Capitolo 6

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Il giorno seguente si svegliarono come se nulla fosse successo. Si prepararono per assistere alle lezioni mattutine ma per quasi tutta la giornata non si rivolsero la parola. In seguito all'incidente accaduto, Jimin si era chiuso completamente in se stesso. La sera precedente durante la cena con la sua famiglia, le sue labbra rimasero sigillate. Yoongi aveva deciso di non raccontare nulla di quanto era successo ai loro genitori. Prima di varcare nuovamente il cancello della struttura psichiatrica, Jungkook aveva afferrato il braccio del castano. -Taehyung per favore, tienilo d'occhio. Non voglio che soffra.- Mormorò. Il ragazzo annuì ma tenne lo sguardo basso, il senso di colpa a divorargli l'anima.











-TaeTae?- Una voce melodiosa chiamò il suo nome. Si voltò per incontrare gli occhi di Jimin. Nessuno lo aveva mai chiamato in quel modo così dolce. -Dimmi, Jimin.- Disse, tentando di mascherare il tremolio nella sua voce. -Vorrei tanto uscire all'aria aperta.- Sussurrò. Taehyung rimase sorpreso dalle sue parole. Era la prima volta che manifestava di voler fare qualcosa di diverso. -Va bene.- Disse. Si alzò dal tavolo in cui erano stati seduti fino a quel momento e lo prese per mano, ignorando la strana sensazione che si era propagata per tutto il suo corpo. -Ma non posso farlo.- Rispose il corvino. -Sei stato bravo negli ultimi giorni, sono sicuro che il dottore approverà.- Lo trascinò per i corridoi in cerca dello studio del medico. Jimin osservava le loro dita intrecciate e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era che s'incastonavano alla perfezione. Le mani di Taehyung erano grandi in confronto alle sue, erano calde, mentre quelle del ragazzo gelide. -Trovato!- Esclamò trionfante il più alto. Bussarono ad una porta verniciata di un bianco accecante con una targhetta d'oro con su scritto Dottor Wang. -Avanti.- Disse la voce dell'uomo. I due ragazzi fecero capolino attraverso la porta e con passi incerti entrarono nella stanza. Il castano fu il primo a prendere la parola.- Dottor Wang, mi spiace disturbarla ma volevamo chiederle una cosa.- Strinse la mano del suo amico, invitandolo a continuare. Jimin si schiarì la voce e guardò l'uomo negli occhi.- Dottore, vorrei chiedergli il permesso di poter trascorrere la giornata all'aria aperta.- Il medico lo guardò, prima uno e poi l'altro. Il suo viso si addolcì.- Non vedo perché non possiate. Infondo caro Jimin, sei migliorato molto rispetto a prima quindi si, te lo sei guadagnato.- Sul viso dei due giovani si aprì un sorriso gioioso e ringraziarono il dottore, prima di precipitarsi fuori dalla stanza.














Il viso di Jimin veniva dolcemente accarezzato dal vento, giocando con i suoi capelli corvini. Il sole riscaldava il suo corpo rilassato, poggiato su un tronco di un albero di fiori di ciliegio, i cui germogli volteggiavano leggiadri nell'aria. Il giovane aveva gli occhi chiusi, così Taehyung ne approfittò per ammirare il suo bel viso. La sua mano fremeva nel voler sfiorare quella pelle di porcellana, morbida al tatto. Un lieve tepore si espanse nel suo petto e quella strana sensazione si affacciò nuovamente. Si sentiva bene quando era al suo fianco. Alla fine non poté resistere ed il suo dito tracciò il contorno del suo delicato naso, la fronte, gli zigomi. Nel frattempo il respiro di Jimin era accelerato notevolmente. Aprì lentamente gli occhi, osservando il cielo limpido che si estendeva sopra di loro e poi spostò lo sguardo accanto a sé. -Taehyung?- Sussurrò. -Mmh?- Rispose il castano. -Hai mai amato qualcuno?- Un greve silenzio s'insinuò tra di loro. -Non c'è nessuno che possa innamorarsi di uno come me.- Rispose. -Non ti ho chiesto se qualcuno si fosse mai innamorato di te. Voglio sapere se tu abbia mai tenuto a qualcuno più della tua vita.- Disse il corvino. -Forse.- Mormorò Taehyung. -Posso sapere di chi si tratta?- Le guance del ragazzo s'imporporarono e scosse immediatamente il capo, non volendo rispondere.- È quella ragazza di cui hai la foto poggiata sul comodino?- Gli occhi di Taehyung si posarono su di lui ma il moro osservava delle margherite, staccandone i petali.-Lei è mia sorella.- Rispose il castano.- Oh...- Fu tutto ciò che fuoriuscì dalle sue labbra. -Ed i tuoi genitori...?- Taehyung s'irrigidì a quelle parole. Non aveva alcuna voglia di parlare della sua famiglia. Rimase in silenzio mentre il tempo scorreva. Il cielo stava diventando cupo, segno che un temporale era in arrivo. Jimin aveva oramai compreso che il ragazzo non avrebbe mai parlato, così si alzò da terra, si spazzolò la bianca divisa e s'incamminò verso l'edificio. Il castano lo guardò per un momento, prima di decidersi a seguirlo. -Sei arrabbiato?- Domandò. Il moro scosse il capo, continuando a guardare davanti a sé. Taehyung sospirò e lentamente allungò una mano verso quella delicata dell'altro. Gli mancava sentire il calore e la morbidezza della sua pelle. Quando il più basso avvertì quel contatto, d'istinto ritrasse la mano. -Mi dispiace.- Mormorò il giovane. Jimin lo guardò, l'indecisione riflessa nei suoi occhi. Allungò lentamente la sua mano, intrecciandola nuovamente a quella di Taehyung. -Va bene così.- Sussurrò.









-Perché ti rifiuti di parlare della tua famiglia?- Jimin spezzò il silenzio della loro cella. Erano sdraiati sui rispettivi letti, Taehyung osservava il soffitto pensieroso, Jimin invece tentava di buttare giù delle frasi per la nuova canzone che stava componendo per suo fratello. Amava scrivere e disegnare, lo rilassavano e lo aiutavano ad esternare i suoi sentimenti. -Non è una bella famiglia, la mia.- Mormorò il ragazzo. Non lo era affatto. Non voleva rivelare a Jimin tutto ciò che aveva passato. -Mi dispiace, Jimin. È solo che non voglio angustiarti con la mia storia.- Disse dopo un po'. -Io ti ho raccontato ciò che ho passato.- Disse Jimin. -Questo lo so, ma non sono ancora pronto, d'accordo?- Mormorò il castano. Jimin rimase in silenzio, in seguito si alzò lentamente dal materasso, dirigendosi e sdraiandosi sul letto dell'altro. Taehyung lo guardò con fare interrogativo e la fredda mano del moro si posò sulla sua guancia. -Va bene TaeTae. Quando sarai pronto a farlo, io ci sarò.- Il ragazzo annuì, incapace di proferire parola. Erano molto vicini, i loro corpi si sfioravano ed i loro sguardi si erano intrecciati. Il dolce respiro di Jimin si fondeva con quello dell'altro, la sua minuta mano era ancora poggiata sulla guancia di Taehyung. -Grazie, Jimin.- Sussurrò il castano. Il suo desiderio di sfiorare quelle labbra rosse come una rosa scarlatta era così intenso che temette d'impazzire. Sapeva con certezza che se le avesse assaporate, avrebbero avuto un gusto dolce e delicato. Si avvicinò, lentamente, con il timore di un suo rifiuto ma il corvino rimase completamente immobile mentre lo osservava avanzare fino a posare le labbra sulle sue. Fu un contatto leggero, fugace. I loro cuori batterono all'impazzata e i due ragazzi credettero che sarebbero scoppiati. Taehyung si discostò leggermente, gli occhi chiusi, le guance che andavano in fiamme. Jimin non disse nulla, posò il capo sul petto del ragazzo e quest'ultimo lo circondò con le sue braccia.

Forse avevano ancora speranza.

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