Capitolo 2

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Ugento è nostalgia del non vissuto.

Quando si ultimavano le possenti mura della potente città-stato messapica, Roma non era ancora nei sogni delle popolazioni laziali.

I fantasmi degli antichi arrivano dal mare e ci tormentano la notte, specie nell'arsura immobile e senza senso dell'estate.

La breve stagione fredda è solo attesa e gli anni di pioggia continua perpetuano la condanna per una colpa feroce e sconosciuta, che solo gli anziani sembrano afferrare, nei loro sguardi fissi sugli alberi secolari.

Io vivevo in affitto in una casa mal ridotta sulla costa di Torre San Giovanni, senza alcuna forma di riscaldamento vero ma con una grande finestra di fronte agli scogli che il vento bagnava del mare.

Il canone basso ed il padrone juventino avevano fatto il resto, anche se la stufa a pellet nel corridoio quando faceva davvero freddo si arrendeva esausta e io, forse perchè un pò mi somigliava, non l'ho mai cambiata.

La stanza che ospitava il mio tapis roulant costantemente rotto condivideva la parete con la casa accanto, occupata da una famiglia marocchina, padre, madre e due bellissime bambine con perle al posto degli occhi.

Spesso mi invitavano a stare da loro per il pranzo, e io non rifiutavo mai perchè erano belle persone che mi facevano sentire - finchè ero lì - come loro, sereni e definitivi.

Allora il mar Jonio diventava l'Oceano Atlantico; io chiudevo gli occhi e immaginavo, dall'altra parte, l'America.

Fatima, la bambina più piccola, mi pungeva col suo fermaglio e ridevamo tutti.

I sei chilometri tra Ugento e Torre San Giovanni sono tutti in discesa e le distese frapposte di ulivi nascondono case bianche figlie del sole, rifugio nella notte nera di amanti clandestini.

CODICE MENHIRDove le storie prendono vita. Scoprilo ora