Capitolo 9

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Rivedere Roger le aveva scombussolato lo stomaco. Dana si girava e rigirava sul divano letto, tentando invano di dormire. Esausta si mise a pancia in su, fissando il soffitto, con la sola compagnia del sottofondo delle poche macchine che giravano in città a quell'ora della notte. L'indomani l'avrebbe rivisto. Voleva vederlo ma allo stesso tempo desiderava evitarlo. Era passato un anno da quando si erano separati e Dana si era imposta di superare questo lutto, "anche lui avrà fatto lo stesso" pensò. "Avrà conosciuto altre ragazze, fatto nuove amicizie..."

Quel pensiero la risvegliò dal torpore in cui era caduta.

Pensò a Jason Star. Come facevano lui è Roger a conoscersi? Si sforzò di ricordare se il giovane gliene avesse parlato, ma lui era fin troppo riservato sulla sua vita privata e sul suo passato. Quasi come lei, che non gli aveva raccontato nulla dell'orfanotrofio. Le scese una lacrima lungo la guancia, i ricordi dei momenti con Roger le facevano ancora male. Prese il cellulare per controllare i messaggi e ne vide uno di una sua compagna mutata. Si faceva chiamare Strass, per via del suo potere: riusciva a ricoprire tutto il suo corpo di una sorta di brillantini, che diventavano una corazza impenetrabile.

<Ciao Dana, come va nella grande mela? Qui manchi a tutti, soprattutto al caro Lexyn. Ma cosa gli hai fatto? La tua partenza l'ha distrutto! Eppure mica avevo capito che stavate insieme!?>

Quel messaggio fece sprofondare Dana in una depressione ancora più cupa. La vita frenetica delle ultime settimane le aveva fatto dimenticare persino di Sam Lexington.

Da quando si erano incrociati per la prima volta all'orfanotrofio, lui non le aveva mai tolto gli occhi di dosso. Dana sapeva controllare il magnetismo dei metalli, non quello degli esseri viventi, quindi c'era qualcos'altro che calamitava lo sguardo del ragazzo su di lei. All'inizio trovò l'essere sempre osservata molto fastidioso, soprattutto perché lui non si decideva ad andare a parlarle. Continuò così per più di una settimana, finché entrambi non si ritrovarono nello stesso gruppo di allenamento. Fu la prima volta in cui Dana ebbe davvero paura di morire. L'orfanotrofio aveva realizzato un'enorme stanza sotterranea, attrezzata con robot da combattimento che gli studenti utilizzavano per rinforzare i loro poteri. Nessuno le aveva detto che avrebbe dovuto combattere, lei aveva da poco iniziato a comandare le sue capacità e riusciva a fare ancora poco, non di certo sconfiggere un gigantesco robot arrabbiato. Anche Sam si trovò in difficoltà, quella era la prima volta che venne equipaggiato con dei guanti speciali, costruiti da Eddison -il cervellone del gruppo-, capaci di incanalare i suoi poteri energetici che altrimenti avrebbero potuto far del male a chi gli fosse stato vicino. Prima di ottenere questi guanti, Sam produceva un'onda di energia che si sprigionava da tutto il suo corpo, distruggendo tutto ciò che era intorno a lui.

In quel caos provocato da raggi laser, ragazzi volanti, pugni meccanici, giochi pirotecnici e quant'altro, Dana era troppo spaventata per riuscire a usare i suoi poteri. Quando un robot la puntò, avvicinandosi a grandi passi, Sam si precipitò, frapponendosi tra lei e il mostro di ferro. Non sapendo ancora direzionare la sua energia verso i guanti fece come al solito, circondò il suo corpo di un'aura violacea, pronto ad esplodere come una bomba. Dana rimase a bocca aperta nel vedere quello spettacolo a pochi passi da lei. Un attimo prima che il ragazzo rilasciasse tutta la sua energia, lei cercò di proteggersi con le braccia, anche gli altri ragazzi si erano istintivamente allontanati. Si sentì un gran boato, tanto che i professori accorsero trafelati nel seminterrato. Dopo che la polvere si diradò, un Sam ansimante si rese conto di cosa aveva appena fatto e si voltò in direzione di Dana. La ragazza era immobile, rannicchiata su se stessa, lui pensò subito al peggio, ad ogni passo che faceva nella sua direzione, sentiva un sudore sempre più gelido percorrergli la schiena. Si chinò su di lei con le lacrime agli occhi, ma non riuscì a toccarla. La sua mano impattò contro qualcosa di invisibile e duro. Dana tossì e si mosse, alzando lo sguardo fino ad incrociare quello estatico di Sam, felicissimo nel vedere che fosse viva e in salute. La strana barriera creata dalla ragazza svanì, così da permettere al giovane di avvicinarsi e prenderla in braccio.

«Pensavo di averti fatto del male...» disse lui mentre la portava verso l'uscita, sotto lo sguardo attento e incredulo degli altri mutati.

Dana non seppe cosa rispondere. L'intera situazione le sembrava surreale, con quel ragazzo che la teneva tra le sue braccia possenti, per niente stanche, come se lei non pesasse niente; sentire il suo contatto e il suo calore le fece salire un vistoso rossore sulle guance, lui se ne accorse e rise.

«Scusa» disse vedendo lo sguardo di Dana che si accigliava.

«Dove mi stai portando?» chiese la ragazza dopo che entrarono nell'ascensore che conduceva ai piani superiori.

«In infermeria»

«Ma io sto bene, mi sento benissimo!» protestò invano.

Lui le lanciò un'occhiataccia con i suoi occhi castani, scuri e profondi. «Lo so che stai bene. Hai attivato anche una nuova proprietà dei tuoi poteri, non te ne sei accorta?»

Dana fece di no con la testa.

«E non ti sei nemmeno accorta che mi piaci?»

Il volto della ragazza avvampò, diventando rosso peperone. Lui ridacchiò di nuovo.

Arrivati in infermeria, Sam depositò Dana sul lettino con estrema delicatezza, quasi avesse paura di romperla, o di separarsi da lei.

La dottoressa Poletti, medico dell'orfanotrofio, iniziò a visitarla ed invitò Sam ad uscire dalla stanza.

«Non me ne ero accorta» disse Dana al giovane che era sull'uscio. Sam lasciò la stanza con un sorriso compiaciuto.

Fu così che si conobbero. E da quel momento non si separarono più, almeno finché Dana restò all'orfanotrofio. Lei non sapeva bene come definire la loro relazione. Di certo era cresciuta molto più velocemente rispetto a quella con Roger, ma in questo caso fu lei quella restia ad aprirsi e lasciarsi andare ai sentimenti, perché non aveva dimenticato il bel newyorkese.

Sam era tutto l'opposto di Roger: aperto, gioviale, circondato da amici; Dana aveva saputo tutto sul suo passato nel giro di due giorni, lui non aveva segreti per nessuno. Ma la cosa che la ragazza proprio non sopportava, e che aveva contribuito alla sua ritrosia nei confronti del ragazzo, era il suo essere così sbruffone ai limiti dell'antipatia. Se non fosse stato molto generoso e disponibile con gli amici, di certo avrebbe speso il resto dei suoi giorni in solitudine. La sua esuberanza e sfacciataggine colpirono molto la giovane mutata, che ne rimase profondamente affascinata; lui la coinvolgeva in mille attività e le fece conoscere tutti i ragazzi dell'orfanotrofio, grazie a Sam lei riuscì ad aprirsi ad altre persone che non fossero Annie o Roger.

Anche il loro primo bacio fu insolito, o in linea con il carattere di Sam. Una sera di primavera erano insieme ad altri mutati nel parco, giocando a sfidarsi. Lui la sfidò a baciarlo e Dana accettò, ma giunta a pochi centimetri da lui non ce la fece e si bloccò, così Sam prese l'iniziativa è la tirò a sé, baciandola con passione sotto gli occhi di tutti.

A quel ricordo Dana si sfiorò le labbra con un dito, sorridendo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 29, 2017 ⏰

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