Capitolo 3

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Un letto scomodo e cigolante. Le molle che pigiano sulla schiena. Una televisione dalle dimensioni infime. La corrente che l'attimo prima c'è e quello dopo salta. Pareti scrostate, soffitto unto dalla muffa.

Un comodo divano letto. Un materasso in cui poter sprofondare beatamente. Una TV con la possibilità del 3D. Acqua calda, Wi-Fi stabile. Ambiente semplice ma confortevole.

Sì, la vita a Baker Street non poteva essere più diversa da quella nel misero appartamento dove abitava in precedenza. E anche l'affitto era straordinariamente basso.

La signora Hudson, la proprietaria della casa, ogni mattina faceva trovare il tavolo della cucina imbandito di tutto e di più: pancakes caldi, uova e bacon serviti con una piccola porzione di piselli, una tazza di the fumante, e una cesta di frutta fresca...

Insomma, un ben di Dio!

John era veramente soddisfatto della sua scelta. Mai avrebbe pensato che la sua vita potesse prendere una piega tanto inaspettata. Nel senso positivo del termine.

Erano ormai passate tre settimane da quando si era trasferito al 221B di Baker Street e durante quel lasso di tempo aveva imparato ad apprezzare persino quel coinquilino fuori dal comune che alle quattro del mattino cominciava a sviolinare una Primavera di Beethoven o un Concerto in Sol Maggiore di Mozart, che sapeva essere cordiale in certi momenti ma tremendamente irritante in altri, che non amava parlare e rispondere alle domande, ma che adorava formularle.

Sì, Sherlock Holmes era un individuo fuori dal comune. Ma questo fuori dal comune era un bene. In fondo, John si rapportava continuamente con persone fuori dal comune.

Durante quelle settimane, Watson aveva imparato che raramente il coinquilino faceva colazione assieme a lui. E invece, quella mattina, mentre sorseggiava il suo caffè per accumulare un briciolo di energie, in cucina strisciò la figura assonnata di Sherlock.

"Dormito male?"

Holmes preferì limitarsi ad un grugnito infastidito. Non sapeva cosa sarebbe potuto scappagli di bocca in quel momento. Ventidue giorni. Ventidue, stramaledettissimi giorni e ancora niente! Per quante domande poneva, per quanto cercasse di scavare nella vita di John Watson, non trovava niente di niente. Quella notte era rimasto sveglio, a vagare all'interno dell'archivio online dell'Inquisizione, sperando di trovare uno stralcio di notizia in più su quel medico. Ma niente!

La televisione, alle loro spalle, gracchiava, mostrando uno di quei film sulla Guerra Jihadista. John poggiò la tazza di caffè con una smorfia. Non era proprio il suo genere. Sherlock si sedette con un sospiro di fronte a lui, la guancia poggiata sulla mano e gli occhi chiusi, ancora rossi per le lunghe ore al computer.

"Dovresti prendere delle gocce o un infuso che ti aiutino a dormire. Non può andare avanti così." osservò John spiando l'altro da sopra il suo pezzo di pancake infilzato dalla forchetta. "Sei uno straccio."

Sì, John. Non può andare avanti così!

"Dove sei stato ieri?"

Il pancake s'incastrò nella gola di Watson che cominciò a tossire. La mano del dottore corse alla tazza di the di Sherlock e la portò alle labbra. Il liquido gli scese in gola come un lenitivo contro una ferita. Sospirò di sollievo quando sentì il pezzetto di dolce scivolargli finalmente verso lo stomaco.

"Perché me lo chiedi?"

Holmes si riappropriò della tazza di the. "Perché ieri era il tuo giorno libero. Eppure sei partito presto e hai rincasato tardi."

John annuì, raccogliendo in fretta le idee. "Ieri è stato il compleanno di Sarah. Siamo stati fuori tutto il giorno."

Balle. Sarah Sawyer, 34 anni, nata il 13 Agosto 2096, dottoressa nello stesso ambulatorio di John. Ha avuto una relazione seria di quattro anni con un suo compagno di università. Finita per colpa di lui. Tradimento.

Cuore sul grillettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora