CAPITOLO 6

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L'auto era immersa nel silenzio. Il vetro del cruscotto era levigato dalle gocce di pioggia. John guidava in silenzio, le mani chiuse sul volante e lo sguardo fisso sulla strada che sfilava come una passerella sotto le ruote della sua Land Rover. Non riusciva ancora a credere alle parole di Molly.

Una donna. Che chiamava. Il suo nome.

Pezzi di frase che gli turbinavano in testa senza controllo, impazziti. La foto di Harriet riposava dolcemente nella tasca interna del suo giubbetto, al sicuro dalla pioggia, dal vento, dal mondo. Sua sorella non avrebbe più sofferto. Mai più.

Nella macchina, vi era una seconda persona che taceva a sua volta. Per ragioni diverse, è vero, ma il mutismo, il silenzio, riparano da qualsiasi tipo di emozioni. Sherlock tamburellava con le dita sul suo ginocchio. Con quelle stesse, dannate dita che avevano stretto la mano di John. Non riusciva più a controllare quel movimento nervoso. Semplicemente, non poteva. E i suoi occhi non facevano che correre in direzione di Watson ogni qual volta che la sua mano sinistra si protendeva verso di lui... per poi afferrare il cambio e ingranare la marcia.

"Sherlock?"

La voce di John gli procurò un salto del cuore.

"Sì?"

"Credi... Sì, insomma, credi che sia lei?"

Holmes non rispose subito e meditò attentamente su quella domanda. "Non saprei, John. E' probabile. In fondo, quale altra donna sarebbe interessata ad arrivare fino alla fattoria con la febbre e urlerebbe il tuo nome nel sonno..."

Le parole gli morirono in gola quando ripensò al fascicolo. Nessuna relazione stabile. Sarah Sawyer. Quattro mesi insieme. Con Sarah era diverso...

"Insomma, ci sono buone probabilità." concluse per scacciare quei pensieri bizzarri che non capiva da dove saltassero fuori.

John sorrise, senza staccare gli occhi dalla strada. "Sherlock?"

"Sì?"

"Grazie."


Scesero lentamente, incuranti della pioggia che li battezzava. John avvertiva il suo cuore esplodere. Lui e sua sorella. Dopo tutto questo tempo. Insieme. E inoltre, la vicinanza di Sherlock gli faceva bene. Gl'infondeva... serenità.

Molly aprì il portellone della fattoria e corse loro incontro, ma quando scorse la figura di Sherlock s'immobilizzò e restò a fissarlo incredula – cosa che Holmes interpretò come un John, sei matto a portare uno sconosciuto qui?, mentre Watson come un oh mio Dio, ma è vero? –.

"Lui..."

"E' con me." l'anticipò John superandola frettolosamente per due ragioni principali: il desiderio di vedere Harriet e... Bè, la seconda meglio non contemplarla per niente.

"Io sono Molly." cinguettò la ragazza protendendo una mano verso Holmes.

"Le presentazioni preferirei farle dentro." rispose secco lui, infastidito dalla pioggia e dalla vocetta di quella donna che non gli staccava gli occhi di dosso.

L'ambiente in cui Sherlock entrò era caldo e accogliente: la stanza era puntellata da tante stufe e tanti giacigli su cui riposava beatamente una moltitudine di persone di colore. John si guardava attorno febbrilmente, così elettrizzato che non gli passò in mente neanche per un istante l'idea di chiedere a Molly dove si trovasse la donna in questione.

"E' al piano di sopra, nel fienile." disse infine la ragazza costringendosi a non fissare lo sconosciuto dal cappotto scuro.

Watson la ringraziò senza troppa enfasi e sfrecciò al piano di sopra, salendo a due a due i gradini con le sue gambe forse un po' corte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 25, 2017 ⏰

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