Capitolo 8 - Esibizionismo

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Prima di sedersi alla scrivania, Montefeltro aveva fatto fare al suo portapenne di alluminio un viaggio allegorico attraverso l'ufficio.

Un'altra volta, quel pervertito aveva ucciso un'altra volta.

Era toccato a Rosa Prisco, una donna di Venanzio;  era bastato chiedere a chi la conoscesse per capire cosa avesse il Predatore ad ucciderla: la Prisco aveva lasciato il marito con due figli di nemmeno dieci anni per andare a convivere con una donna.

Stavolta nessun messaggio da parte del Predatore, ma il cuore della Prisco era stato comunque asportato con abilità medica.

"Questo pezzo di merda ci sta prendendo per il culo..."

Montefeltro teneva la fronte appoggiata ad entrambe le mani.

"Ci ammazza la gente sotto casa e non riusciamo a capire chi potrebbe essere il prossimo."

Il Predatore aveva già ucciso nove persone e gli inquirenti non ne cavavano un ragno dal buco...

"Ma è umano, questo stronzo? È umano o  cosa cazzo è? "

Montefeltro sentì bussare alla porta del suo ufficio come l'eco di un lontanissimo rumore, in fondo alle viscere di un tunnel infinito.

"Avanti."
Rispose meccanicamente.

Era il Maresciallo Baudi, che chiuse la porta senza avanzare.

"Capitano, stavolta abbiamo qualcosa."

Montefeltro alzò di scatto gli occhi sul subalterno, come un bambino a cui viene detto di ammirare un dono agognato da tempo e finalmente arrivato.

Il Maresciallo Baudi percepì nel silenzio teso di Montefeltro la sua richiesta di spiegarsi meglio.
"La videosorveglianza esterna di una gioielleria ha ripreso qualcosa."

***


Montefeltro ed il giudice Canntone stavano guardando la registrazione per la settima volta:

ore 03:00, Rosa Prisco arriva da sola guardando l'orologio e si siede su una panchina.
Si guarda intorno, è tesa, fuma nervosamente.

"Una donna sola, in una zona poco trafficata,  a quell'ora... sta aspettando qualcuno. - disse Cantone - Forse, per indurla a presentarsi, è stata minacciata dalla persona che sta aspettando.

Dopo 19 minuti di filmato, il Capitano Montefeltro ed il giudice Cantone vedono ripetersi per l'ennesima volta la scena che li aveva fatti sobbalzare come gli spettatori alla première di un film di Dario Argento: dall'alto, una figura si scaglia sulla donna in linea perfettamente verticale e le piomba sullo sterno, scaricandovi l'intero peso corporeo con enteambi i piedi.

Rosa Prisco stramazza contorcendosi e urlando, la figura dà prova di straordinaria agilità e attetrra con una capriola aggraziata.

Ancora una volta bloccano l'immagine: il Predatore veste di nero, indossa una sorta di cappello con cappuccio ed una maschera gli scopre solo gli occhi.
I suoi indumenti non  aderiscono al corpo ed ha dei paracolpi a proteggere gomiti e ginocchia.

"È inutile, non possiamo né capirne la corporatura, né farne calcolare alla scientifica la linea simmetrica delle articolazioni. Ci avrebbe dato uno straccio di criterio di ricerca."

"Stefano, questo stronzo sa bene quello che fa. Chi vuoi che avrebbe mai pensato a coprirsi le articolazioni per non farne comprendere la simmetria?!?"

Montefeltro staccò gli occhi dal monitor.
Gli era bastata ed avanzata una sola volta, nel vedere la scena in cui Rosa Prisco veniva strangolata; ancora di più gli era bastato vedere una volta sola quella in cui il Predatore lasciava quella che ormai era la sua firma, ovvero l'asportazione del cuore.

"Finora ha mostrato troppa acutezza, per cadere in un errore tanto banale come questo... non avrebbe mai ucciso qualcuno a neppure dieci metri di distanza da una gioielleria, per poi pensare di non essere ripreso."

Cantone capì all'istante cosa stesse per dire il Capitano:

"Lo ha fatto di proposito."

"Esatto. Il fatto che abboa costretto la Prisco a presentarsi lì, l'entrata in scena improvvisa e spettacolare, l'esibizionismo con cii si muoveva... tutte cose che servono a farcelo capire."

"Vuole mostrare ai suoi ammiratori quello di cui è capacee vuole dare a chi pensa di colpire ancora un'idea più chiara di cosa gli aspetta.
Si sta costruendo un mito da una parte e sta spargendo terrore dall'altra."

"Vedo che ci capiamo bene. - Montefeltro annuì soddisfatto - E non è vanità? Non è superbia, questa? Eppure sceglie le sue vittime tra chi si macchia di questi vizi..."
"Certo! Il guaio è che dovrebbe capirlo lui..."

Un essere umano, per natura stessa, è imperfetto e votato all'errore.
C'era solo da attemdere in un errore del Predatore, e quella sarebbe stata la breccia per abbattere il muro di mistero che lo separava dalla realtà e che finora solo lui era riuscito a scavalcare.


Predator Dei - Il Predatore di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora