La pioggia provocava sempre a Don Beniamino Garzia un gran mal di testa.
A sentire suo fratello Gennaro, la causa era la cervicale e un ciclo di massaggi presso un fisioterapista di Cocumola di sua conoscenza avrebbe risolto il problema.
Gennaro aveva lo stesso problema del fratello, ma viveva per la maggior parte dell'anno in montagna, dove l'aria era così secca che l'infiammazione della cervicale non sapevano nemmeno cosa fosse.
Quando tornava in Salento, però, lo scirocco battente lo puniva come un traditore e, già dopo il secondo giorno, si metteva in auto e prendeva la strada per Cocumola.
Beniamino non andò mai dal fisioterapista e preferiva affidarsi a spremute di limone con caffè, che in canonica non mancavano mai.
Quella sera era più stanco del solito.
La giornata era quasi conclusa e l'anziano prete era rimasto solo.
Gli mancava solo di andare al piano di sopra per spegnere le luci, prima di chiudere cancelli e portoni della biblioteca vescovile della Diocesi di Ugento - Santa Maria di Leuca, di cui era l'anziano custode..
Salì le scale con l'abituale fatica, appoggiandosi ai freddi corrimano, sotto gli occhi severi dei vescovi della Diocesi che lo osservavano dai quadri appesi in sequenza sulla sua testa.
L'ultima rampa era una promessa, e si immaginò già a casa sua mentre richiamava alla memoria la mappa degli interruttori elettrici.
Il piano superiore aveva quattro stanze disposte a elle, piene zeppe di libri, codici, corrispondenza e altro raccolti nei locali sin dal medioevo, periodo di nascita della Diocesi.
Ovunque regnava il silenzio.
Udì il rumore di una grossa moto che partiva.
Beniamino conosceva bene le moto. Da giovane ne aveva avute tre, di cui una Kawasaki 1000 New Orizon.
Era ancora abbonato ad una nota rivista del settore e spesso guardava in tv trasmissioni e gran premi di motociclette.
Beniamino capì subito che il rumore era di una moto nuova e potente, forse una Bmw, che non aveva mai sentito nei paraggi.
Ascoltò e gli parve di sentire delle voci, due persone che parlavano, ma non capì cosa stessero dicendo.
Chiuse quindi la grande finestra, entrò nella seconda stanza mentre un pensiero allarmante gli si affacciò alla mente.
Si ricordò improvvisamente che, circa un'ora prima, era entrato in biblioteca l'avvocato Santacroce che doveva consultare alcuni volumi per una sua ricerca - così disse - sulla storia della Diocesi e chiedeva quindi di essere accompagnato al piano superiore.
Don Beniamino conosceva bene Ascanio Santacroce, perché era stato compagno di scuola di suo fratello Gennaro, e in quell'occasione gli era apparso stranamente agitato.
Mentre lo accompagnava sulle scale, l'avvocato non disse nulla e al prete parve di vederlo addirittura sudato, il che era strano considerando che non indossava nessun soprabito e l'inverno non era ancora terminato..
Sembrava che avesse fretta e Beniamino si impose di non fargli perdere tempo, restando in silenzio.
Lo accompagnò così nella quarta stanza, dove c'erano i volumi più antichi, dopo di che l'anziano prelato si congedò, tornando al piano inferiore.
La visita di una sua nipote, a cui don Beniamino prestava regolarmente del denaro, lo aveva distolto dalla presenza dell'ospite al piano superiore e solo ora gli tornava in mente.
Una strana inquietudine colse il prete che, anziché accelerare la frequenza dei passi, si sorprese a rallentare, in preda ad un oscuro presagio.
Con passi misurati superò la terza stanza quando, entrando in quella successiva, la vide.
Dalla grande scrivania al centro della stanza vide sul pavimento la parte finale di una gamba, con una scarpa firmata al piede.
Il prete si fermò paralizzato, incapace di alcuna reazione..
Il battito cardiaco era salito vorticosamente e Beniamino si ricordò incredibilmente di quella volta che, al mare con i suoi compagni seminaristi, si tuffò senza esitazioni e salvò il suo amico Arturo, che si era sentito male in acqua.
Beniamino aveva ringraziato il Signore della forza che gli aveva dato in quel momento e proprio allora decise che non desiderava altro che rendersi servo del suo Dio.
Questo ricordo gli consentì di calmarsi, come se si fosse impadronito di una nuova consapevolezza.
Fece quindi tre passi e vide steso sull'antico pavimento, nella sua massa considerevole, il cadavere di Ascanio Santacroce, cosparso di ferite sanguinolente.
A quel punto il prete gridò.
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CODICE MENHIR
Fiksi SejarahUgento. Salento. Giorno di San Giuseppe. Biblioteca vescovile. L'avvocato della Sacra Rota Ascanio Santacroce viene trovato morto dal suo assistente Giulio, trafitto da diciannove pugnalate. Accanto al cadavere c'è uno strano oggetto. Chi...