Il mattino seguente Jimin aprì gli occhi, confuso e dolorante. Si guardò intorno. Quella non era la cella dell'ospedale psichiatrico, né la sua stanza. Si mise seduto ma un tremendo mal di testa lo colpì, facendolo cadere sul letto. In quella camera, tutto era di un colore tenue, pallido. Sul comodino vi era una fotografia. Jimin la afferrò con mani tremanti e spalancò gli occhi. L'immagine raffigurava lui ed Hoseok stretti in un caldo abbraccio. Jimin ricordava quel giorno. Era il compleanno del maggiore ed il ragazzo gli aveva preparato una sorpresa. Ricordò che Hoseok si mise a piangere dalla gioia. Quindi era in casa di Hoseok. Rimise la foto al suo posto e si alzò, tentando di ignorare il pulsante dolore al capo. Solo in quel momento si accorse che stava indossando uno dei pigiami del rossiccio. Possedeva il suo profumo. D'improvviso sentì un gran baccano e si decise a vedere cosa stesse succedendo. Si diresse verso la fonte del rumore e si ritrovò in cucina, delle pentole sparse sul pavimento e un Hoseok che si lamentava mentre osservava sconsolato la colazione oramai rovinata.
-Hoseok- La voce roca e profonda del corvino lo fece sobbalzare. Lo guardò sorpreso. -Jimin! Sei sveglio.- Esclamò. -Già.- Rispose l'altro. Gli occhi del maggiore s'incupirono alla vista del suo Jimin. Sembrava fosse reduce da una tempesta e in un certo senso era vero. Si avvicinò lentamente, alzò una mano per sistemargli la chioma arruffata ma l'altro si discostò immediatamente, lo sguardo basso. -Mi dispiace.- Sussurrò Hoseok. -Non dispiace a nessuno, hyung.- Gli occhi del ragazzo dai capelli rossi si riempirono di lacrime. -Per favore Jimin, non fare così. Voglio aiutarti.- Una risata amara lasciò le labbra carnose del corvino. -Come puoi aiutarmi? Sei stato proprio tu la mia rovina ed ora Taehyung ha inferto il colpo fatale.-
-Jimin io so che non potrò mai rimediare a ciò che ti ho causato ma permettimi di provarci. Ricominceremo una nuova vita, insieme. E questa volta ti renderò davvero felice.- Hoseok si era avvicinato al ragazzo ed aveva afferrato le sue piccole mani con le proprie, uno sguardo speranzoso dipinto in volto. -Va bene.- Sussurrò il corvino.
-Yoongi, ti ho portato la colazione.- La signora Park bussò alla camera del ragazzo ma nessuna risposta arrivò. Sospirò e posò il vassoio a terra, nella speranza che quando sarebbe tornata, lo avrebbe trovato vuoto. Scese al piano di sotto e subito incontrò gli occhi rossi e gonfi di Jungkook. Scosse piano la testa ed il giovane tornò a fissare la tazza di caffè che custodiva tra le mani. Il signor Min era impegnato al telefono in una fitta conversazione con il dottor Wang. Avevano da poco ricevuto la notizia che Jimin stava bene. Hoseok lo aveva ospitato in casa sua. Al momento non voleva vedere nessuno, per cui la sua famiglia si limitava ad attendere che le acque si calmassero. Inoltre dovevano occuparsi di Yoongi. Da quella notte ormai non usciva più dalla sua stanza, mangiava a malapena, non permetteva nemmeno a Jungkook di andarlo a trovare. Dal canto suo Taehyung era stato invitato a trascorrere alcuni giorni in casa Min, in quanto non aveva altro posto in cui stare. Non riusciva a credere che i genitori di Jimin lo avessero accolto a braccia aperte. Dopo quello che aveva commesso, avrebbero dovuto detestarlo. Invece quando si era presentato dinanzi la loro porta con Jungkook, bagnati e infreddoliti, la signora Park lo aveva stretto tra le sue esili braccia, accarezzandogli dolcemente i capelli e sussurrando dolci parole di conforto. Il ragazzo era scoppiato a piangere. Desiderava che tutto quello non fosse mai accaduto, che Jimin si trovasse ancora con lui, il capo posato sul suo petto mentre dormivano nella loro cella. Ogni cosa sarebbe stata migliore della sua lontananza. Persino trascorrere il resto della sua vita in quell'ospedale, se al suo fianco avrebbe avuto Jimin.
Jungkook bussò malamente alla porta della stanza del suo fidanzato. -Yoongi, fammi entrare, dannazione! Non puoi tagliare la tua famiglia fuori, non puoi escludere me! Sono il tuo ragazzo e ti amo. Non è stata colpa tua, nessuno è colpevole, nemmeno Taehyung. Riusciremo a risolvere anche questo, insieme, d'accordo?- Avvertì dei passi leggeri e subito dopo lo scatto della serratura. Aprì la porta e uno Yoongi dalla chioma disordinata, profonde occhiaie che incorniciavano i suoi occhi, il viso pallido, si presentò dinanzi il suo sguardo. Gli occhi del minore si riempirono di lacrime alla vista della persona che amava in quello stato. -Oh amore mio.- Sussurrò, correndo da lui e stringendolo tra le sue forti braccia. Il ragazzo dai capelli color menta lo strinse a sua volta. Si aggrappò a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza. -Avrei dovuto stargli accanto, ascoltare le sue paure, le sue insicurezze. Avrei dovuto compiere il mio dovere da fratello maggiore.- Calde lacrime sgorgarono dagli occhi del giovane. Jungkook gli accarezzava delicatamente i capelli, nella speranza di rassicurarlo un poco. -Jimin starà bene. Riuscirà a guarire ancora una volta il suo cuore spezzato.- Gli mormorò all'orecchio. -Ho paura che ormai il suo cuore sia ridotto a brandelli.-
La signora Park osservava dalla finestra il ragazzo dai capelli castani, seduto sul dondolo sotto il portico della loro casa. -Il dottor Wang mi ha riferito che se non fosse stato per quel ragazzo, nostro figlio non sarebbe mai stato in grado di uscire dal suo stato di depressione.- Suo marito l'aveva raggiunta e anche lui osservava Taehyung, lo sguardo chino sulle sue mani. -Sin dal primo momento che l'ho conosciuto, sapevo già che avrebbe fatto sentire meglio il mio bambino. Nonostante conoscessi la sua famiglia, ero sicura che Taehyung non fosse affatto come suo padre. È così buono e dolce. Jimin ha solo bisogno di tempo. Non avrebbero dovuto mentirgli, non nelle condizioni in cui era, ma lo hanno fatto per il suo bene. Era l'unico modo per guarirlo e ci sono riusciti.- Il signor Min le posò una mano sulla spalla. -Ma ora siamo di nuovo al punto di partenza. - Mormorò l'uomo. -Forse no. Nostro figlio tiene davvero a quel giovane. Mi ricordano così tanto me e Doyun quando eravamo giovani. Il nostro non fu un amore a prima vista. Io lo detestavo perché aveva sempre quel sorriso stampato sul volto, non importava se stesse piovendo o ci fosse il sole, se fosse primavera o inverno. Lui sorrideva. Fu di quel sorriso che alla fine m'innamorai. Mi diede speranza.- La donna non si accorse delle copiose lacrime che scivolarono dai suoi occhi, finché suo marito non le asciugò dalle sue guance, depositando un piccolo bacio sulla sua fronte. -Allora il loro amore non perirà.-
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𝐿𝑜𝓋𝑒 𝒴𝑜𝓊𝓇𝓈𝑒𝓁𝒻 ☾𝒱𝓂𝒾𝓃
Fanfiction❝I lied because there's no reason to love someone like me❞