2. Stanza rossa - Mayra

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Ciao! Prima che leggiate questo capitolo vorrei che rideste un'occhiata a quelli precendenti perché ho fatto delle modifiche importanti, come ad esempio aggiungere delle righe all'inizio del progolo che saranno utili più avanti, il nome di Ace che passato a Joker e altre cose.

Inoltre vi annuncio che ho fissato la data di pubblicazione del prossimo capitolo. Quando sarà? A fine mese prossimo, nell'ultima settimana.
So che è molto tempo, ma non posso fare altrimenti, dato che affronterò il terzo anno del classico (sempre se i prof non mi bocciano tra pochi giorni) e mi sono presa l'impegno di scrivere altre due storie e finirle (che però pubblicherò  dopo aver finito questa.
Senza contare che il team di traduzione di manga a cui presto servizio mi sta schiavizzando😒.

Il capitolo sará breve, doppia venia, ma non era programmato: quando ho fatto la revisione, questo capitolo si è scritto da solo.

Ultimo avviso e poi vi lascio leggere, promesso: se trovate errori e/o incongruenze, vi prego di segnalarmele.


Mi metto una mano sul naso dolorante nella speranza che il dolore si plachi un poco, ma ogni sforzo è vano ed ad ogni passo che faccio, sento lo stomaco che mi pulsa violentemente. Mannaggia a me e alla mia impulsività che mi getta in situazioni ben poco piacevoli. Si può sapere cosa mi ha spinto a buttarmi nella rissa? Le guardie ci scortano attraverso i corridoi fino ad arrivare in infermeria, dove veniamo accolte da due donne, una più sorridente dell'altra, che intimano agli uomini di uscire.
Una di esse, con dei deliziosi capelli bianchi ricci e dei vispi occhi azzurri, mi prende per mano e mi porta dietro ad una tenda. Lì, mi chiede dove mi sia fatta male e io le rispondo indicando la pancia e il naso; allora, dopo aver scrutato attentamente, prende in mano una pomata e me la spalma delicatamente.
Il gel freddo della crema mi fa venire la pelle d'oca e quando ha finito inizia un discorso nel qualemi rassicura sul fatto che non abbia alcun osso rotto, ma si conclude con la predica di quanto sia sbagliata le violenza.

Non vedo di cosa si lamenta. Dopo tutto è grazie alla violenza degli esseri umani contro se stessi che persone come loro hanno un lavoro. Negli anni ho capito una cosa: al mondo ci sono due tipi di persone. Chi paga per ciò che ha fatto, o non ha fatto, e chi vive una vita basata sulla sofferenza altrui. 
Ma, cercando di apparire come una persona educata, non esprimo il mio pensiero e concordo con lei.

Dopo qualche minuto le infermiere, una volta curati, ci riconsegnano alle guardie che ci portano alla presidenza. Non sono passate neanche sei ore dal mio ingresso ufficiale in questo luogo, che mi ritrovo al cospetto della preside per la seconda volta. Subito la donna mi inquadra tra la folla e fa una smorfia che dice chiaramente ecco l'ennesimo scarto umano raccolto che si rivela un teppista e chiede informazioni alle guardie sui precisi avvenimenti.
Rimaniamo bloccati in presidenza per molto tempo, la donna ci rimprovera dicendo che siamo degli adolescenti e non dei bambini di due anni.
E ci punisce obbligandoci ai lavori forzati: dobbiamo passare la parte del pomeriggio restante a tinteggiare il cancello.

All'ora stabilta, con il permesso delle guardie, mollo secchio e pennello per terra e vado dalla psicologa. La dottoressa è una donna robusta, piuttosto tarchiata, con delle braccia e delle gambe grassocce e un aura di fumo attorno a lei.  Appena mi vede, come prima cosa, mi domanda:"Come si ci sente ai lavori forzati?" e le rispondo sarcastica:"Da Dio, finalmente ho la possibilità di abbronzarmi e di dimagrire allo stesso tempo, una vera botta di fortuna".
"Vediamo un po', mocciosa, come mai hai partecipato ad una rissa" mi domanda mentre mi invita a sedermi, "Sono stata provocata e ho reagito di conseguenza" mi giustifico alzando le spalle; "Immagino che ti capita spesso. Scaricare la tua colpa su altri, intendo dire. E scommetto che è sempre colpa degli altri se sei qui" mi provoca.

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