Capitolo 2 - Il primo pasto

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Lo sguardo del Predatore cadde sul bastardo.
Non erano lontani neanche dieci metri l'uno dall'altro, ma quel povero stronzo non si accorgeva di essere osservato e non se ne accorgeva da giorni.

Un buffone borioso, brutto e fastidioso solo a guardarlo.
Nocivo come un tarlo e inutile come le mosche.
Il Predatore rideva sempre dentro di sè, quando lo vedeva darsi tutte quelle arie da grand'uomo del cazzo per nascondere il proprio fallimento.
Lo avrebbe preso quella sera stessa.

Decise che lo aveva osservato già abbastanza e ormai il solo sapere della sua esistenza lo rendeva furioso.

- Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza -
Citò a mezza voce, affondando la vista nell'ambra del suo Jack Daniel's.

L'uomo tracannava l'ennesima vodka, perdendosi in profluvi di volgari descrizioni del suo ultimo incontro con una puttana, il tutto farcito da dovizia di particolari.
- Coglione! - 

***

Camminava incespicando lungo la via di casa.
La patente gli era stata ritirata il mese prima per guida in stato di ebbrezza e stavolta nessuno aveva voluto dargli un passaggio a casa.
Non dopo l'ultima volta,  in cui si era addormentato sul sedile del passeggero e non erano riusciti a svegliarlo in nessun modo; non ricordava neanche l'auto di chi fosse, ricordava solo di essersi svegliato l'indomani mattina sul ciglio della strada.

A dire il vero, più tempo passava e più non ricordava mai un cazzo.

Ricordava solo che chi ha detto che bere fa dimenticare i problemi ha detto un'enorme stronzata, perché quelli erano l'unica cosa che ricordava sempre.
Ricordava di come avesse sprecato la sua vita, di come non gliene fosse mai andata bene una, di come vivesse da sempre di eccessi.
Ci pensava solo ora, che era troppo tardi.

Inciampò su qualcosa, cadde.

Cadde piangendo, come se a farlo rovinare a terra fossr stato il peso del suo fallimento,  e che ora quel peso non riusciva a fatlo rialzare.
Piangeva e sbraitava la sua autocommiserazione al cielo, supino sull'asfalto.

- Neanche a camminare?! Non riesci neanche a camminare?-
La voce fredda, tagliente, veniva da un punto imprecisato al suo lato destro.
Non riusciva assolutamente a distinguere la figura che aveva parlato, troppo buio.
E tasso alcoolemico troppo alto nel sangue.
- Che vuoi? -
Sentì una possente pedata allo stomaco, che lo fece piegare ad angolo come una molla, la bocca spalancata a cercare disperatamente quel fiato che gli era esploso via dai polmoni, gli occhi fuori dalle orbite.
Poi vomitò.
- Aiutami...-
Riuscì a dire.
- Lo sto facendo. -

Strisciò verso la figura e si aggrappò alle sue caviglie. Cercava maldestramente di arrampicarsi lungo il pantalone.

- Chiedi perdono a Dio. -
- Dio? Dio... non parlarmi di Dio... Dio con me si è comportato sempre male. Ma dove sta questo Dio? -

- Chiedi perdono a Dio.-
Ripetè la voce, stavolta era un ordine.
Impartito con il tono di chi se non lo ascolti poi non potrai ascoltare più niente.

Era riuscito per lo meno a mettersi sulle ginocchia, e ora tentava di rialzarsi.
- E a me? A me Lui quando chiederà perdono?-
Sentì un impatto seguito da un dolore lancinante allo zigomo destro, e il rumore della cartilagine del setto nasale che si rompeva in due punti.
Ora si trovava di nuovo disteso, sporco di vomito, muco e sangue. Sentiva l'umidità della notte pungergli l'olfatto insieme all'odore metallico del plasma.
- Ma che vuoi? Che vuoi da me? -

No, ci aveva ripensato.
Non lo avrebbe preso quella sera.
Voleva che fosse presente a sé stesso quando sarebbe successo,  non voleva dargli l'agio di credere che quanto voleva riservargli fosse un incubo, un aborto dell'inconscio.
Voleva che l'incubo dovesse viverlo in piena coscienza.
Era un Predatore, non un parassita mangia-carogne.
Voleva il gusto della caccia, della lotta.
Voleva giustizia.

Il Predatore frugò nelle tasche del bastardo, chiamò il pronto intervento e lo ripose dove l'aveva trovato.
Lo avrebbero rimesso in sesto, forse gli sbirri gli avrebbero fatto qualche domanda, forse ne avrebbero fatte alla sua famiglia, forse sia loro che i medici avrebbero fatto intervenire i servizi sociali.

Una lezione gliel'aveva data, si era concesso l'antipasto e presto si sarebbe servito il piatto forte.

Predator Dei - Il Predatore di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora