo davanti pur con i suoi pollici ad oscurare la vista, percepii che si avvicinarono anche i due occhi di brace. L'orrore mi faceva vibrare le vene dei polsi, eppure ero convinto che davanti a me fosse solo un simulacro dell'orrore che mi alitava alle spalle.
I miei pensieri ormai rasentavano la follia, ma continuavano imperterriti, come un treno scagliato avanti a tutta velocità nella nebbia più fitta: "La stessa solitudine che lo spinge al di fuori della sua dimensione, insanamente la replicherà anche nella nostra e chissà in quante altre: ma cosa otterrebbe se non la perpetuazione della stessa solitudine ovunque? Ma, idiota che sono, non può desiderare altro, perché anche se molto più potente di noi, in realtà è prigioniero di se stesso, non può fare altro che desiderare il male."
I suoi pollici ruvidi premevano in modo ormai insostenibile sui miei occhi spalancanti, mentre le palpebre soffrivano di non potersi chiudere sulla sclera ormai asciutta: "Forse non capisce neanche quello che sto pensando, forse è solo una bestia, solo una rappresentazione fisica del niente, di quello che non c'è. Forse esiste solo perché noi uomini lo vogliamo. E allora non mi resta che averne pietà, provare compassione..."
Un urlo inquietante, straziante, lacerante, perforante, incredibilmente alto e sgraziato, invase la mia anima, una ventata di dolore rarefatto disperso nell'aria, un puzzo come di carne umana bruciata, un rumore come di corpi in decomposizione, come di grotte che si crollano addosso, come di valanghe che sfaldano una montagna, tutto questo mi assalì nel modo più violento che sia possibile immaginare.
Vidi passare ai miei occhi il male, non già come essere fisico, ma come immagini, e rividi in pochi istanti la storia del mondo sin da quando un gruppo di scimmie fisicamente più deboli ne scacciava un altro dalla pozza d'acqua utilizzando un osso come arma, all'immenso stuolo di eserciti, di massacri, di torture, che hanno attraversato e ancora attraversano il mondo e la storia, rividi uomini uccisi, donne violentate, figli percossi, famiglie sgozzate, giovinette liquefarsi in mezzo al rogo, rividi bambini tagliati dalla spada, soldati lacerati dalle bombe, schiavi dati in pasto ai leoni, ebrei condotti nelle camere a gas, contadini squartati, nemici scotennati, avversari divorati, indifesi massacrati, poveri calpestati, sentii pianti, singhiozzi, grida, urla che in tutte le lingue sembravano gridare: "perché? perché?"
Non c'era risposta eppure tutti la conosciamo. Quello che chiamiamo male cercando di trovarlo fuori di noi è alimentato da noi stessi. Siamo marionette nelle sue mani e solo se ci fermiamo a pensare, ragionare, ridere o avere compassione possiamo tenerlo lontano.
Mi riscossi immerso in un bagno di sudore sulla sedia del nostro palchetto. La ragazza di fronte a me era riversa sulla sedia, sembrava dormisse come un sacco di patate abbandonato malamente. Isacco era in piedi, sconcertato in viso, ma ansioso di sentire qualche mia parola. Ma non parlai quel giorno, né lo feci per la settimana successiva; adesso ti sto scrivendo per fare ordine nei miei pensieri e poi andrò a trovare Isacco e insieme cercheremo di ritrovare noi stessi.
Stremato, ti saluto
Post Scriptum. Scusa, è passato un mese e solo ora mi accorgo che questa lettera non te l'avevo poi spedita. La ragazza era distrutta, ma infine libera da ogni possessione e non abbiamo più avuto bisogno di rivederla. Isacco aveva promesso di fare un periodo di riposo assoluto, ma non lo vedo da un po'.
Io sono qua, incerto se essere contento o meno di quello che è successo. La follia è stata mia compagna per diversi giorni e non sono sicuro che non se ne stia seduta ancora davanti alla mia porta.
Due cose so di sicuro, la prima è che la Bestia non è più fra noi in prima persona, la seconda è che ci riproverà!