1. Guerra di cibo

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"Quanto manca?" borbotto mezzo addormentato al conducente, "Mancano circa cinque minuti" risponde mentre sbadiglio. Mi sono addormentato a causa di tutte le ore di sonno arretrato che ho e dormirei ancora volentieri, ma ormai sono sveglio. Guardo fuori dal finestrino, puntando lo sguardo nel cielo stellato e per un attimo mi immagino sul tetto di casa a mostrare ad Annie questo stesso cielo, nel tentativo di donarle un'infanzia il più possibile normale.
Dopo i cinque minuti il bus si ferma davanti a una cancellata arrugginita, avente molta più vernice scrostata che presente, vicino ad essa ci sono dei lampioni, ma emanano una luce troppo fioca per scoprire altri dettagli sul luogo. "Andate avanti, delinquenti." ci spinge con una mano sulla schiena, dopo aver aperto il cigolante cancello, ma la ragazza si discosta da lui e gli sibila:"Posso camminare anche da sola, grazie".
Accarezzato da una lieve brezza notturna, prendo un bel respiro e i miei polmoni abituati all'aria stantia del pullman, ringraziano.
"Questa sera dormirete nel magazzino, domani mattina verrete controllati e poi introdotti in questa struttura a tutti gli effetti" dice mentre, una volta entrati in una stanza all'interno dell'istituto. Io e la ragazza ci scambiamo uno sguardo a metà tra lo scioccato e l'imbarazzato. Da parte mia non sfioreró questa ragazza con un dito: riesco a tenermelo nei pantaloni e, anche se puó sembrare strano, anche io ho un codice d'onore. Mayra va a sdraiarsi in un angolo sopra a dei teli e si addormenta subito, io invece mi siedo sopra ad una sedia mezza rotta. Questa notte starò piuttosto scomodo, ma almeno riusciró a chiudere occhio.

A svegliarmi la mattina seguente non è nient'altro che Peter che spalanca la porta, facendomi finire la luce negli occhi. Ancora mezzo assonnato, noto che la mora è già alzata e sta guardando fuori dalla finestra. Il fischietto della guardia attira la mia attenzione, fracassandomi i timpani.

Dannazione, certe abitudini di prima mattina devono essere indicate come torture!

Senza darmi troppo tempo per riprendermi, veniamo trascinati per tutto l'edificio finchè giungiamo davanti ad una porta con su scritto "Presidenza".
L'uomo bussa alla porta e, avendo ricevuto il permesso di entrare, si sistema la giacca, cercando di eliminare le pieghe e i capelli. Appena varchiamo la soglia, una donna abbastanza giovane circa sulla trentina ci squadra con cipiglio severo. Ha i capelli rossi tagliati a caschetto, due occhi verdi stretti in una posizione accigliata e, a giudicare dalle rughe attorno agli occhi, direi che questa è la sua smorfia abituale. È una donna minuta e magra, lievemente più bassa di me (e ciò non fa che farmi ghignare dall'alto dei miei 179 cm), nonostante indossi i tacchi.
Avendo radiografato abbastanza la donna, dedico la mia attenzione all'arredamento. La stanza è uno studio anonimo e scialbo, le pareti sono bianche e spoglie: le uniche cose che le adornano sono un quadro raffigurante la regina del Regno Unito con dietro la famiglia reale e la bandiera nazionale.
La scrivania, che presumo essere fatta in ferro, ha sopra un portamatite cilindrico fatto in legno, una pila di libri trattanti leggi e altre cose giuridiche ed infine un computer di vecchio stampo, piuttosto rovinato.

Dopo esserci accomodati, la preside squadra con una faccia disgustata, quasi fossimo degli scarafaggi, poi apre un cassetto e ne tira fuori un plico di fogli; focalizza il suo sguardo su di me e domanda:"Di quali crimini ti sei macchiato per essere qui?". Attorno al suo collo vedo un crocifisso, così decido di prenderla un po' in giro:"Sono un sicario, venivo pagato per uccidere le persone: donne, uomini, vecchi e bambini; senza alcuna distinzione di razza, sesso, religione o cultura. Anche se le persone che preferisco uccidere sono i bambini: la loro pelle pura che mi macchia di rosso, la loro espressione di terrore mentre avanzo con un coltello in mano, la loro voce acuta che invoca disperata i nomi dei propri genitori, la luce che abbandona i loro occhi quando muoiono... sono cose che solo un assassino può capire".
La preside mi dedica uno sguardo d'odio e mi rimprovera:"Solo un'anima perversa e un cuore oscuro come quello di un assassino può dire queste cose provenienti dalla bocca del diavolo. A causa dei tuoi crimini, Ethan Stonheaven, verrai condannato al livello Z7 blu fino alla maggiore età, poi verrai collocato in una prigione a vita. Questo pezzo di stoffa simboleggia la tua colpa e lo terrai sempre al polso." mi consegna un braccialetto in stoffa blu poi si rivolge alla ragazza al mio fianco.
"E tu, Mayra Steakweather, di quali crimini ti sei macchiata per essere qui?" Chiede mentre tira fuori il suo fascicolo, "Rubavo per sopravvivere, ma una volta il proprietario della casa dove stavo rubando mi ha scoperta e mi puntato un'arma contro. L'ho ucciso per legittima difesa" risponde atona, "Come per il tuo nuovo compagno, questo braccialetto rappresenta i tuoi crimini. Starai in questo luogo fino alla maggiore età, successivamente anche te verrai trasferita in un carcere." E consegna un braccialetto di stoffa viola.

Che donna estremamente cattolica e melodrammatica. Certo, per lei è facile guardarci dall'alto verso il basso: non è mica vissuta in un quartiere degradato, con una famiglia disfunzionale alle spalle e dover badare alla propria sorellina minore.

"Questo edificio é strutturato in modo semplice: ci sono persone che hanno compiuto dei crimini che vanno dal possesso illegale di armi allo stupro, ma senza essersi macchiati d'omicidio. Nel blocco SV15 sono circa una centinaia di individui che si dividono in varie categorie: le persone nel livello S1, il più basso, prima di venire qui possedevano illegalmente delle armi che sono state utilizzate per ferire un cittadino; le persone nel livello T2 hanno compiuto dei furti; nel livello U3 erano spacciatori di sostanze stupefacenti e droghe; infine nel livello V4 le persone hanno perpetrato qualsiasi tipo di violenza, dalle risse fino ad arrivare allo stupro. Queste persone una volta compiuta la maggiore età trascorreranno un periodo in detenzione e successivamente torneranno liberi cittadini.
Infine c'è un blocco fatto apposta per voi assassini: lo Z5. Anche questo livello si divide in quattro tipologie: il livello azzurro raggruppa le persone che hanno compiuto omicidi da incoscenti oppure sono stati costretti nel farlo da terze parti, caso in cui un individuo soffra di patologie psichiatriche viene inserito in questo livello purchè abbia compiuto due omicidi; nel livello viola le persone hanno compiuto non più di due omicidi da consenzienti; le persone nel livello blu hanno ucciso tre o più persone; infine nel livello nero ci sono persone che hanno compiuto come minimo tre omicidi, avendo dei problemi psicologici.
Le attività dei due blocchi non verranno mai a coincidere."
Ci spiega porgendoci un fascicolo ad entrambi. Comincio a sfogliarlo e mi rendo conto che sono le regole da seguire all'interno dell'Istituto. La direttrice ci ricorda un ultimo appunto:"Signorina Steakweather, alle 3.10pm ti aspetta una seduta dallo psicologo e appena finisci tocca al tuo compagno"
E ci caccia dal suo ufficio.

Peter ci accompagna verso un ascensore, passa il badge sopra un lettore e chiama l'ascensore. Durante il tragitto mi ricordo che nel livello Z5 è presente anche Joker, colui che avvelena le persone. Fantastico, ci mancava l'ennesimo avvelenatore di tazze da te per completare l'opera.

Una cosa tira l'altra sono le 12.30pm: tra pochi minuti il pranzo dovrebbe cominciare. Per caso nel plico di fogli c'è una cartina di questo luogo?" chiede la mora e io scuoto la testa in senso di diniego.

Sentiamo delle urla e dei rumori provenire dal corridoio davanti a noi e mi convinco che la mensa è da quelle parti. Dopo qualche minuto vediamo una porta con su scritto "canteen" e affianco il disegno di una tazza da caffè, apro la porta e la scena che si para davanti ai nostri occhi mi lascia basito: quella che dovrebbe essere la mensa è ormai un campo di battaglia.
Le pareti hanno sopra stampato il cibo, le posate e i piatti sono per terra, alcuni tavoli sono rovesciati come protezione e, assieme agli insulti che sentiamo, vediamo volare il cibo e i piatti. La mora a mio fianco inarca un sopracciglio e posso perfettamente capirlo: sono assassini oppure bambini dell'asilo?

Ma nonostante questo caos ci sono pochi tavoli nella posizione naturale e una quindicina di persone sedute che ignorano completamente la guerra di cibo che sta avvenendo. Li scruto uno a uno per capire con quale razza di persone sono finito. Una ragazza ha dei capelli ricci biondi che le arrivano alle spalle, i suoi occhi verdi sono contornati da degli occhiali neri. Sta mangiucchiando un toast mentre bisbiglia qualcosa sottovoce e davanti ha delle carte. Guardando il suo polso, mi accorgo che ha un braccialetto azzurro. Senza scambiarci una parola, andiamo in un tavolo lì vicino e cominciamo a mangiare, ignorando il caos attorno a noi.
Ma la ragazza al mio fianco perde tutto il suo contegno quando viene colpita da una polpetta volante: si tira le maniche fin sopra ai gomiti per poi raggiungere la mischia. Prende il ragazzo che l'ha colpita per la maglietta e gli assesta un pugno sulla mandibola. Allora il ragazzo colpito le da una violenta ginocchiata sullo stomaco, facendola piegare in due per il dolore, ma la mora si riprende in fretta e gli tira un calcio nei gioielli di famiglia, mettendolo KO. Sarà anche una donna, ma riesce a farsi valere.
Un ragazzo che assomiglia ad un armadio per la massa muscolare decide di vendicare l'amico: la afferra per le braccia tenendola ferma e il ragazzo di prima le assesta un violento pugno sul naso, facendolo sanguinare. Capendo che finirà male per lei, decido di aiutarla, benchè sia una sconosciuta e faccio un passo verso di lei ma la biondina di prima mi blocca per un polso, scuotendo la testa.
Rivolgo lo sguardo a Mayra che ha dato una testata a quello che la teneva per le braccia. Si abbassa e da delle gomitate nella pancia di entrambi.
Ad un certo punto, le porte vengono aperte di scatto da una decina di guardie armate che sedano subito la rissa sparando due o tre colpi a salve e chi ha partecipato alla rissa viene condotto via.

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