Il lungomare salernitano era affollato da persone di tutte le età, soprattutto ragazzi delle scuole superiori, che avevano scelto un sabato mattina soleggiato di metà Aprile per marinare la scuola e godersi i primi, allegri, spruzzi di estate.
Avevano tutti la borsa con sè e qualcuno tra i più ansiosi teneva sempre a portata di mano il cellulare, per controllare l'orario ed evitare di perdere il treno che li avrebbe riportati a casa in un orario credibile a non destare sospetti tra i genitori più rompiscatole.- Dopo torno a casa... e di nuovo dovrò sorbirmi altri casini -
Angela contemplava il mare mosso, appoggiata alla balaustra del cavalcavia, persa nei suoi pensieri.
Quella mattina neppure lei era andata a scuola, nè il giorno prima, nè il giorno prima ancora.
Da tre giorni passava metà della sua giornata in quel medesimo punto, come se soltanto il mare potesse ascoltarla e magari affezionarsi a lei, che da tre giorni rendeva le sue acque più salate con le proprie lacrime.
Angela sentì la brezza muovere i suoi ricci castani, e per un attimo le parve che il mare avesse voluto accarezzarla per dare sollievo alla sua angoscia.
Sì, angoscia.
Angoscia nata dal sentire la madre piangere ogni notte, quando la credeva addormentata; angoscia nel vederla rompersi la schiena in fabbrica per darle un futuro e pagare le bollette, mentre il marito era occupato ad ubriacarsi e a spendere quei quattro soldi che guadagnava con puttane da pochi denari raccattate sui marciapiedi.Angela lo odiava a morte, alle volte odiava anche la madre per esserselo sposato, dopo che suo padre aveva perso la propria lotta contro il tumore al punkreas.
Ancora di più la odiava quando sapeva che quel bastardo le metteva le mani addosso e lei continuava a servirlo come il prete all'altare, o a prendere le sue parti quando Angela ne parlava male.
Ma più di ogni altra volta Angela aveva odiato sua madre quando si era messa tra lei e il marito, nel momento in cui la ragazza gli aveva sputato in faccia tutto il suo disprezzo e lui le aveva dato uno schiaffo, procurandole un occhio nero.
Occhio nero che tutto il trucco del mondo copriva maldestramente e non le andava di dare spiegazioni a scuola, nè ad amici nè ad insegnanti.A diciassette anni è assurdo vivere così, specialmente quando sei circondata da coetanei che senza saperlo ti sbandierano in faccia quella stessa spensieratezza di cui tu hai scordato pure il sapore.
Non riusciva a trovare neppure la valvola di sfogo adatta.
Bere le avrebbe ricordato troppo il patrigno, e lei inorridiva al solo pensiero di somigliargli in qualcosa.
Aveva anche dovuto smettere di fumare perché le sigarette costavano troppo per lei.
Scopare come una cagnetta in calore?
Conosceva ragazze che lo facevano pur non avendo i suoi stessi problemi, e si era accorta di come tutte, a poco a poco, avessero perso la propria dignità, oltre alla propria reputazione.-Bella?-
Angela si girò quasi spaventata, nel sentire quella voce a mezzo metro di distanza dalle sue spalle.
Gli occhiali da sole smorzarono lo stupore dipinto sul suo volto, ma questo non sfuggì comunque al ragazzo che l'aveva tirata fuori dal suo oblio.
- Sì... dimmi.-
Le parve di non parlare da anni.
- Scusa, non volevo spaventarti. - il ragazzo sorrise bonario - Hai l'accendino, per piacere? -
- Dovrei. Sai, ho smesso...-
Disse Angela iniziando a rovistare nella borsa. Alla fine trovò una Bic azzurra che passò al ragazzo.
- Da quanto hai smesso? -
- Un mese, e avevo iniziato il mese prima.-
- Beata te! Io ho iniziato a tredici anni, ora ne ho venti...-
- Non è mai troppo tardi per smettere. Ora fumo solo quando me la offrono.-Il ragazzo aprì tacitamente il pacchetto e lo porse ad Angela, che sfilò una Lucky Strike, ringraziandolo.
Il ragazzo rise divertito, ma Angela si accorse che non era una risata di scherno.
- Guarda che con me non c'è bisogno di queste manfrine, potevi dirmi subito che la volevi... ma hai ragione: il maleducato sono stato io a non offrirtela.-
- Scusami, è che proprio ultimamente sono un pò fuori di testa-
Il ragazzo sorrise scuotendo la testa, come a dire che non era niente.Angela notò subito la sua educata sfacciataggine, o almeno furono le prime parole che le vennero in mente per descrivere il modo di fare del ragazzo.
Gli occhi grandi e castani di lui, il suo fisico leggermente scolpito e i suoi capelli rasati fecero anche venire in mente ad Angela che quel tipo era proprio carino.
- Di dove sei, Angela?-
Di nuovo lei cadde in un imbarazzato stupore, di nuovo lui se ne accorse e rise divertito.
- Il bracciale con il tuo nome. È così che ho capito come ti chiami. -
-Aaaah... che stupida!-
Stavolta rise anche lei, le pareva non succederle da una vita intera.
- San Valerio, una ventina di kilometri da quì. Tu di dove sei?-
- Di Salerno, anche io studente, sono al primo anno di Lettere.
Ora dimmi: come procede la tua attività di monitoraggio del volo dei gabbiani? È il terzo giorno che ti trovo quì con lo sguardo perso all'orizzonte.-
- No... è che per un pò avevo bisogno di starmene da sola e...-
- ...e poi è arrivato un deficiente che ti ha rotto le palle. E giacché non mi piace lasciare la cosa sospesa, ora ti invito pure a prendere un caffè. -Angela iniziò ad aprirsi, tanto che riuscì addirittura a stare al gioco.
- No, non prendo il caffè con gente di cui non conosco neppure il nome.-
Disse con un'aria di scherzosa superiorità.
- Ha ragione! Piacere, Italo.-
Si strinsero la mano divertiti.
Italo le fece notare come adesso lei non avesse scuse per rifiutare, e Angela accettò l'invito.Italo era un ragazzo educato e divertente, non cadeva mai nella frivolezza o nella volgarità e riusciva sempre a dire la cosa più appropriata, man mano che i discorsi affrontati divenivano più seri.
Angela notò che Italo aveva uno sguardo magnetico, non riusciva a staccarsene quando si incrociava con il suo, e alle volte le parve che lui stesse cercando di scandagliare nel profondo dei suoi pensieri, come un radar.
Alla fine si fece orario di andare alla stazione, Italo la accompagnò.Quando giunsero al binario, lui le chiese se l'indomani fosse tornata.
- Sì, credo di sì. -
- Ancora? Sarebbe il quarto giorno di fila che marini la scuola.
Angela, se aspetti di riuscire a nascondere del tutto il livido con il fondotinta, farai passare una settimana.-
Angela non si era mai tolta gli occhiali da sole nonostante avesse comunque messo una marea di trucco.
Come diavolo era riuscito ad accorgersene?
Provò un imbarazzo abissale, come quello di una bambina sorpresa a rubacchiare.- Ormai le prime quarantotto ore sono passate, non fare più impacchi freddi o non usare ghiaccio perché peggiori soltanto la cosa. A casa tampona la zona tumefatta con un asciugamano bagnata da acqua calda, più calda che puoi, perché il caldo favorisce la circolazione sanguigna e quindi la scomparsa del livido. Dieci minuti di pausa per ogni dieci di procedimento, ma non appoggiare mai l'asciugamano direttamente sull'occhio. Se fai così tra un paio di giorni potrebbe pure sparire.-
- Ma... come sei riuscito a notarlo?-
Angela non sapeva se essere arrabbiata, spaventata o curiosa.
- Ma chi cazzo è questo? Un agente della Cia?-- Nulla sfugge a chi è abituato a rubare ogni dettaglio. Dovresti leggere Sherlock Holmes.-
Disse Italo facendole l'occhiolino.
- O meglio, quasi nulla. Ad esempio non sono riuscito ad intuire il tuo numero.-
Adesso in Angela irritazione e spavento lasciarono il posto ad un tenero divertimento; snocciolò il numero, e Italo tirò fuori il cellulare con la destrezza del più consumato cowboy che estrae la sua Colt.
- Guarda che con me non c'è bisogno di queste manfrine, potevi dirmi subito che lo volevi...-
Angela aveva imitato la voce di una bambina saccente.
- Mi permetta, signorina: questa è classe, non sono manfrine!-
Lei gli diede un giocoso schiaffo sul braccio, poi ripresero a parlare amabilmente del più e del meno finché non venne il treno e giunse il momento di salutarsi.
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Predator Dei - Il Predatore di Dio
Mystery / ThrillerCosa succede se si usa la propria fede in Dio ed i dettami della religione cattolica come metro di giudizio e di assoluzione o condanna a morte? Un serial killer devasta le coscienze delle persone e divide l'opinione pubblica con il suo operato di "...