Away from my fate

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Capitolo 7

<< Monty, per piacere, facci questo favore >>

L’amico rispose sottovoce: << Bell, cavolo, lo sai che non posso, sai quante leggi starei violando?! >>

Mentre i due amici discutevano Murphy ripetutamente sollevò gli occhi al cielo.

Dopo l’ennesimo tentativo infruttuoso di Bellamy per convincere l’amico a trovare il nome della ragazza nel database del negozio, Monty sbottò.

<< Bellamy Blake, lo sai che non posso! >>

Bellamy mise su l’espressione da cane bastonato che l’amico detestava.

Stava perdendo le speranze, non avrebbe mai trovato la ragazza prima del matrimonio.

<< Monty, avanti, dicci un po’ chi ti ha fatto conoscere Harper … >>: Rimescolò le carte Murphy.

L’amico lo fissò con uno sguardo glaciale, era alle strette.

<< Non potete giocare sulla gratitudine. Bell, non mi guardare con quella faccia, no, non vi aiuterò! Dai! Smettila … okay, ma facciamo veloce! >>

Bellamy Blake esultò rumorosamente e poi diede un bacino sulla guancia dell’amico.

<< Approfittatore … >>

<< Ti voglio bene anche io >>

Dopo qualche ricerca Monty alzò le braccia sconsolato.

<< Gli archivi vanno indietro solo di qualche anno, il resto è stato cancellato >>

Bellamy rischiò di svenire.

<< Non esiste alcun altro posto dove trovarlo? >>

<< Senza un nome? Penso proprio di no >>

Tutta la speranza, tutto l’ardore, tutto il desiderio che erano riusciti ad alzare il velo della depressione ricaddero su Bellamy con tutta la forza che possedevano.

***

Non la rivedrai più, non la rivedrai più.

Fu una consapevolezza dolorosa. Il ricordo dei capelli come oro puro, gli occhi come spicchi di cielo nella giornata più limpida d’estate, il volto sepolto nella sciarpa per nascondere il riso, ogni cosa,  lo colpì con l’intensità di una scarica elettrica.

Lei era sparita, aveva deciso di andarsene, e magari quel libro non lo aveva mai venduto.

Lei era passato, doloroso, dolce, e meraviglioso passato.

Ma apparteneva ad una notte perduta, una danza su pattini d’argento, una bacio quasi rubato su un tappeto di ghiaccio.

Non poteva dire di non averla cercata, di non averla aspettata, di non averla amata con ogni minuscola fibra del proprio corpo.

Ma rappresentava le sue insicurezze, le sue paure, i suoi ripensamenti. E forse ella aveva incanalato, si disse cercando di convincere se stesso, il suo pretesto per non lasciarsi mai andare, per non amare mai veramente .

Era, però, il momento di farlo, di dimenticarla, di lasciare che il suo ricordo lo lasciasse in pace.

Addio notti insonni, a rigirarsi nel letto, al ricordo del suo profumo.

Addio librerie, scaffali ammuffiti, libri dalla copertina verde foresta.

Addio ripensamenti su che sapore avrebbero avuto le sue labbra se l’avesse baciata.

Sҽɾҽɳԃιριƚყ |Bellamy & Clarke| BellarkeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora